Il 22 giugno 1986 a Città del Messico, Diego Maradona segnò il gol più controverso della storia del calcio. Ha usato la mano per battere Peter Shilton in quell’Argentina Inghilterra della fase finale dei mondiali di calcio. Quel goal fece esultare tantissimi Argentini. Ma è stato a Napoli, dove giocava a calcio, che Diego veniva venerato. Ai napoletani – come all’adolescente Paolo Sorrentino – non importava se quel goal era stato segnato con la mano, con la testa o col naso. Maradona era fondamentalmente un Robin Hood in una città dove regnava il crimine – e non poteva deludere un popolo che lo amava e lo ama ancora.
Il tributo napoletano che ha salutato la cosiddetta ‘Mano di Dio’ – una frase coniata all’epoca da Maradona – viene ricreato verso la metà del cine-memoriale di Sorrentino, spesso sublime, a volte frustrante ma sempre evocativo e inquietante. È una sinfonia di clacson e grida di gioia in una storia che è intimamente basata sulla fanciullezza dello sceneggiatore-regista italiano vista attraverso gli occhi del fantastico Fabietto del nuovo arrivato Filippo Scotti.
Il padre di Fabietto è stato interpretato da una musa di Sorrentino, Toni Servillo, un attore che sa sempre come sfruttare ogni sequenza messa in moto dal regista. Merita un elogio anche la moglie di quest’ultimo, un’amante degli scherzi, interpretata da Teresa Saponangelo. Le scene in È stata la mano di Dio sono spesso divertenti e tristi allo stesso tempo. Quando la tragedia colpisce – desolante, commovente – il dolore che ne deriva strappa il vento dalle vele del film. Sembra frustrante dare voce a una storia così nudamente intima e onesta. Come Fellini con Amarcord, Alfonso Cuarón con Roma e Joanna Hogg con The Souvenir, Sorrentino riversa il suo cuore in questo lavoro cinematografico. Attraverso Fabietto, mostra come la sua passione per il cinema è nata.
E come Chiamami col tuo nome, È stata la mano di Dio è una rappresentazione profonda del risveglio sessuale e dell’angoscia adolescenziale. Ci dice anche che le cose a cui ci aggrappiamo lungo la strada – i film, gli eroi sportivi, la musica, i contrabbandieri di sigarette – sono una mappa permanente della nostra vita.
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La Recensione
È stata la mano di Dio
È stata la mano di Dio è davvero un bel lavoro di Sorrentino. Che dire, un bravo anche a Toni Servillo ed al resto del cast. Il film è stato girato nella bellissima Napoli ed è un quadro personale a cui il regista affida i suoi ricordi più cari con un linguaggio artistico degno di nota. Qui si ride, ci si commuove ,si ritorna nella malinconia di ricordi strazianti per poi rinascere.
PRO
- Un regista che si mette così a nudo è solo da ammirare