Alien: Romulus è un film che, con un mix di nostalgia e innovazione, cerca di riportare in vita l’universo di Alien.
Tuttavia, nonostante il fascino visivo e l’attenta cura nella ricostruzione dell’estetica originale, il film si scontra con alcuni problemi che ne limitano il potenziale.
Attenzione: questa recensione contiene spoiler!
Un inizio promettente, ma con alcune perplessità
Fin dai primi minuti, Alien: Romulus dichiara apertamente la sua fedeltà ai classici del franchise. Il logo della 20th Century Films si blocca in modo inquietante, richiamando il tono oscuro di Alien 3. I titoli di testa, presentati in caratteri Helvetica, emergono su uno sfondo stellato e minaccioso, creando immediatamente un’atmosfera di tensione. L’apparizione graduale di una nave dallo spazio profondo, una miniatura fisica splendidamente realizzata, è un omaggio alla tradizione dei modelli fisici, un vero e proprio richiamo ai primi film della saga.
La narrazione ci porta rapidamente a un punto importante: la nave si avvicina a un campo di detriti, rivelando tra essi un pezzo intatto della Nostromo, la nave distrutta alla fine del primo Alien. Tra i detriti, fluttua anche il Big Chap, l’alieno iconico, che nonostante sia stato lanciato nello spazio, è ancora qui, intrappolato in questo campo di rottami. Questo elemento, sebbene visivamente potente, richiede una sospensione dell’incredulità da parte degli spettatori. Nonostante l’estrema fedeltà visiva al materiale originale, alcune incongruenze narrative richiedono che il pubblico metta da parte la logica e si lasci trasportare dall’esperienza visiva.
Jackson’s Star: un mondo a parte
Uno dei momenti più coinvolgenti del film si svolge nella colonia mineraria di Jackson’s Star. La ricchezza dei dettagli, dai costumi ai graffiti anti-Weyland-Yutani, rende questo luogo estremamente credibile e vivo. Jackson’s Star non è solo una semplice colonia mineraria: è un luogo di disperazione e morte, un ambiente oppressivo che si distingue dalle altre ambientazioni della saga. Qui, un gruppo di giovani adulti tenta disperatamente di fuggire, salendo a bordo della nave Corbelan, alla ricerca di un rifugio sicuro in una stazione abbandonata. Questa parte del film è fortemente influenzata dall’atmosfera di terrore e claustrofobia che ha reso il primo Alien un capolavoro.
Personaggi sotto i riflettori: chi brilla e chi delude
I film horror spesso vivono o muoiono grazie alla qualità dei loro personaggi, e Alien: Romulus non fa eccezione. Alcuni personaggi sono chiaramente destinati a essere sacrificati per alimentare la tensione. Bjorn (Spike Fearn) e Navarro (Aileen Wu) riescono a fare molto con i loro ruoli limitati, ma le loro morti, pur spettacolari, mancano di un vero impatto emotivo. Kay (Isabela Merced), invece, emerge come un personaggio con maggiore profondità: inizialmente messa da parte a causa di una gravidanza, la sua evoluzione la porta a incarnare una figura forte e vulnerabile allo stesso tempo.
Ma è il rapporto tra Andy (David Jonsson) e Rain (Cailee Spaeny) a fornire il vero cuore emotivo del film. Il legame fraterno tra i due personaggi conferisce un’urgenza emotiva alla trama, con Andy che, incaricato dal padre morente, ha il compito di fare ciò che è meglio per sua sorella. Jonsson si distingue per la sua interpretazione, rendendo Andy un personaggio memorabile nel pantheon dei sintetici di Alien. La sua trasformazione da protettore a strumento della compagnia e poi nuovamente a protettore è uno degli archi narrativi più affascinanti del film.
Un finale prevedibile e momenti discutibili
Verso la fine, il film si appoggia su un cliché ormai consolidato nella serie: la sequenza in cui l’alieno viene espulso nello spazio. Che si tratti di una camera stagna o, come in questo caso, di un buco nel pavimento, la scena risulta ormai prevedibile e priva dell’impatto che aveva nelle prime iterazioni della saga. Anche la battuta “Stai lontano da lei, stronza di m***a” appare forzata, un tentativo di strizzare l’occhio ai fan che però finisce per stonare con l’atmosfera generale del film.
Fortunatamente, le prestazioni degli attori e il design delle creature riescono a compensare queste debolezze narrative. Gli Offspring, la nuova minaccia aliena, suscitano un terrore palpabile nel pubblico, e il design dei facehugger è stato aggiornato per renderli ancora più spaventosi e visivamente accattivanti.
Conclusione: un omaggio riuscito con riserve
Alien: Romulus è un film che, nonostante i suoi difetti, riesce a trasmettere l’amore per l’universo di Alien da parte del regista Fede Alvarez e del suo team. Ogni fotogramma è curato nei minimi dettagli, offrendo ai fan momenti di autentico terrore e nostalgia. Tuttavia, alcune scelte narrative e la ripetizione di schemi già visti impediscono al film di raggiungere l’eccellenza che i primi minuti sembravano promettere.
La Recensione
Alien: Romulus
Alien: Romulus è un’esperienza visiva coinvolgente che, pur non essendo perfetta, merita di essere vista, soprattutto da chi ama questo universo oscuro e affascinante.
PRO
- Fedeltà visiva all'estetica originale della saga.
- Interpretazioni solide di personaggi chiave, soprattutto Andy e Rain.
CONTRO
- Cliché narrativi ripetitivi nel finale.
- Incongruenze logiche che richiedono una sospensione dell'incredulità.