Inizio la recensione della 4° stagione di Cobra Kai dicendo subito una cosa.
All’inizio ho detestato la sottotrama che segue il giovane Kenny, bullizzato a scuola dal figlio di Daniel LaRusso e dagli amici di quest’ultimo. Mi sembrava una forzatura necessaria per allungare la stagione ma, negli episodi finali, ho capito che si trattava di una parte fondamentale per spiegare il tema della redenzione e senso di colpa.
Ci tenevo a definire sin da subito questo punto perché tra me ho pensato: “sono riusciti a rovinare la 4° stagione di Cobra Kai in questo modo?”.
È stato un falso allarme. 😀 A parte questo, analizziamo dall’inizio questo 4° capitolo. Ci sono molti punti da affrontare nella recensione.
Forse un evento più importante della vittoria di Daniel su Johnny nel 1984 è il fatto che i creatori di “Cobra Kai” Josh Heald, Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg siano riusciti ad offrire quattro stagioni di qualità di una serie che per alcuni potrebbe risultare sfacciatamente banale. Hanno fatto un lavoro fantastico nel rispolverare il materiale originale riunendo Ralph Macchio (Daniel LaRusso), William Zabka (Johnny Lawrence) e Martin Kove (Sensei Kreese), aggiungendo un cast giovanile che non se la cava affatto male con i pugni e con le parole.
La quarta stagione di Cobra Kai inizia all’indomani del finale ricco di azione della terza stagione, in cui un gruppo di studenti del Cobra Kai aveva fatto irruzione nella casa dei LaRusso, causando una rissa e scatenando una serie di eventi tra cui l’unione dei dojo di Johnny Lawrence e Daniel LaRusso per affrontare il Cobra Kai di Kreese. La posta in gioco non è mai stata così alta. Se il dojo Miyagi/Eagle Fang sconfiggerà i Cobra Kai, John Kreese chiuderà il suo dojo e scomparirà per sempre. Viceversa, con la vittoria dei Cobra Kai, saranno Daniel e Johnny a chiudere bottega e smettere di insegnare karate.
Kreese contatta il suo vecchio amico (e nemesi di LaRusso) Terry Silver (Thomas Ian Griffith), che ha una casa maestosa e vive una vita tranquilla tra spuntini vegani e party con omosessuali. Kreese non lo vede molto soddisfatto e lo convince a rinunciare a tutto per tornare a collaborare con lui e aiutarlo a vincere il grande torneo.
Il personaggio Terry Silver è un gradito ritorno. Emana cattiveria da tutti i pori. È una nemesi perfetta e riesce a smuovere anche il carattere di Kreese. Non ha perso la sua stoffa e, quando si sistema la coda, ti farà ripensare al modus operandi già apprezzato (non da Daniel) in Karate Kid 3.
Devo dare credito ai creatori di Kobra Kai per essere riusciti a continuare la storia in un modo diverso da quello che abbiamo visto nelle prime tre stagioni. Ci sono alcune ripetizioni, come le continue discussioni di Johnny e Daniel sul modo di combattere (difesa o attacco), ma il tutto scorre abbastanza bene.
Parlando del cast più giovane… le trame funzionano meglio rispetto alla stagione precedente ma gli attori iniziano a sembrare un po’ vecchi per interpretare dei liceali. I creatori lo sanno, motivo per cui finiscono per dare una trama importante al finora poco visto Anthony LaRusso (Griffin Santopietro) e al personaggio che ho accennato all’inizio, Kenny (Dallas Young), che si rivolge a Robby come mentore.
Cobra Kai prende gli archetipi di innumerevoli drammi adolescenziali e li filtra attraverso la struttura di un torneo di karate. Si diverte a sovvertire le aspettative ogni svolta. Praticamente nulla in questa stagione accade nel modo in cui te lo aspetteresti ed è il bello di questo 4° capitolo. Non indovinerai mai nessun vincitore del torneo, non indovinerai mai nessuna svolta della trama. Questo ti dimostra che la sceneggiatura è stata scritta correttamente, sia a livello di commedia che a livello di dramma. Tutto ciò che guardi sembra avere perfettamente senso.
Il tema che ho preferito nella 4° stagione di Cobra Kai – oltre a redenzione e senso di colpa – è quello che riguarda il confronto di due ideologie contrastanti, rappresentate da persone diverse e in circostanze diverse. La stagione 4° sembra dirci che una mentalità chiusa non fa bene alla nostra vita.
Ma, come ti dicevo anche prima, l’arma segreta della stagione è Thomas Ian Griffith nei panni di Terry Silver, un cattivo psicopatico. Un vero cattivo. Silver è più di una semplice guest star. È in parte grazie a lui che Cobra Kai riesce a creare interesse verso la 5° stagione.
Ti invitiamo a leggere le recensioni anche delle precedenti stagioni:
recensione della prima stagione di Cobra Kai;
recensione della terza stagione di Cobra Kai.
La Recensione
Cobra Kai 4° stagione
Cobra Kai non muore mai, o almeno così dice lo slogan, e nessuno sembra prendere questo detto più seriamente di Netflix. Quello che all'inizio era considerato un successo a sorpresa per una piattaforma alle prime armi - le prime due stagioni erano esclusive di YouTube Premium - è diventato una Serie TV dalle uova d'oro, motivo per cui Netflix si è intascata i diritti di distribuzione. La stagione 4 di Cobra Kai è uscita l'ultimo giorno del 2021, ma è tutt'altro che l'ultimo giorno per la serie, che chiude una nuova impressionante stagione con un finale al cardio palma, pieno di colpi di scena, in grado di tenerti col fiato sospeso per circa un anno, data in cui potrai guardare la 5° stagione.
PRO
- Cobra Kai non muore mai
- Terry Silver è un grande cattivo
- La sceneggiatura è sottovalutata
CONTRO
- I ragazzi iniziano ad invecchiare