“Questo luogo è speciale. Stringiamoci qui tutti insieme, ‘anema e core'”.
Al Bataclan, due anni dopo la strage jihadista in cui morirono 90 persone ad un concerto, Francesco De Gregori emoziona e commuove con le sue parole, la sua poesia e la sua musica sussurrate. E nel bis, con la moglie Chicca sul palco a cantare con lui “Anema e core”, nel teatro della strage in tanti piangono.
Una data come le altre del tour partito da Nonantola (Modena), che sta portando il “Principe” in Europa e nel mondo, la tappa di Parigi era particolarmente attesa. De Gregori e la band – con una prima metà spettacolo fatta di pezzi meno noti e un finale tutto di ‘hit’ – salgono quasi in punta di piedi sul palco dove la sera del 13 dicembre 2015 (anche allora un venerdì).
Tutto il pubblico, italiani a Parigi, italiani in vacanza, italiani di passaggio, va con il pensiero a quella giornata incancellabile, a quella notte in cui tre terroristi armati di fucile automatico e pieni di esplosivo nei loro giubbotti, violarono il Bataclan.
Prima di essere distrutto dall’inferno di fuoco, era un teatro da 1.500 persone, adesso è stato ricostruito – riaperto un anno fa – e la capienza è aumentata di 200 posti. Qui morirono in 90 ascoltando il gruppo rock californiano Eagles of Death Metal, qui morì la giovane veneziana Valeria Solesin.
Si comincia con “Numeri da scaricare” e “Gambadilegno a Parigi”, De Gregori parla, spiega le canzoni. Con “Sempre e per sempre” si prende quota, poi arrivano “Caterina”, “Titanic” e “La leva calcistica del ’68” e il concerto diventa una festa. A “La donna cannone” il Bataclan – gremito – si alza in piedi per applaudire il Principe accompagnato al piano dal solo Carlo Gaudiello, mentre il resto della band, Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Paolo Giovenchi (chitarre) e Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino) si è allontanato.
Buonanotte Fiorellino e Viva l’Italia, il pubblico – nelle prime file il direttore dell’Istituto di cultura italiano a Parigi, Fabio Gambaro – comincia a cantare e a De Gregori, senza cappello e senza barba, magrissimo con un look alla Steve Jobs, mostra di gradire. Poi il finale, due bis fra cui l’immortale “Alice”, quindi il duetto “con la mia sposa”. In coppia, voce e controcanto, intonano la più dolce delle canzoni napoletane, che invita a stringersi, anima e cuore. E la dedica, fra applausi e lacrime, “a questo luogo speciale”.