Cosa ci fa una brillante e ribelle avvocatessa del XIX secolo nel bel mezzo di complotti, intrighi amorosi e affari legali?
Semplice: è tornata Lidia Poët.
La legge di Lidia Poët è di nuovo qui, ed è più affascinante che mai.
La seconda stagione del legal thriller storico è finalmente arrivata su Netflix, e devo dire che è stata una sorpresa decisamente gradita.
Non è solo un dramma storico, è un mix di mistero, amore, storia e modernità.
Sì, esattamente ciò di cui avevamo bisogno per scrollarci di dosso il grigiore dell’inverno.
La trama di questa stagione
La seconda stagione di La legge di Lidia Poët inizia con lo stesso slancio e vitalità della prima stagione, solo che questa volta c’è una marcia in più.
L’episodio di apertura ci catapulta direttamente in un nuovo caso: Attila Brusaferro, amico e collega di Lidia nonché redattore capo della Gazzetta, viene misteriosamente ucciso. Proprio mentre stava scrivendo delle lettere destinate a Lidia e Jacopo. Un classico giallo dai toni cupi, che però si tinge delle atmosfere vibranti della Torino dell’epoca. E qui Lidia torna a essere la nostra eroina, combattendo non solo per la verità ma anche per la giustizia e i diritti delle donne.
La vicenda si infittisce quando Lidia si ritrova, suo malgrado, coinvolta in una cospirazione che tocca i vertici del governo italiano. Tra misteri e colpi di scena, è evidente che questa non sarà solo una stagione di piccoli casi episodici: c’è un grande complotto dietro tutto, che tiene la tensione sempre alta.
Un’atmosfera che affascina: musica, costumi e ambientazione
Non posso non parlare dell’aspetto visivo della serie. Torino è splendida, con le sue strade animate da opere classiche e, nonostante l’ambientazione storica, la colonna sonora ci sorprende con un mix di opera italiana, R&B, pop e rock. Potrebbe sembrare un azzardo, ma è proprio questa anacronistica miscela che rende Lidia così unica. La modernità traspare dai suoi gesti, dal suo modo di parlare e anche dalla musica che l’accompagna. La sua è una lotta per la parità di genere, ma lo fa con il piglio di chi è perfettamente consapevole del suo essere avanti rispetto alla sua epoca.
E vogliamo parlare dei costumi? Le vibranti tonalità dei costumi d’epoca, i dettagli ricchi e i tessuti pregiati contribuiscono a immergere lo spettatore nell’atmosfera dell’Italia del XIX secolo. La fotografia ha un sapore caldo, quasi onirico, che enfatizza le strade di Torino e l’eleganza dei suoi palazzi.
Chimica e complotti: il cast fa faville
Il vero punto forte della serie è, come sempre, la chimica tra i personaggi. Matilda De Angelis torna nei panni di Lidia e lo fa con quella carica di energia e sfrontatezza che la contraddistingue. Il suo rapporto con il fratello Enrico è fatto di battibecchi e momenti di tenerezza che non stancano mai, mentre quello con Jacopo è più intenso che mai – con quella tensione continua tra attrazione e conflitto che ti tiene sempre col fiato sospeso. Ah, chi non ama un po’ di sano dramma romantico?
Una menzione d’onore va anche ai nuovi arrivati, come Gianmarco Saurino nel ruolo del procuratore Fourneau. Le sue dinamiche con Lidia portano una nuova freschezza alla serie, inserendo un antagonista che è tanto affascinante quanto pericoloso. Ed ecco che il triangolo amoroso si complica ancora di più.
Una narrazione più incisiva e velocità di racconto migliorata
Uno dei problemi della prima stagione era che i casi episodici tendevano a sopraffare la trama principale, rendendo il tutto un po’ dispersivo. Questa volta, invece, la serie riesce a bilanciare molto meglio la componente episodica con la storia di fondo: la morte di Attila è il filo rosso che collega ogni episodio e rende il tutto più dinamico e avvincente. I casi di puntata si legano perfettamente alla trama principale, facendo sentire lo spettatore coinvolto in una rete sempre più intricata di misteri e segreti.
Il ritmo è più sostenuto, e ogni episodio finisce con un piccolo cliffhanger che ti fa desiderare di continuare a guardare. E, credetemi, è difficile fermarsi.
Non tutto è perfetto: alcuni limiti della stagione 2
Ovviamente, non mancano le note dolenti. La trama relativa alla nipote di Lidia, Marianna, sembra inserita un po’ frettolosamente. L’arco narrativo è troppo rapido e si conclude in maniera piuttosto sbrigativa, lasciando un po’ di insoddisfazione. Anche le scene in notturna, che già nella prima stagione erano poco illuminate, continuano a risultare problematiche: ci sono momenti in cui semplicemente non si vede niente, ed è un peccato, perché la fotografia meriterebbe più cura.
Ma questi difetti non bastano a rovinare l’esperienza generale. La legge di Lidia Poët rimane comunque una serie piacevole, capace di unire momenti di alta tensione a scene più leggere e divertenti.
Un finale soddisfacente (e un po’ doloroso)
Questa stagione ci regala un finale soddisfacente, di quelli che raramente vediamo nelle produzioni Netflix degli ultimi tempi. La chiusura è coerente, avvincente, e riesce a legare tutti i fili narrativi, pur lasciando aperte alcune porte per una possibile terza stagione – cosa che, francamente, spero avvenga presto. Dopo tutto, chi non vuole vedere Lidia finalmente ottenere la sua meritata rivincita in tribunale?
Però, bisogna dirlo, la serie è incompleta. A mio avviso, manca un vero approfondimento del caso in tribunale, qualcosa che avrebbe dato ancora più spessore alla lotta di Lidia. Alcuni personaggi secondari sono trattati in modo troppo superficiale, come se non si fosse dato loro il tempo di svilupparsi del tutto. È una serie carina, sì, ma a tratti affrettata.
Conclusioni: da guardare o no?
In definitiva, La legge di Lidia Poët è una serie che vale la pena guardare. Se avete amato la prima stagione, amerete anche questa seconda parte: più complessa, più dinamica e, a tratti, più romantica. Non mancano i difetti, ma sono ampiamente compensati da una recitazione brillante, una trama coinvolgente e una protagonista indimenticabile. Lidia Poët è tornata, ed è qui per restare.
E voi, cosa ne pensate di questa nuova stagione? Vi ha soddisfatto o avete anche voi qualche riserva su certi aspetti? Fatemelo sapere nei commenti: adoro discutere delle avventure di Lidia con chi, come me, non può farne a meno!
La Recensione
La legge di Lidia Poët 2
In definitiva, La legge di Lidia Poët è una serie che vale la pena guardare. Se avete amato la prima stagione, amerete anche questa seconda parte: più complessa, più dinamica e, a tratti, più romantica. Non mancano i difetti, ma sono ampiamente compensati da una recitazione brillante, una trama coinvolgente e una protagonista indimenticabile. Lidia Poët è tornata, ed è qui per restare.
PRO
- La tensione romantica e i battibecchi tra Lidia e Jacopo sono irresistibili
- I costumi e le location storiche riportano gli spettatori nell'elegante Torino del XIX secolo
CONTRO
- Alcuni personaggi, come Marianna, non sono stati sviluppati a dovere
- Le scene notturne sono spesso troppo scure, rendendo difficile seguire alcune parti della storia