“Io sono tuo padre” presenta una performance forte ed emozionante di Omar Sy (Quasi Amici) in una storia che illumina una parte importante e trascurata della storia, sollevando alcune grandi questioni su colonialismo e imperialismo nella guerra. Purtroppo, il film abbandona questa premessa per seguire una trama stereotipata di un padre che lotta per proteggere suo figlio dai pericoli del mondo.
Nel 1917, la Prima Guerra Mondiale imperversa, i corpi cadono come mosche, e comandanti incompetenti mandano giovani uomini a morire in battaglie inutili. Nel lontano Senegal, tuttavia, la guerra arriva sotto forma di soldati francesi che rapiscono giovani ragazzi dai villaggi, li arruolano e li costringono a combattere in una terra straniera per potenze straniere. “Io sono tuo padre” si concentra su Bakary Diallo (Omar Sy), un uomo che si arruola volontariamente per tenere al sicuro suo figlio diciassettenne Thierno (Alassane Diong) dagli orrori di una guerra in cui è costretto a combattere.
Omar Sy continua a dimostrare di essere uno dei protagonisti con più talento nel cinema attuale. Il suo Diallo è allo stesso tempo intimidatorio e straziante, un uomo che potrebbe facilmente sconfiggere un intero battaglione ma che invece usa la sua fisicità per proteggere suo figlio dai pericoli come se fosse Batman. Il problema è che non può fermare tutti i proiettili, e sfuggire dalle linee del fronte è più facile a dirsi che a farsi, con la polizia e le pattuglie che uccidono tutti i disertori.
Per peggiorare le cose, il tenente francese Chambreau (Jonas Bloquet) prende in simpatia Thierno, lo promuove caporale e lo rende parte del suo circolo interno. Questo porta Thierno a sfidare suo padre mentre inizia a godere della libertà e dell’autorità che accompagnano il suo nuovo incarico, un’opportunità per scoprire che tipo di uomo è senza stare all’ombra di suo padre.
Nonostante l’ambientazione della Prima Guerra Mondiale, vediamo poco le trincee o la lotta tra le due fazioni. Invece, “Io sono tuo padre” si concentra sul tempo di inattività trascorso in un vicino villaggio in attesa di ordini, con i soldati seduti mentre i superiori decidono il destino di questi uomini – e mentre Diallo continua a cercare un contrabbandiere per portare lui e suo figlio a casa. Quando vediamo un po’ di azione, questa manca di urgenza o pericolo. La telecamera è completamente disinteressata a tutto tranne che a raffigurare la paura di Thierno e Bakary, coprendo l’inquadratura con il fumo delle esplosioni che disorientano il pubblico quanto i personaggi.
A parte questo, il film “Io sono tuo padre” tocca alcuni temi profondi e stimolanti, mettendo in luce la vanità nella ricerca di gloria sul campo di battaglia. Mostra chiaramente come l’idea di eroismo in guerra possa essere illusoria e ingannevole. La pellicola critica anche la disuguaglianza tra i soldati, evidenziando l’ipocrisia di un sistema dove i comandanti, spesso bianchi, godono di lussi e comodità, mentre i loro sottoposti, privi di privilegi, lottano per sopravvivere in condizioni estreme.
Il punto di forza del film emerge quando esplora la storia coloniale della Francia e il modo in cui questa ha trattato i soldati africani. Assistiamo a comandanti che manipolano i loro uomini con la promessa di una cittadinanza francese onoraria, usata come carota per mantenerli motivati. Questa promessa, tuttavia, si scontra con la cruda realtà: questi soldati vengono inviati in missioni estremamente pericolose, spesso suicidarie, in prima linea. Nonostante ciò, molti di loro nutrono il sogno di ottenere una pensione e trasferirsi in Francia, attratti dall’illusione di un futuro migliore e di maggiori opportunità in terra europea.
“Io sono tuo padre” riesce ad essere particolarmente incisivo e significativo quando affronta questi argomenti, offrendo uno sguardo critico su un capitolo oscuro e spesso trascurato della storia francese.
Il problema è che il regista Mathieu Vadepied non sembra approfondire i numerosi spunti narrativi che introduce. Inizia raccontando la storia di un esercito formato da giovani uomini rapiti, una trama potenzialmente ricca e originale. Tuttavia, abbandona presto questo filone per concentrarsi su una più comune e già vista dinamica padre-figlio. Questo aspetto del racconto è trattato molte volte in altri film, risultando meno innovativo e intrigante.
Pur essendo girato in parte in Senegal e avvalendosi di attori senegalesi che parlano la lingua Fula, il film non riesce a distaccarsi dal fatto che Vadepied, un regista francese bianco, sembra non voler o non poter esplorare a fondo le tematiche complesse e delicate che la storia propone. La sceneggiatura appare come se fosse timorosa o imbarazzata nel trattare in maniera approfondita le conseguenze e le implicazioni della sua stessa premessa.
Inoltre, il film non riesce a distinguersi in modo significativo dagli altri film ambientati durante la Prima Guerra Mondiale. Nonostante l’ambiente e i personaggi potessero offrire una prospettiva unica e poco esplorata, “Io sono tuo padre” si limita a ripercorrere sentieri narrativi già noti, senza aggiungere elementi di novità o particolarità che lo rendano distintivo.
Quando i titoli di coda scorrono, “Io sono tuo padre” riporta tutto a un messaggio toccante sulla responsabilità per gli orrori commessi dalla Francia durante la guerra, riconoscendo i soldati dimenticati delle colonie africane. Peccato che sprechi 109 minuti per arrivarci.
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La Recensione
Io sono tuo padre
"Io sono tuo padre" è un film ambientato durante la Prima Guerra Mondiale che segue la storia di Bakary Diallo, interpretato da Omar Sy, e suo figlio Thierno in Senegal. Mentre Bakary si arruola volontariamente per proteggere Thierno, il film esplora temi come il colonialismo e l'imperialismo. Tuttavia, la trama si concentra maggiormente sulla relazione padre-figlio, trascurando le potenziali ricchezze narrative legate al contesto storico e culturale.
PRO
- Prestazione emotiva e intensa di Omar Sy, che arricchisce il film con la sua interpretazione profonda e sfaccettata.
CONTRO
- Manca di approfondimento storico e culturale, perdendo l'occasione di esplorare in modo più completo il contesto coloniale e le sue complessità.
- Ricade in una dinamica padre-figlio già vista e poco originale, non sfruttando pienamente il potenziale unico della sua ambientazione e dei suoi personaggi.