Infestata dagli zombi, la città di Las Vegas è stata abbandonata dai vivi. L’ex mercenario Scott Ward (Dave Bautista) viene assunto da un magnate giapponese per riunire un team di specialisti ed irrompere nel caveau di un casinò ormai abbandonato. Ma i non morti sono più organizzati di quanto avrebbero potuto aspettarsi.
Gli zombi in Army of The Dead sono mutati, così come Zack Snyder. Nel 2004, il suo debutto elegante ed energico – un remake di L’alba dei morti viventi di George A. Romero – annunciava l’arrivo di una voce singolare e di successo nel coro degli zombie. Dopo aver trascorso così tanto tempo nella lunatica e sbiadita super-soap opera del DC Extended Universe, è bello vedere Snyder riaccendere il suo primo amore con questo gioco di mash-up di genere.
La prima esplosione arriva solo dopo tre minuti, e da lì è una cascata di sangue gratuito e corpi sfracellati. La sequenza di apertura – pochi realizzano sequenze di apertura con la stessa abilità, o lentezza, di Snyder – stabilisce efficacemente la premessa, in cui un’epidemia di zombi avvolge la città di Las Vegas, con tutti i suoi vizi e capricci (spogliarelliste, Imitatori di Elvis, una tigre bianca). Questi zombie sono ovviamente condannati a caccia di cervelli per sempre.
Dopo la frenetica sequenza di apertura, c’è un rallentamento generale mentre il film si precipita a presentare il suo gigantesco cast.
Army Of The Dead funziona quando Snyder si appoggia al divertimento e si concede momenti di pura stupidità. Il film non funziona invece, quando vira su un territorio più emotivo come l’arco piuttosto banale del senso di colpa di Scott per la figlia, interpretata abilmente da Ella Purnell.
Non c’è abbastanza tempo per affezionarsi a tutti i membri del cast, anche perché nei film horror, i più deboli muoiono alla svelta e non vantano un arco narrativo adeguato. Tra i protagonisti, il più audace e rappresentativo è Dave Bautista e, insieme a Raúl Castillo e Omari Hardwick, aiuta il film ad alzare i livelli di testosterone. Complimenti anche a Tig Notaro, che se la cava piuttosto bene come pilota di elicotteri. Un paio di conversazioni tra i personaggi ti fanno capire che Snyder si sta divertendo con il genere action, inclusa una scena che rasenta il surreale. Omaggia però così tanti film che non ti rendi conto se lo fa perché c’è una logica dietro o per mancanza di ispirazione.
Liberato dalle catene dei supereroi, Army of The Dead vanta i migliori (e peggiori) tratti di Zack Snyder in tutta la loro forza… il film è divertente ma troppo, troppo lungo.
La Recensione
Army Of The Dead
Army Of The Dead non è tanto il seguito di un singolo film quanto un riassunto approfondito di una vasta gamma di elementi distintivi degli action zombie realizzati nel corso dei diversi decenni e che hanno contribuito alla crescita del cult dei non morti come parte integrante della cultura popolare europea. L'inizio di Army Of The Dead è abbastanza lento e in netto contrasto con ciò che ci aspetta qualche minuto dopo. Oltre a fondere i cliché dei film di zombi con i thriller sulle rapine, Snyder getta nella mischia un rapporto drammatico tra padre-figlia che però non funziona e tocca - seppur per pochi secondi - anche la possibilità del ritorno di una vecchia storia d'amore non corrisposta. Quando Army Of The Dead vira su queste storie emotive perde un po' di interesse... mentre quando Snyder riesce a far scatenare il suo cast c'è da divertirsi... e parecchio. Per concludere... con il suo ritmo non particolarmente stabile e una colonna sonora poco energica (anche se "Zombie" dei Cranberries sta bene ovunque), Army of the Dead è un film non propriamente graziato ma stranamente ipnotizzante. Se ami vedere teste di zombie volare da un punto all'altro dello schermo, non perderlo.
PRO
- Frenetico al punto giusto
CONTRO
- Troppo lungo
- Alcune sottotrame sono inutili