Alien: Romulus ha finalmente fatto il suo debutto nei cinema, aggiungendo un nuovo tassello all’iconico franchise di fantascienza che ha conquistato generazioni di appassionati.
Questa nuova pellicola, diretta da Fede Álvarez, si inserisce con precisione nella cronologia del franchise originale, collocandosi tra Alien (1979) e Aliens (1986). Una scelta strategica e ponderata, che permette al film di catturare l’atmosfera nostalgica degli anni Ottanta, mantenendo al contempo una connessione con il pubblico moderno.
Un omaggio alla grinta degli anni Ottanta
Álvarez, regista conosciuto per il suo approccio innovativo, ha voluto mantenere viva l’estetica e l’atmosfera dei film originali di Ridley Scott. Durante un’intervista, ha rivelato che fin dal primo giorno sapeva esattamente come voleva che Romulus si collocasse all’interno del franchise.
“Volevo che il film fosse ambientato nell’era tecnologica di Alien e in parte di Aliens,” ha spiegato. “Non ci sarebbero stati ologrammi lucidi o pavimenti bianchi e scintillanti. Romulus doveva avere quella grinta che caratterizzava i film originali.”
Questo ritorno alla grinta degli anni Ottanta non è solo una scelta stilistica, ma un vero e proprio atto d’amore verso l’estetica del periodo. Álvarez ha infatti dichiarato di aver voluto creare un film che “sembrasse molto anni Ottanta”, un obiettivo che, secondo lui, è stato pienamente raggiunto. Questo è evidente non solo nella scenografia e nella fotografia, ma anche nei dettagli linguistici. Ad esempio, la protagonista Cailee Spaeny utilizza espressioni come “figlio di puttana”, un termine molto comune nei film di quell’epoca.
L’influenza di Tarantino e il richiamo alla modernità
Un altro elemento chiave del processo creativo di Alien: Romulus è stato l’influenza di Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Álvarez ha spiegato che uno degli aspetti che ha ammirato di più in Pulp Fiction è la sua capacità di rendere omaggio a uno stile passato, riuscendo però a connettersi con il pubblico contemporaneo.
“Quando Tarantino pubblicò Pulp Fiction a metà degli anni Novanta, rimasi sbalordito dall’atmosfera e dallo stile del film. Ma la generazione dei nostri genitori ci avrebbe detto che era solo un film di sfruttamento degli anni Sessanta e Settanta. Per me, era tutto nuovo e unico.”
Questo approccio si riflette in Romulus, che fonde i migliori elementi dell’epoca classica con quelli moderni, creando un prodotto che risulta sia nostalgico che innovativo. L’obiettivo di Álvarez era chiaro:
“Voglio fare un film che sembri appartenere a quei tempi, ma che parli anche al pubblico di oggi.”
Una collocazione temporale strategica
La decisione di ambientare Alien: Romulus tra Alien e Aliens non è stata casuale. Álvarez ha voluto sfruttare quel particolare periodo della timeline per raccontare una storia che si integrasse perfettamente con l’universo esistente, mantenendo la coerenza stilistica e tematica.
“La storia che volevamo raccontare aveva senso perché è accaduta qualche anno dopo il primo film. Quella è stata principalmente la decisione.”
Questa collocazione temporale permette a Romulus di sfruttare l’estetica e l’atmosfera dei primi due film, offrendo al contempo una nuova prospettiva e introducendo un cast di personaggi inediti. Il risultato è un film che si sente profondamente radicato nel mondo di Alien, ma che offre anche qualcosa di fresco e coinvolgente per i nuovi spettatori.
Conclusione: un film da non perdere
Alien: Romulus è un esempio perfetto di come un regista possa prendere un franchise classico e portarlo in una nuova direzione senza perdere di vista le radici che lo hanno reso iconico. La combinazione di elementi nostalgici con un tocco moderno rende questo film un must per tutti i fan della saga, ma anche per chiunque ami la fantascienza ben realizzata.
E tu, sei pronto a rivivere l’epoca d’oro degli xenomorfi con un tocco di novità? Alien: Romulus è ora nei cinema. Non perdere l’occasione di vedere come Álvarez ha riportato in vita l’atmosfera degli anni Ottanta con uno sguardo verso il futuro.