Una triste giornata per il cinema italiano, quella di ieri lunedì 12 giugno 2023: all’età di 68 anni si è infatti spento per sempre il celebre attore comico Francesco Nuti, in quel della clinica Villa Verde di Roma, dove era già ricoverato da qualche tempo.
In questo articolo, ne ripercorreremo – e ricorderemo – insieme la biografia e la carriera.
Francesco Nuti: dai monologhi giovanili ai primi anni da cabarettista
Come ogni biografia che si rispetti, anche quella di Francesco Nuti non può che partire dalla sua nascita, avvenuta il 17 maggio del 1955 a Prato, da padre toscano e madre calabrese.
I primi anni del piccolo Francesco trascorrono in tranquillità, dipanandosi tra la città natale e la frazione di Narnali; durante gli anni di scuola, però, qualcosa scatta nella mente del giovane, che inizia a dedicarsi con assiduità alla scrittura di monologhi che porta poi attivamente in scena lui stesso.
Il suo nome si ritaglia così un proprio spazio, il che gli permette di prendere parte ai Giancattivi, trio di cabaret; questa rappresenta la svolta della sua carriera. Come membro dei Giancattivi, infatti, Francesco Nuti partecipa in primis a trasmissioni di successo della scena italiana dell’epoca (stiamo parlando del finire degli anni Settanta), sia televisive che radiofoniche, ma nel 1981 arriva finalmente l’esordio al cinema del trio, nel film “Ad ovest di Paperino“.
La carriera da attore e da regista
L’attività di Nuti nei Giancattivi non dura però molto: li lascia infatti solo un anno dopo l’uscita nelle sale del sopracitato titolo, per avviare una carriera da solista che lo porterà a partecipare ai film che maggiormente lo hanno reso famoso nell’immaginario collettivo: “Madonna che silenzio c’è stasera” (1982), “Son contento” (1983) e “Io, Chiara e lo Scuro” (1983); il suo ruolo d’attore protagonista in quest’ultimo titolo gli permette di aggiudicarsi il Nastro d’argento e il David di Donatello.
L’attività al di là della macchina da presa però inizia ad andar stretta a Nuti, il quale decide di cimentarsi anche nel ruolo di regista: tra i suoi lavori più celebri in questo senso possiamo ricordare “Casablanca, Casablanca” (1985), “Stregati” (1986), “Caruso Pascoski (di padre polacco)” (1988) e “Donne con le gonne” (1991).
Non solo grandi successi: sul finire degli anni Novanta e i primi anni Duemila, Nuti realizza opere che non incontrano chissà quanto i favori del pubblico, quali “Il signor Quindicipalle” (1998) e “Caruso, zero in condotta” (2001).
La passione per la musica e gli anni di depressione
Cabarettista, attore e regista, sì, ma anche compositore e cantante: nel corso della sua vita Francesco Nuti si dedica infatti pure al vasto e meraviglioso mondo della musica, dando vita tra gli altri al brano “Sarà per te“, con il quale partecipa al Festival di Sanremo nel 1988.
Prende inoltre parte ad un duetto con Mietta, nella canzone “Lasciamoci respirare“, e con Roberto Vecchioni in “Quelli belli come noi“.
Parlando di alcune sue produzioni musicali, citiamo i singoli “Madonna che silenzio c’è stasera/Puppe a pera” (1982), “Sarà per te/Santo Domingo” (1988) e l’album “Un giorno come tanti altri” (1979).
Forse in seguito al poco clamore riscontrato dai suoi ultimi lavori, Francesco Nuti cade tuttavia in un profondo stato depressivo, che lo porta a diventare alcolizzato ed a tentare di togliersi la vita; questo malessere gli impedirà di proseguire nella carriera lavorativa e lo accompagnerà per lungo tempo.
Il coma e gli ultimi anni
Nel 2006 la situazione sembra essersi risolta, e Francesco Nuti si sta preparando a ritornare in scena, ma un incidente distrugge ogni sua speranza per il futuro: il 3 di settembre di quell’anno, cade dalle scale di casa sua, sbattendo fortemente la testa, il che gli provoca un ematoma al cervello e lo fa entrare in coma.
Rimane in questo stato per più di due mesi, fino al 24 novembre successivo; pur essendosi risvegliato, però, i danni sono ancora evidenti, impedendogli di parlare e muoversi correttamente, obbligandolo a trascorrere i suoi giorni su una sedie a rotelle.
Sempre nel settembre ma dell’anno 2016, Nuti va incontro ad un’altra caduta che aggrava ulteriormente le sue già precarie condizioni di salute; in seguito a ciò, viene ricoverato in lunga degenza presso la clinica romana di Villa Verde.
Opere su Francesco Nuti e il premio alla carriera
Nella primavera del 2009 viene presentato il saggio a cura di Matteo Norcini intitolato “Francesco Nuti. La vera storia di un grande talento“, mentre nel 2010 è realizzato il documentario “Francesco Nuti… e vengo da lontano“.
Il 29 settembre del 2011 è poi pubblicato il libro “Sono un bravo ragazzo – andata, caduta e ritorno“, che costituisce una biografia dell’attore toscano realizzata dal fratello Giovanni; da tale opera viene tratto l’anno successivo lo spettacolo di teatro “Sono un bravo ragazzo“, a cura di Milo Vallone e, nel 2014, il musical “Francesco Nuti – Andata, caduta e ritorno“.
Il 7 dicembre del 2019, Francesco Nuti è insignito del Premio Internazionale Vincenzo Crocitti “Alla carriera”, il quale viene però ritirato per suo conto dalla figlia Ginevra, nata nel 1999 dall’ex compagna dell’artista, Annamaria Malipiero; entrambe le donne rimarranno sempre a fianco di Francesco Nuti, fino alla fine della sua vita, avvenuta il 12 giugno del 2023.
Le parole di Giuliana De Sio, amica e collega
Concludiamo questo articolo sulla biografia e carriera di Francesco Nuti con le parole dell’attrice Giuliana De Sio, la quale ha partecipato ad opere di Nuti quali le precedentemente nominate “Io, Chiara e lo Scuro” e “Casablanca, Casablanca“.
Secondo quanto da lei stessa detto in occasione di un’intervista rilasciata in seguito alla scomparsa dell’artista: “ricordo tutti i momenti trascorsi insieme, tutte le risate, le cene, i casini, il Festival di Sanremo che lo emozionò come se avesse vinto un Nobel, il dolore per la perdita del padre, il primo ciak da regista”.
La De Sio si mostra dunque come è normale estremamente addolorata per la perdita di quello che per lei è stato più un amico che un semplice collega lavorativo, ma afferma anche di come la dipartita di Francesco Nuti sia giunta ben prima di quel triste 12 giugno: “Lui ci aveva già lasciato tempo addietro, è caduto dentro ben prima che cadesse tecnicamente. La sua è stata un’autodistruzione che non sono mai riuscita a spiegarmi, ha avuto tutto e ha deciso di perdere tutto. La colpa è forse stata del successo; il successo è stato il detonatore.”
Del resto è così che capita: che per quanto ci convinciamo di conoscere profondamente una persona, alla fine ci sarà sempre qualcosa di lei che rimarrà soltanto suo, un meccanismo di funzionamento della mente e forse soprattutto del cuore che agli altri non è dato conoscere, pur con tutte le buone intenzioni del mondo.