Si la parola peccato sa un po’ di indizio. E se ti dicessimo Inferno?
Praticamente i Nirvana sono stati accusati di aver utilizzato un’illustrazione di CW Scott-Giles da una traduzione inglese del 1949 dell’Inferno di Dante.
La causa, ottenuta da Rolling Stone, è stata presentata da Jocelyn Susan Bundy, la nipote di Scott-Giles, che è descritta nella causa come “unica parente sopravvissuta e unico successore del diritto d’autore sulle opere create dal defunto nonno.” Insieme ai Nirvana LLC, la causa nomina come imputati anche Live Nation Merchandise, Merch Traffic e Silva Artist Management.
Scott-Giles ha disegnato questo pezzo e altri nove per la traduzione di Dorothy L. Sayers della Divina Commedia di Dante, che è stata pubblicata per la prima volta nel Regno Unito nel 1949. Lo scorso gennaio, sostiene la causa, Bundy ha scoperto che i Nirvana avevano usato un’immagine descritta come “Praticamente identica” all’illustrazione di Scott-Giles sui loro dischi in vinile, vestiti, portachiavi, tazze e merchandising vario… che è stato venduto negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
L’accusa afferma che la merce brandizzata Nirvana ha utilizzato questa illustrazione fin dal 1989. Inoltre, ha accusato i Nirvana e altre parti che agiscono per suo conto di rilasciare regolarmente “false affermazioni di proprietà” sull’illustrazione; la causa include tre foto in cui gli avvisi di copyright accreditati ai Nirvana sono posti sotto l’illustrazione e sono datati 1992, 1996 e 2003.
La causa sostiene anche che i Nirvana abbiano affermato che Kurt Cobain abbia creato l’illustrazione, o che sia di dominio pubblico negli Stati Uniti, e quindi utilizzabile senza ottenere un’autorizzazione adeguata o pagare una tassa di licenza. Bundy definisce queste accuse “false”, sostenendo che l’illustrazione di Scott-Giles è ancora protetta dalla legge sul copyright nel Regno Unito e non è di pubblico dominio. Il che significa che non dovrebbe essere utilizzata nemmeno negli Stati Uniti.
Afferma inoltre che i Nirvana e gli altri imputati non avevano motivo di credere che l’illustrazione sarebbe stata di dominio pubblico negli altri paesi del mondo in cui hanno venduto la merce.
I Nirvana e gli altri imputati sono stati accusati anche di ignorare una richiesta di cessazione e desistenza e hanno riferito che continueranno a vendere questi prodotti “per almeno un altro anno senza consenso o compensazione”. Successivamente è stato affermato che la band ha distribuito le cosiddette “Nirvana Style Guides” a fornitori e produttori di merchandising dei Nirvana di terze parti che “contengono copie digitali dell’Illustrazione con avvisi di copyright similmente falsi”.
Bundy chiede che la produzione e la distribuzione di qualsiasi merce venga interrotta e che gli imputati forniscano una contabilità dei “profitti attribuibili alla loro condotta illecita”. La causa chiede il risarcimento dei danni, comprese le eventuali perdite subite dalla presunta violazione, per un importo da provare in sede di processo, nonché tutti i profitti realizzati “a seguito della loro condotta illecita”.
Diciamo che non si tratta di una buona notizia per i Nirvana, considerando che utilizzavano l’illustrazione già nel 1989. Sono parecchi soldini per la signora Bundy.