È toccato a 7 Sconosciuti a El Royale aprire le danze alla Festa del Cinema di Roma 2018, tredicesima edizione della kermesse cinematografica più importante della Capitale. Un inizio esplosivo, con chiare tinte pulp e riferimenti tarantiniani dichiarati ad alta voce dallo stesso regista, Drew Goddard.
Un cast eccezionale, in particolar modo per quanto riguarda il grande Jeff Bridges, musiche belle e protagoniste a loro volta. 7 sconosciuti, 7 storie che s’intrecciano, in una visione dichiaratamente metacinematografica, violenta e spiazzante.
Da dove parte la storia di 7 Sconosciuti a El Royale
Siamo nel 1969, El Royale è un hotel molto particolare che si erge a cavallo di due stati: la California e il Nevada. La linea di confine, ben segnata ed evidente sul pavimento della hall, divide in due la struttura che si sviluppa con stili e regolamenti diversi a seconda dello stato che la ospita.
In questo posto, tanto strano quanto particolare, si incontrano quattro diversi ospiti: una ragazza di colore che sogna di diventare una cantante famosa (Cynthia Erivo), un prete con problemi di memoria (Jeff Bridges), un rappresentante di aspirapolvere (Jon Hamm) e una ragazza dai modi sbrigativi e spregiudicati (Dakota Johnson).
Sin da subito è evidente che tutti loro hanno qualcosa da nascondere, un segreto, una celata identità che verrà man mano spiegata nel film.
Eppure i primi quattro personaggi non sono gli unici. Per rispettare il titolo del film altri tre si aggiungeranno all’allegra compagnia. Primo fra tutti il giovane e misterioso custode dell’hotel (Lewiss Pullman), poi la ribelle Rosie (Cailee Spaeny) e il carismatico e folle manipolatore di menti Billy Lee (Chris Hemsworth).
La storia ci viene raccontata per capitoli, che ci mostrano il vero volto di ognuno dei personaggi e poi va avanti in modo corale, coinvolgendo tutti in una folle notte in cui ne succederanno di tutti i colori. La storia è a tratti cruda, e la violenza improvvisa e folle.
Uno sguardo più profondo sulla storia…
Il film 7 Sconosciuti a El Royal di Goddard ha però anche una lettura più profonda, che scava sotto la superficie della semplice trama.
Prima di tutto, il film di Goddard è cinema che parla di se stesso. Sin dalle prime inquadrature è chiaro lo sguardo meta-cinematografico, sensazione che viene più che confermata nel corso della storia. Ogni personaggio, ogni storia, è un film che s’incrocia con altri film; è il piacere voyeuristico dell’essere spettatore, anche e soprattutto della violenza e dell’intimità.
Altro simbolo importante è la linea di confine, caratteristica peculiare dell’El Royale e chiave di lettura per tutto il film. La storia, infatti, vuole raccontare il passaggio generazionale tra gli anni ’60 e i ’70, cosa sottolineata sia dalle scelte musicali, sia dai continui riferimenti ad avvenimenti storici e personaggi politici che hanno segnato un’epoca. Anche nella parte finale quella linea di confine si fa portatrice di un messaggio, di morte e rinascita, dell’inizio di una nuova età.
Richiami a Tarantino e ai fratelli Coen
Sin dai primi fotogrammi è chiaro il forte richiamo al cinema tarantiniano, riconosciuto dallo stesso regista, Drew Goddard:
L’influenza di Tarantino su di me è enorme, perché è stato un rivoluzionario, e considero i Coen tra i più grandi cineasti della storia del cinema per il loro coraggio.
Peccato però per la parte finale del film, che perde un po’ il ritmo dell’inizio e ci lascia con una chiusura soddisfacente, ma piatta. Forse a mancare è proprio l’intuizione finale, quel tocco giusto che fa di un film bello, un film perfetto.
Tirando le somme, 7 Sconosciuti a El Royale è un film ben fatto, con una storia interessante, piacevole da vedere e pieno di momenti di tensione. Un calo si sente solo nella parte finale, colpa anche del fatto che in diversi punti si perde di vista il genere, e si passa (non si sa quanto volontariamente) dallo sguardo ironico a quello esageratamente drammatico.
Un ottimo inizio per la tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
Il film 7 Sconosciuti a El Royale, da poco uscito negli Stati Uniti, sarà nei cinema italiani dal 25 ottobre.
La Recensione
7 Sconosciuti a El Royale
Una storia noir intrigante e cruda dove una linea di confine racconta simbolicamente, e non solo, un passaggio generazionale ed epocale attraverso le storie incrociate di 7 personaggi. Un cast formidabile e uno spunto subito interessante, che cattura l'attenzione e la mantiene alta per buona parte del film. La tensione, purtroppo, si stempera proprio dove non dovrebbe, colpa di una perdita di ritmo sulla parte finale del film. 7 Sconosciuti a El Royale piace anche per la chiara ispirazione tarantiniana, ma di Tarantino manca la genialità, forse proprio nell'ultimo atto e nel finale.
PRO
- Cast
- Musiche
- Inizio esplosivo
CONTRO
- Ritmo, soprattutto nell'ultima parte del film
- Finale poco incisivo