Diretto da Paolo Genovese, “Perfetti sconosciuti” è un film italiano del 2016 che mette in luce i segreti e le bugie racchiuse in quella “scatola nera” che è il cellulare, il quale permette ogni giorno di indossare una maschera, di essere altre persone, di vivere altre vite. Una maschera che tutti i personaggi del film, ognuno a modo proprio, indossa; tutti tranne Bianca, interpretata magistralmente dall’attrice Alba Rohrwacher.
Perchè Bianca non ha segreti, non cela bugie di convenienza, non prende in giro il marito Cosimo (interpretato da Edoardo Leo) come al contrario lui fa con lei, raccontandole un sacco di frottole che raggiungono il loro apice con una dichiarazione d’amore e fedeltà che ben poco ha a che vedere con la vera realtà dei fatti.
La semplicità della donna si riflette anche nel suo stile: niente orpelli, niente accessori inutili, niente mascheroni che celano la sua vera natura; Bianca è una donna chiara, trasparente, nei modi di fare e di essere.
Un duro colpo…
Eppure, come spesso accade, è proprio Bianca, quella che viene maggiormente colpita dalla crudeltà del destino, o meglio, dalle scelte del marito, quel marito che lei ama davvero, ma in merito al quale, nel corso di una serata e di un gioco rivelatore e al contempo pericoloso, apprende un’amara verità, quella del tradimento.
Un tradimento sdoppiato però, come se uno già non fosse abbastanza, ché Cosimo di amanti ne ha due, e una di esse è pure incinta, quindi no, proprio non c’è alcun rimedio ai suoi errori.
Quando Bianca comprende ciò abbandona la sala da pranzo, abbandona il suo posto a sedere a tavola accanto al marito, e si chiude in bagno a piangere, distrutta.
Ma la disperazione dura solo un attimo; il tempo necessario per sprofondare, per toccare il fondo. Perchè una volta che si è toccato il fondo si può solo riemergere, ed è quello che Bianca intende fare.
… e una rinascita
Bianca smette di piangere, d’improvviso.
Gli altri, nell’altra stanza, non sentendo provenire più alcun suono oltre quella porta chiusa, pensano al peggio, che chissà cosa ha fatto, che magari ha commesso un atto estremo in preda al dolore.
Invece no.
Invece, quando sfondano la porta ed entrano nel bagno, la vedono davanti a uno specchio, che si trucca.
No, non lo fa per farsi vedere, ché il trucco non sempre è uno strumento di vanto e scena, per una donna. Talvolta, spesso, è una spinta per se stesse, per andare avanti, per cambiare. Per rinascere. Così è per Bianca. Lei, truccandosi, cancella i segni di dolore e sofferenza dal volto, diventa un’altra, in parte, gettandosi simbolicamente alle spalle quella donna semplice e pura che è sempre stata, e che l’ha portata a non accorgersi, a non capire, e a lasciarsi per questo prendere in giro.
E dopo che tale cambiamento è avvenuto, esce dal bagno, lancia la fede sul tavolo, e se ne va, da sola. É una donna libera, ormai.
Bianca di nome e di fatto
Ma come il trucco è un mutamento labile e passeggero, che viene eliminato da un po’ di acqua e sapone riportando alla vera natura fisica della persona, così la storia di Bianca repentinamente cambia, e si ritorna alla realtà, una realtà in cui il gioco dello scambio dei telefoni non è stato fatto, e in cui gli orrendi segreti di Cosimo ci sono, ma non sono venuti a galla.
Una realtà in cui Bianca, inconsapevole di tutto, è ancora una donna felice del suo matrimonio, innamorata del marito e dell’idea dell’amore, forse un po’ ingenua, di sicuro chiara, trasparente, semplice e pura. Proprio come indica il suo nome.