La sceneggiatore-regista Potsy Ponciroli ha creato un film western drammatico in cui senso di colpa e redenzione vanno per la maggiore.
Prima di leggere la recensione, ti ricordo che Il film “Old Henry” è stato presentato al Festival del cinema di Venezia.
Mettiamo anche un po’ di Italia ogni tanto.
Il western è un genere cinematografico che nel corso dei decenni ha esercitato un’attrazione irresistibile sui registi interessati all’azione e all’avventura.
Ma è anche un genere particolarmente adatto quando devi raccontare/coprire avvenimenti del passato. Un esempio è Sentieri selvaggi di John Ford.
Il western non è morto mi viene da dire.
Decenni dopo il loro apice, i western possono ancora avere un forte impatto sull’industria cinematografica.
Il regista Potsy Ponciroli lo sa e sfrutta al meglio questi componenti [passato oscuro e redenzione] per il suo “Old Henry”.
Il film sembra una sorta di “Gli Spietati” anche se con una svolta nel terzo atto assolutamente deliziosa.
È una meditazione oscura, dolorosa e potente sull’invecchiamento, il senso di colpa, i segreti sepolti e la redenzione – e come il capolavoro di Eastwood, ti fa tifare per la violenza gratuita pur sapendo benissimo che non dovresti farlo. E fa pieno uso della ricca mitologia del Vecchio West, utilizzando leggende conosciute ai più, con la furba consapevolezza di quanto possano essere ancora indelebili nella nostra mente.
Il protagonista è il grande Tim Blake Nelson, che ha interpretato il cowboy divertente ma letale nella meravigliosa antologia dei fratelli Coen “La ballata di Buster Scruggs” non molto tempo fa. Ha anche il ruolo di protagonista in “Old Henry”, ma questa volta non canticchia a cavallo; Henry è stanco e sfinito, è un agricoltore che vive con suo figlio adolescente nel territorio dell’Oklahoma nel 1906 e le sue giornate sono composte da duro lavoro come agricoltore e allevatore. Non vuole altro se non un po’ di pace.
“Può essere difficile capire un uomo se ha intenzione di dirti il contrario”, dice Henry di Nelson attraverso una voce fuori campo all’inizio del film, ed è chiaro che Henry stesso potrebbe non dire la verità quando recita la parte del mite contadino. Suo figlio adolescente, Wyatt (Gavin Lewis) è disgustato da un padre che non gli permette di sparare e visitare il mondo. Ma la potenziale avventura (e potenziale pericolo) arriva sotto forma di un cavallo senza cavaliere che conduce Henry a un uomo vicino alla morte e una borsa piena di soldi.
Quando un trio di uomini di legge (lo sono?) si presenta alla ricerca dell’uomo ferito, Henry li manda via e Wyatt è eccitato di conoscere il passato di suo padre.
Si, non risulta difficile capire dove ti sta portando il film…
Ci sarà una resa dei conti.
La gente morirà ed Henry ci farà vedere che è qualcosa in più di un semplice contadino.
Ma la sceneggiatura di Ponciroli ti da le rivelazioni nel momento giusto anche perché Henry non ha fretta di condividerle con suo figlio.
Henry riesce a malapena a sopportare il peso di chi era una volta, ma sa che è in grado di essere di nuovo quella persona, e sa che potrebbe non avere altra scelta.
C’è una svolta verso la fine che è sia sorprendente che completamente soddisfacente.
Questa svolta spinge “Old Henry” verso un climax che riesce a essere allo stesso tempo eccitante, triste e giusto.
Se hai visto il film o intendi guardalo, scrivi un commento per darmi il tuo parere.
La Recensione
Old Henry
"Old Henry" è un western intimo e silenziosamente commovente anche se si svolge in gran parte al chiuso piuttosto che negli ampi spazi. A volte vorresti che fosse più espansivo, ma la verità è che non hai davvero bisogno di più azione di quella che puoi trovare negli occhi di Tim Blake Nelson. In effetti, oltre ad essere un film divertente per i fan del genere, Old Henry vanta anche una fotografia di prim'ordine, dei bravi attori e una sceneggiatura semplice ma avvincente. La postura di Tim Blake Nelson, i movimenti del corpo, il viso consumato e gli occhi si adattano perfettamente al personaggio e alla rivelazione finale.
PRO
- Grande performance di Tim Blake Nelson
CONTRO
- Potrebbe non piacere a chi non è fan del genere