Lazza torna con il quarto capitolo della sua saga Ouverture, e questa volta lo fa con “OuverFOURe”, un brano che, come i suoi predecessori, si tuffa in profondità nella vita personale e nei pensieri del rapper. Con il suo caratteristico stile pungente, Lazza continua a esplorare il suo viaggio interiore, tra sensi di colpa, successi e una critica tagliente al mondo che lo circonda. Pronto a scoprire di più su questo nuovo tassello musicale? Immergiamoci nel significato di “OuverFOURe” e scopriamo cosa ha da raccontarci Lazza.
Una strofa che parla di redenzione e lotta
Il brano “OuverFOURe” si apre con una dichiarazione potente: “Misericordia, non ricordo più come provarla”. Questa frase segna immediatamente il tono della canzone, facendo emergere il senso di disillusione e la perdita di certe emozioni. Lazza si presenta come qualcuno che è stato temprato dalle difficoltà, un artista che non ha più il lusso della misericordia e che ha imparato a vivere in un mondo che spesso può sembrare crudele. Questo sentimento si riflette nella sua ammissione di non ricordare più come sia provare certe emozioni — un chiaro simbolo della perdita di innocenza e della trasformazione personale.
Prosegue poi con versi che mettono a nudo la sua vulnerabilità, parlando di sensi di colpa ormai difficili da contare e di occhi e dita che lo hanno giudicato: “Sensi di colpa, ormai faccio fatica a contarli, come gli occhi e le dita che mi hanno puntato”. Lazza affronta il giudizio pubblico e personale, mostrando come questi elementi facciano parte del suo percorso e del suo carattere.
Interessante anche l’immagine delle iene e dei leoni: “Ho sentito che al mondo, per ogni leone, riservano almeno due iene”. Questa metafora rappresenta la competitività e la costante minaccia che si nasconde dietro al successo. Lazza si identifica come un leone, ma riconosce che per ogni leader ci sono almeno due detrattori pronti a trarre vantaggio da qualsiasi debolezza.
La lotta contro la superficialità e le false apparenze
Lazza non è mai stato timido nel criticare l’industria musicale e la società in cui vive, e “OuverFOURe” non fa eccezione. La sua critica al mondo dello showbiz è pungente, ma vera. “Musica pacco, ma ottimo il marketing, ottimi i gadget” è una linea che racchiude tutto il suo disappunto per come la musica sia diventata più un prodotto che un’arte. Il successo sembra non dipendere più dalla qualità artistica, ma dalla capacità di vendere e di creare un brand attorno a se stessi.
Lazza descrive anche il modo in cui l’industria mette gli artisti uno contro l’altro per trarne profitto: “Qua ci mettono contro per farci un dispetto, e ci fanno un favore, ci alzano il budget”. In questa amara realtà, il conflitto tra artisti diventa una strategia per aumentare il valore economico, creando una competizione che alimenta il business più che l’arte. Lazza sa bene come funziona questo meccanismo, ma si distacca consapevolmente, preferendo restare fedele a se stesso.
La strada del successo tra solitudine e orgoglio
Nella seconda parte del brano, Lazza riflette sul concetto di successo e sull’isolamento che spesso ne deriva. “Se non è okay, non è Zzala, non è uno slang, è uno slogan”. Questo verso è un’affermazione d’identità. Lazza, con il suo pseudonimo “Zzala”, rivendica il diritto di definirsi secondo i propri standard e non secondo le aspettative altrui. Il successo non è solo questione di finire nella top ten o nella global: è questione di restare fedeli al proprio stile e alla propria essenza.
Nel suo racconto, Lazza si muove tra immagini di feste esclusive, shooter al tavolo e voci che lo perseguitano. “Volano voci nel back, sembrano tanti bisbigli”: qui Lazza descrive la costante presenza di chi mormora alle sue spalle, tentando di screditarlo. Tuttavia, c’è anche un senso di invulnerabilità che emerge dalle sue parole. Nonostante le difficoltà, è riuscito a imporsi e a trasformare il suo dolore e la sua rabbia in successi concreti.
Lazza e la resilienza di fronte alle sfide
Un aspetto fondamentale di “OuverFOURe” è il tema della resilienza. Lazza non si nasconde, non finge che tutto sia semplice. Al contrario, mette a nudo la realtà delle sue esperienze, parlando apertamente degli errori che ha commesso e delle sfide che ha dovuto affrontare. “Io dagli errori ho imparato a mie spese, forzato di pagare il prezzo” — Lazza ci ricorda che ogni errore ha avuto un costo, ma che da quegli errori ha tratto insegnamento.
