Ah, i thriller crime. Quella fantastica sensazione di adrenalina che si mescola alla paura, una sottile linea tra il desiderio di scoprire il colpevole e il terrore che ci stringe lo stomaco.
Ma “Sector 36”, ahimè, riesce a tradire quasi tutte le aspettative. Nonostante un cast promettente e una storia che poteva essere trattata in maniera più intrigante, questa pellicola sembra affogare nei suoi stessi cliché. Sei pronto per una dissezione senza pietà? Allora mettiti comodo e preparati a esplorare cosa va storto (e poco) in questo thriller di Netflix.
Una premessa intrigante… sulla carta
Cominciamo con un po’ di contesto. “Sector 36”, diretto dal regista esordiente Aditya Nimbalkar, prende spunto da una delle storie criminali più raccapriccianti della cronaca indiana: i famigerati omicidi di Nithari del 2006. Con accuse di cannibalismo, traffico d’organi e necrofilia, il caso fece esplodere i media. Una storia che avrebbe potuto garantire brividi intensi, ma Nimbalkar e lo sceneggiatore Bodhayan Roychaudhury optano per una via più… nebulosa.
Siamo catapultati nel caos di Rajiv Colony, un quartiere povero di Delhi. Lì, diversi bambini e giovani donne scompaiono senza lasciare traccia. Le autorità, abituate a trascurare i meno fortunati, non si scompongono. Al centro di questo squallido panorama troviamo Prem, interpretato da Vikrant Massey. Un nome bizzarro per un personaggio che di amorevole non ha nulla, anzi. Prem è un killer psicopatico mascherato da Ravana, una figura mitologica indiana, e il suo scopo è tutt’altro che nobile.
Vikrant Massey e Deepak Dobriyal: il duo che non decolla
Parlando di Vikrant Massey, devo ammettere che il suo ruolo da psicopatico non è malvagio – ecco, qui almeno il film guadagna qualche punto. Massey riesce a trasmettere un briciolo di tensione, soprattutto in quei momenti di silenzio in cui sembra osservare tutto con la calma glaciale di un predatore. Ma quando si passa all’interazione con il co-protagonista, Deepak Dobriyal nei panni del poliziotto disilluso Ram Charan Pandey, le cose si complicano.
Ora, Dobriyal è un attore che sa il fatto suo, eppure qui sembra un po’ stanco, quasi annoiato dalla sua stessa interpretazione. Ram, che passa da essere apatico a una furia vendicativa quando la figlia rischia di essere rapita, è una figura piatta. La sua trasformazione è così forzata da far sembrare un cartone animato Disney un capolavoro di sviluppo del personaggio. Ti viene voglia di gridare: “Dov’è finita la tua anima, Ram?!”
Una regia che manca il bersaglio
Uno degli elementi più deludenti di “Sector 36” è la regia. Si percepisce che Nimbalkar stia tentando di creare un film cupo e inquietante, ma i risultati sono discontinui.
L’atmosfera, che dovrebbe essere densa di tensione e suspense, viene spezzata da scene che sembrano prese da un tutorial su come non girare un thriller. Prem, il nostro assassino, vaga per una casa abbandonata, tra eco di musiche vecchie che fanno tanto anni ‘80, ma manca completamente l’impatto emotivo. Una pellicola di questo genere dovrebbe far tremare i polsi, ma qui ci ritroviamo a chiedere: “Quando arriva il vero colpo di scena?”
Inoltre, gli sforzi per offrire una lettura critica della corruzione della polizia si riducono a qualche battutina, tipo “IPS significa ‘In Politician’s Service’”. Simpatico, certo, ma non è esattamente materiale da approfondita analisi sociopolitica.
Fotografia e colonna sonora: due luci in un tunnel buio
Se c’è un reparto in cui “Sector 36” salva la faccia, è quello della fotografia. Il direttore della fotografia Saurabh Goswami, che ha già lavorato a serie di successo come Paatal Lok, riesce a donare al film un aspetto visivamente accattivante. Le riprese notturne, con quelle ombre dense che invadono lo schermo, creano un’atmosfera sinistra che almeno riesce a farti alzare il sopracciglio.
Anche la colonna sonora, seppur non memorabile, regala qualche chicca. Il nostalgico richiamo alla canzone “Man Kyun Behka” di vecchi registratori a cassetta dà al film una spolverata vintage che quasi ti fa dimenticare che stai guardando un thriller contemporaneo.
La sceneggiatura: quando il “meh” diventa una filosofia
Ma parliamo del problema principale: la sceneggiatura. Come puoi avere una storia basata su eventi reali così orribili e renderla… banale? La risposta sembra risiedere nel desiderio di essere vaghi a tutti i costi. Il film cerca di mantenere tutte le possibilità aperte, ma finisce per non prendere una posizione chiara su nulla. Vuoi parlare delle disparità sociali in India? Vai avanti! Ma fallo con decisione. Qui, invece, tutto si riduce a uno scrollarsi di spalle: “Nessuno se ne frega dei poveri”. E con questa frase sembra che il film voglia dirti: “Ehi, è la vita”. Non proprio il messaggio che ti aspetti da un crime thriller.
L’azione manca di mordente
E se speravi che almeno l’azione ti tenesse incollato allo schermo, be’, preparati a rimanere deluso. Le scene d’azione sono scarse e, quando finalmente arrivano, non riescono a scatenare quell’adrenalina che un buon thriller dovrebbe garantire. Le poche scene di inseguimento e combattimento sembrano inserite più per obbligo che per reale tensione narrativa.
Conclusione: vale la pena guardarlo?
In conclusione, “Sector 36” è un thriller che promette molto ma mantiene ben poco. Nonostante qualche barlume di fotografia accattivante e performance discrete, il film affonda nelle sabbie mobili di una sceneggiatura confusa e una regia priva di mordente. Non c’è dubbio che Vikrant Massey e Deepak Dobriyal abbiano fatto del loro meglio con il materiale a disposizione, ma non è abbastanza per salvare una trama così priva di coerenza.
Ma ehi, questa è solo la mia opinione. Ora voglio sapere la tua! Hai visto “Sector 36”? Cosa ne pensi? Lascia un commento e fammi sapere se sei d’accordo o se pensi che abbia completamente frainteso il film!
La Recensione
Sector 36
Sector 36 è un thriller cupo con buone intenzioni, ma delude con una trama confusa e una tensione poco convincente.
PRO
- La fotografia è ben curata, creando un'atmosfera cupa e coinvolgente.
- Le performance di Vikrant Massey e Deepak Dobriyal riescono a trasmettere una certa intensità.
CONTRO
- La trama è confusa e manca di profondità, lasciando molte domande senza risposta.
- Le scene d'azione sono scarse e non riescono a tenere alta la tensione.