Un altro giro, il film di Thomas Vinterberg, ha vinto il premio Oscar nel 2021 come miglior film straniero, col titolo originale di “Another Round”, e racconta la storia di quattro professori alle prese con un esperimento sociale che influenzerà le loro vite fino a stravolgerle e riaccenderle.
La trama
Prendi quattro professori di un liceo ed una bizzarra teoria di un filosofo norvegese: ovvero, l’idea che tutti noi saremmo dovuti venire al mondo con una piccola quantità di alcool all’interno nel sangue e che, perciò, non sarebbe male provare a mantenere costante il livello alcolico di 0,5% per vivere le giornate più serenamente ed essere più sciolti nei comportamenti.
Ed è così che il protagonista Martin, interpretato da Mads Mikkelsen, e i suoi amici decidono di avviare questo esperimento a loro dire “sociale”, prefiggendosi altresì l’idea di annotare su un taccuino i cambiamenti fisici e morali nel corso del tempo.
Ma quali sono le motivazioni che li portano a volersi mettere in gioco diventando essi stessi cavie volontarie?
Martin è un uomo spossato, esegue le sue lezioni senza entusiasmo, con completo disinteresse nel richiamare l’attenzione dei suoi alunni. Il rapporto con la moglie è divenuto piatto e scontato, e quello con i figli ordinario. Ma nel suo animo conserva la voglia di riscatto, di vivere diversamente o più semplicemente, la voglia di ritornare a vivere.
E lo stesso vale per i suoi amici Nicolaj (Magnus Millang), Tommy (Thomas Bo Larsen) e Peter (Lars Ranthe), chi alle prese con un matrimonio difficile e chi, invece, con l’estrema solitudine e il rammarico di non aver messo al mondo dei figli da accudire e veder crescere. Tutti loro sono accumunati da una sorta di apatia che ha reso grigie le loro vite.
Ed è così che l’esperimento dimostra la sua fondatezza: con l’assunzione di 0,5% di alcool le loro vite vanno a meraviglia, i rapporti con le mogli, per chi le ha, si rianimano, le dinamiche con gli studenti si accendono. Questa assunzione controllata fa emergere sicurezza, e un entusiasmo ormai assopito, tutto legato dall’eccitamento del segreto.
Ben presto però, come prevedibile, le cose iniziano a scappare di mano a tutti: lo 0,5% non sarà più sufficiente, e l’incremento progressivo conduce ad una via difficile da percorrere che è quella della dipendenza.
Il finale sarà in parte tragico, e in parte liberatorio.
Perché vederlo
Thomas Vinterberg riesce a rendere un duplice aspetto in questo film: denuncia il problema nordico dell’alcolismo ma, al tempo stesso, non discrimina ed anzi esalta dei personaggi storici, notoriamente con problemi di abuso di alcool, ma che grazie ad esso hanno potuto liberare il loro animo.
Questo concetto è reso in modo chiarissimo quando Martin descrive ai suoi alunni le abitudini di vita di Theodore Roosevelt, Winston Churchill, e Adolf Hitler, omettendone i nomi, e chiedendo loro per chi voterebbero:
“Si tengono le elezioni per tre candidati, dimmi per chi voteresti. Numero uno: ha una paralisi parziale, soffre di ipertensione, è anemico e affetto da gravi patologie. Mente se è utile ai suoi scopi e consulta gli astrologi per le sue decisioni politiche. Tradisce la moglie, fuma come un turco e beve troppi martini. Prossimo, numero due: è piuttosto in sovrappeso, e ha già perso tre elezioni, ha avuto una forte depressione e ha subito due attacchi di cuore, lavorare con lui è impossibile, fuma un sigaro dietro l’altra e ogni sera prima di andare a letto beve una quantità incredibile di champagne, cognac, porto, whisky e poi ci aggiunge pure due sonniferi. L’ultimo, il numero tre: è un eroe di guerra pluridecorato, tratta le donne con rispetto, ama gli animali, non ha mai fumato e solo in rare occasioni beve al massimo una birra. Allora, per chi voteresti?”
Ovviamente la scelta di tutti ricade su Hitler. Con questo metodo Martin ritrova l’efficacia di insegnare ai suoi alunni non solo conoscenze, ma competenze, mostrando loro che spesso il mondo non è sempre come noi ci aspettiamo che sia, e che è sempre meglio ritardare il giudizio, anziché affrettarsi in esso commettendo errori colossali.
Ma alla fine il cerchio viene chiuso, palesando come la gioia di vivere che è repressa dentro di noi per pigrizia, sfortuna, o qualsiasi causa, merita di essere liberata.
La scena finale, con un ballo altrettanto liberatorio, si svolge sulle note di “What a life”, il cui ritornello è un inno alla vita e all’inseguimento di un arcobaleno che vale la pena cercare, proprio perché vale la pena vivere.
Un film sensazionale, crudo e molto realistico, mai scontato e assolutamente imperdibile.
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La Recensione
Un altro giro
Un altro giro è la storia di quattro professori, la cui vita è triste e noiosa, che decidono di provare su loro stessi un esperimento: mantenere un livello costante di alcool per rendersi più aperti e predisposti ai rapporti.
PRO
- La trama è originale, tutti gli attori interpretano bene i personaggi, la colonna sonora è azzeccatissima.
CONTRO
- Il tema del suicidio è trattato solo marginalmente.