La lotta per la propria autenticità è evidente anche nei versi finali: “Sarò sempre un figlio di puttana, però non ho più serpi alla schiena”. Questo è Lazza al suo meglio: un artista che non si scusa per chi è, che ha tagliato i legami con chi non gli portava altro che negatività, scegliendo di circondarsi solo di persone autentiche e di fiducia.
Un capitolo che aggiunge profondità alla saga Ouverture
“OuverFOURe” è un capitolo importante nella saga di Ouverture. Non si tratta solo di mostrare le abilità di Lazza al piano — che ancora una volta fa riferimento al suo background musicale classico suonando Chopin —, ma anche di dimostrare la sua crescita come artista e come persona. Questo brano è un racconto di lotta, di sopravvivenza e di vittoria in un mondo dove le apparenze contano spesso più della sostanza.
E tu? Cosa ne pensi del nuovo capitolo della saga di Lazza? Hai mai sentito quella spinta a lottare per la tua autenticità, nonostante le difficoltà? Facci sapere nei commenti come vivi il tuo cammino verso il successo e come questo brano ti ha ispirato.
Il testo di OuverFOURe
[Intro]
333 Mob
[Strofa]
Misericordia, non ricordo più come provarla
Uno sveglio non ha gli occhi aperti per forza, uno sveglio non parla
Se dovessimo fare gli onesti, potrei smettere di gareggiare
Io sono la penna che vorresti, ma che non sapresti come maneggiare
Sensi di colpa, ormai faccio fatica a contarli
Come gli occhi e le dita che mi hanno puntato
Come i soldi che ho perso negli anni
Beato te, che sai accontentarti
Voglio tutto, non quello che viene
Ho sentito che al mondo, per ogni leone, riservano almeno due iene
Spesso mi chiedo come ci si sente dentro ad una stupida lobby
So che ti specchi e ci arrivi da te che sei solo come Bobby
Vengo da dove ‘sti giorni col tempo ci sembrano ancora più vuoti
Col cielo grigio per sempre, così sono abbinati ‘sti topi
Io dagli errori ho imparato a mie spese, forzato di pagare il prezzo
Sennò finivo dietro ad un bancone in un risto’ per lavare il cesso
Se questa vita è puttana, la fotto come se fosse schiava del sesso
Mi ripetevo: “Non salverai il mondo, però almeno salva te stesso”
Giuro, mi spiace, ti farà più male dell’antrace
Quando scopri che chi ti dà corda, fa circonvenzione di incapace
Musica pacco, ma ottimo il marketing, ottimi i gadget
Qua ci mettono contro per farci un dispetto
E ci fanno un favore, ci alzano il budget
Vesto Rick Owens, specie quando è una giornata nera
Così ti fa capire l’umore, che alle volte è come un anatema
Tu chiamami Zzala, chiamami J senza problema
Sarò sempre un figlio di puttana, però non ho più serpi alla schiena
[Ritornello]
Se non è okay, non è Zzala
Non è uno slang, è uno slogan
Step dopo step, so la strada
Dalla top ten alla global (Okay, Zzala)
[Strofa]
Ce l’hanno tutti con te solo se qua ti distingui (Ah)
Volano voci nel back, sembrano tanti bisbigli
Ho visto cose che è meglio non dire o qua vengono a farti gli sbirri
Ti vedrei bene a fare la puttana in uno di quei party di Diddy
Sono al tavolo con degli shooter, credo mi abbiano riconosciuto (Uh)
Fatti un’ave Maria come Schubert perché presto rimani all’asciutto (Ah)
Se lei comincia a muovere il booty (Uh), penserò che ho bisogno del tutor (Ah)
Mentre gridano: “Copie e venduti”, non so più quante copie ho venduto
Mi ricordi C-3PO ogni volta che stai su una base
Mi chiedo se ci trappi o forse facevi meglio in un talent
Anche se con ‘sta merda ci ho fatto i milioni, sai che puzzo ancora di fame
Fra’, la musica è l’unica cosa in cui se ti dimentichi i nomi sei infame
[Ritornello]
Se non è okay, non è Zzala
Non è uno slang, è uno slogan
Step dopo step, so la strada
Dalla top ten alla global
[Outro]
Diego
Mob