Il concerto di The Weeknd a Milano è iniziato puntuale alle ore 21 con “Take my breath”: Abel è vestito di bianco e indossa una maschera. Dietro di lui una scenografia-ricostruzione di New York, con i suoi grattacieli simbolo come l’Empire State Building, il Chrysler Building e l’inconfondibile skyline della Grande Mela.
The Weeknd porta in scena uno show incredibile, curato in ogni minimo dettaglio. Un concerto con una band dal vivo, che non si limita alla mera performance dei brani, ma crea un contesto che va ben oltre ogni aspettativa. The Weeknd fa le cose in grande e si vede.
Il cantante si sposta agevolmente tra il palco principale dove, tra i grattacieli della Big Apple si nascondono (ma si sentono benissimo) i musicisti della band e un palco più piccolo, quasi al centro dell’Ippodromo, dove fa alcune canzoni.
Con lui, ventiquattro vestali, vestite di bianco, con corpo e volto coperto, perfettamente allineate con l’artista canadese e che mai “invadono” la scena. Non sono marginali, ma parte integrante dello show.
The Weeknd a Milano: il suo show
Dopo l’inizio di impatto, The Weeknd continua il suo show con “Sacrifice”, “How Do I Make You Love Me?” e “Can’t feel my face”, brano tratto dal suo secondo album, “Beauty Behind the Madness” del 2015, un successo che l’ha fatto conoscere anche in Italia.
Con “Lost in the Fire”, “Hurricane” e “The Hills”, letteralmente, sono arrivati i primi fuochi: il palco esplode di entusiasmo e fiamme, che colorano ancor di più un concerto che, canzone dopo canzone, diventa quasi un’esperienza quasi sensoriale. The Weeknd è una popstar, una delle poche degli ultimi anni, capace di plasmarsi come tale anno dopo anno, album dopo album.
Lo show prosegue con “Creepin’”, “Popular”, “In Your Eyes” e si conclude con “Moth to a Flame”, successo realizzato con Swedish House Mafia.
Nei suoi show, come del resto in tutti i suoi album, ci sono le sue costanti, fonti di ispirazione: Michael Jackson, Prince, David Bowie, Deftones, Lana Del Rey e la musica etiope.
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