Tra gli addetti ai lavori la battuta gira già da un po’: “A Viale Mazzini dovrebbero togliere la statua del cavallo e metterne una ad Amadeus”.
Questo perché il “Re Mida” della televisione pubblica italiana trasforma in oro tutto ciò che tocca; ultima in ordine di tempo la 72° edizione del “Festival della canzone italiana” dove lo share ha raggiunto picchi del 65%. La chiave di questo strabiliante successo? La capacità del direttore artistico di svecchiare la storica kermesse e puntare sui giovani e le nuove tendenze musicali.
Il quasi flop della prima edizione
Iniziò tutto nel 1951 presso il Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo. Il pubblico era costituito dagli avventori del casinò, che tuttavia all’inizio non apprezzarono particolarmente il Festival in quanto abituati a eventi di gala di maggior spessore. A quei tempi pochi potevano permettersi di frequentare i casinò, anche perché questi richiedevano abiti da sera e un discreto gruzzolo in tasca.
Oggi la “democratizzazione” delle sale da gioco consente a tutti di piazzare puntate dalla comodità della propria poltrona di casa, giocando ai live casinò su siti come William Hill. Qui si può partecipare a delle partite che si svolgono in diretta con dei veri croupier, senza la necessità di recarsi fuori dalla propria abitazione.
All’epoca, della prima edizione, invece, si dovettero cercare dei volontari che occupassero i tavolini in fondo alla sala (si cenava mentre i cantati si esibivano). Il Festival venne trasmesso per radio in seconda serata e parteciparono venti canzoni, presentate da soli tre interpreti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. La vincitrice fu Nilla Pizzi che trionfò con “Grazie dei fiori”.
La televisione cambia Sanremo
Nel 1955 il Festival andò in onda per la prima volta in televisione. Non tutta la manifestazione tuttavia, perché la Rai si collegò solo in seconda serata. L’evento diventò un fenomeno di cultura di massa senza precedenti perché tutti volevano ascoltare le canzoni di Sanremo e vedere i propri idoli esibirsi in TV. Al boom economico italiano seguì anche quello musicale e il mercato discografico godette di alcuni anni di splendore, con il Festival che fu trasmesso dal 1977 in poi dall’iconico teatro Ariston, sempre a Sanremo. Tra gli anni ‘80 e ‘90 Pippo Baudo diventò il mattatore assoluto del Festival arrivando a presentare ben tredici edizioni. Negli anni duemila tuttavia la kermesse musicale subisce un lento declino soprattutto in termini di ascolti. La manifestazione resta sempre appuntamento fisso nel calendario dei jet-set italiano, ma sembra perdere il favore del pubblico.
Da Baglioni in poi il ritorno delle canzoni sanremesi in classifica
Il primo ad avviare il processo di modernizzazione della kermesse fu Claudio Baglioni in qualità di direttore artistico che aprì il palco dell’Ariston alla trap, lanciando definitivamente Mahmood nell’Olimpo della musica italiana. Poi arrivò il presentatore Amadeus che completò la mutazione del Festival, trasformandolo nel punto di riferimento della musica italiana e portandolo di nuovo al centro dell’attenzione del pubblico, che sancisce dal primo momento quali sono i suoi preferiti. Tra l’altro proprio con questa ultima edizione si è assistito a qualcosa che non si vedeva da anni: nelle prime 25 posizioni della classifica degli album più venduti in Italia ci sono 20 canzoni del Festival di Sanremo.