10 Gennaio 1945, seconda guerra mondiale. Bois Jaques, foresta delle Ardenne, Belgio.
La situazione può essere egregiamente riassunta con sei parole esplicative: tanto freddo, tanta neve, tanti tedeschi.
La compagnia Easy, secondo battaglione del 506° Reggimento di fanteria paracadutista della 101° divisione aviotrasportata americana, è ormai allo stremo, stravolta dal gelido inverno e dalla costante, velenosa paura: i soldati nemici del resto sono ovunque, nascosti tra gli alberi, protetti dal buio, sempre pronti ad attaccare quando meno ce lo si aspetta. Così succede: iniziano a bombardare d’improvviso, e mamma mia, sembra la notte di San Silvestro, con tutte quelle luci che si accendono e si spengono a ripetizione, e quegli scoppi assordanti che fanno inevitabilmente dubitare della propria capacità di poter udire qualcosa di diverso, in futuro.
I discorsi dei soldati americani vengono interrotti di colpo. Niente più risate sforzate, niente più preghiere sottovoce, niente più melanconici ricordi di una vita passata. Adesso tutto ciò che esce dalla loro bocca è il rantolo di uomini terrorizzati che si affannano a trovare la propria buca, che poi non è altro che un piccolo scavo nella neve, ma che comunque è in grado di offrire una seppur misera protezione da tutto quell’inferno esplosivo.
Poco tempo prima i soldati Bill Guarnere e Joe Toye hanno perso entrambi la gamba destra, per colpa delle schegge di una di quelle granate piombata dal cielo, ed è vero che ora sono da qualche parte al caldo e al sicuro, accuditi da qualche dolce infermiera, ma nessuno dei presenti li invidia, né tantomeno spera di imitarli.
Bum bum bum.
Le bombe piovono giù, invisibili e letali. Tutti hanno trovato la loro buca, nella quale cercano di farsi piccoli piccoli. No, non tutti. Non George Luz.
Che iella, eh? E pensare che proprio lui è considerato praticamente da chiunque il “baciato dalla fortuna” del gruppo. George, simpatico, divertente, bravissimo imitatore. 24 anni e nessuna ferita riportata sul proprio corpo sin dall’inizio della guerra. Non un graffio, non una sbucciatura. Neanche un minimo livido. Nulla di nulla. Perfetta salute, ancor più perfetta fortuna.
Ma Luz adesso trema come tutti gli altri, perché è circondato da quegli scoppi assordanti su ogni lato, i quali sovrastano le grida dei suoi compagni che lo incitano a muoversi, a trovare al più presto un riparo, che lì è troppo esposto.
Con quel minimo di lucidità che gli resta, Luz si guarda intorno: eccola lì, una buca. O meglio, la sua, buca, quella che condivide con due dei suoi più cari amici, Warren “Skip” Muck e Alex Penkala. Aggrappandosi ancora un po’ a quella fortuna che da sempre lo ha accompagnato, Luz cammina, corre, verso la salvezza. Le bombe scoppiano, lo sfiorano, ma non gli arrecano danno, non ancora. E la buca è sempre più vicina. Manca così poco ormai, giusto qualche passo.
Ma George cade.
Si inciampa, chissà su cosa; forse sui suoi stessi piedi. Alla buca mancheranno non più di due metri. Ma nel momento esatto in cui il suo corpo tocca per terra, una bomba cade insieme a lui, in perfetta sincronia. Atterra nella buca. Scoppia. Di Muck e Penkala non rimane più nulla, solo il ricordo. Non sarebbe rimasto più nulla nemmeno di George, se non fosse caduto giusto quell’attimo prima. E invece è ancora tutto intero. Certo è sconvolto, ma il suo cervello ricomincia a ragionare quando sente una mano afferrarlo e tirarlo con la forza dettata dalla paura. È Carwood Lipton, che lo porta nella sua buca, che è poco distante.
“Hanno colpito Muck e Penkala“, urla Luz tra le lacrime, per sovrastare tutto quel fracasso, ed è disperato. Ma si zittisce di colpo. Cade un’altra bomba, guarda caso proprio nella buca in cui è lui adesso insieme a Lipton.
Non esplode. La miccia si spegne. È di nuovo salvo. Lo sono entrambi.
Lipton vicino a lui trema, e gli chiede una sigaretta. George gliela porge senza parlare. Lipton non ha mai fumato, prima. E a quanto pare Luz non ha mai smesso di essere fortunato.
La notte finisce, e i bombardamenti terminano.
Una storia vera
George Luz, “eroe in una compagnia d’eroi”, è uno dei protagonisti della mini-serie tv in dieci puntate “Band of brothers – Fratelli al fronte” (prodotta da Tom Hanks e Steven Spielberg in collaborazione con l’HBO nel 2001 in qualità di adattamento del libro “Band of brothers” di Stephen Ambrose), nella quale è interpretato dall’attore statunitense Rick Gomez.
Ma George Luz non è un personaggio di fantasia: è infatti esistito realmente, come del resto tutti gli altri soldati presenti nella serie. Nato il 17 Giugno 1921 a Fall River, nel Massachusetts, era una sottoufficiale della Compagnia Easy con il ruolo di tecnico di quarto grado, proprio come mostrato nella serie.
Si arruolò il 25 Agosto 1942 a Providence, Rhode Island, e divenne ben presto il begnamino della compagnia, grazie al suo spiccato senso dell’umorismo che metteva sempre tutti di buonumore, e grazie anche alla sua innata capacità di imitare chiunque (ad esempio, una volta ingannò il comandante della Easy, Herbert Sobel, imitando perfettamente la voce di un suo superiore, il maggiore Horton, evento fedelmente riportato nelle prime puntate di “Band of brothers“).
Anche la sopracitata smisurata fortuna avuta da Luz durante la battaglia delle Ardenne è tutta realtà.
Dopo la guerra, Luz si è stabilito a Rhode Island, dove ha sposato una donna del luogo di nome Delvina, dalla quale ha avuto tre figli. Ha lavorato per anni come manutentore edile, finchè è rimasto ucciso a causa di un incidente sul lavoro, schiacciato da un pesantissimo essicatore industriale. Era il 15 Ottobre 1998, ed aveva 77 anni. Al suo funerale si presentarono più di 1500 persone, a testimonianza del suo buon cuore.
George Luz era dunque un uomo dolce, simpatico, che riusciva a far ridere i propri compagni soldati anche nei momenti più bui della loro vita militare, e che tutti ricorderanno calorosamente per quello, soprattutto… oltreché per la sua fortuna, ovvio.