Carry-On, il nuovo thriller natalizio targato Netflix diretto da Jaume Collet-Serra, parte con una premessa intrigante e un cast promettente, ma inciampa ripetutamente tra toni incoerenti e personaggi sottosviluppati. Con Taron Egerton nei panni di un agente TSA intrappolato in un ricatto esplosivo e Jason Bateman come enigmatico antagonista, il film ha tutto il potenziale per un’esperienza elettrizzante. Ma alla fine? Più caos che emozioni. Vediamo cosa funziona (e cosa no) in questo miscuglio di thriller e azione.
Una trama accattivante, almeno sulla carta
La storia inizia con Ethan Kopek (Egerton), un agente TSA che vive un periodo di stallo personale. È la vigilia di Natale quando Ethan scopre che presto diventerà padre. Tra la felicità per la notizia e il suggerimento della sua partner Nora (una poco sfruttata Sofia Carson) di riprovare a entrare nell’accademia di polizia, Ethan si ritrova pronto a fare un passo avanti nella vita.
Peccato che quel “passo avanti” sia direttamente in una trappola mortale. Durante il turno, riceve una minaccia dal “Viaggiatore Misterioso” (Jason Bateman): lascia passare una valigia specifica attraverso i controlli, o Nora morirà. La tensione sale rapidamente mentre Ethan cerca di capire cosa fare, con un bagaglio misterioso, un prologo violento che coinvolge gangster russi, e un gruppo di complici nascosti in giro per l’aeroporto.
La promessa mancata di un thriller etico
La premessa di Carry-On sembra perfetta per esplorare dilemmi morali ed etici: cosa sei disposto a sacrificare per chi ami? Cosa succede quando le tue scelte mettono in pericolo centinaia di vite? Il film flirta con queste domande ma non si impegna mai a fondo. A differenza di thriller simili come Juror No. 2, che sfruttano le loro premesse per scavare in profondità nelle implicazioni morali, Carry-On resta superficiale. Il risultato? Una trama che non prende mai realmente il volo.
Taron Egerton: un talento fuori contesto
Egerton è un attore versatile, ma qui sembra fuori posto. Per buona parte del film, il suo Ethan è un personaggio passivo, in balia degli eventi. La tensione dovrebbe derivare dalla sua lotta per riprendere il controllo, ma la sceneggiatura non gli dà molto con cui lavorare. Anche il suo accento americano suona forzato, sottolineato da una battuta natalizia che cerca di ironizzare sulla sua vera nazionalità britannica (spoiler: non funziona).
La cosa si fa interessante solo nella seconda metà del film, quando Ethan smette di subire e inizia a reagire. È qui che Egerton riesce finalmente a mostrare il suo potenziale da “action star”, con sequenze che lo vedono correre e affrontare situazioni sempre più assurde. Una scena in cui sprinta attraverso l’aeroporto, ricordando i momenti più intensi di Mission: Impossible, regala qualche emozione, ma arriva troppo tardi per salvare il film.
Jason Bateman: un cattivo intrigante, ma sprecato
Nei panni del “Viaggiatore Misterioso”, Bateman riesce a essere inquietante senza mai alzare troppo la voce. È calmo, metodico e capace di improvvisare con una freddezza che mette i brividi. Tuttavia, come molti altri personaggi, anche lui rimane un’ombra di ciò che potrebbe essere. Il film non approfondisce mai le sue motivazioni o il suo passato, limitandosi a presentarlo come un cattivo generico. Una scelta deludente, considerando il talento di Bateman.
La svolta finale: quando il caos diventa divertente
Sorprendentemente, Carry-On diventa più godibile proprio quando smette di prendersi sul serio. Nella seconda metà, il film abbandona ogni pretesa di realismo e si lascia andare a un caos esagerato e, a tratti, esilarante. L’introduzione della detective interpretata da Danielle Deadwyler, che collega i punti tra Ethan e una serie di omicidi, aggiunge un po’ di pepe alla trama. Le varie sottotrame iniziano a convergere in modi assurdi, ma almeno c’è del movimento.
Quando il film decide di “dumb down” (letteralmente, diventare più stupido), paradossalmente trova un suo ritmo. Le sequenze d’azione diventano più creative, i colpi di scena più improbabili, ma tutto ciò rende l’esperienza più divertente. Certo, non è il thriller intelligente che prometteva di essere, ma almeno diventa un guilty pleasure.
Conclusione: vale la pena vederlo?
Carry-On è un film che tenta di essere molte cose – un thriller etico, un dramma personale, un’azione natalizia alla Die Hard – ma finisce per non eccellere in nessuna di queste categorie. Tuttavia, la sua seconda metà più spensierata e l’azione ben coreografata possono renderlo una visione piacevole per chi cerca un po’ di intrattenimento senza troppe pretese.
E voi? Avete già visto Carry-On? Cosa ne pensate di questo mix di caos e tensione? Fatecelo sapere nei commenti: la valigia misteriosa vi ha incuriosito o lasciato indifferenti?
La Recensione
Carry-On
Carry-On parte con una premessa intrigante ma non riesce a sfruttare il suo potenziale. Si riprende nella seconda metà grazie al caos esagerato.
PRO
- La seconda metà del film, quando finalmente si abbandona al divertimento senza freni.
- Le sequenze d’azione ben dirette, soprattutto verso il finale.
CONTRO
- La prima metà lenta e priva di mordente.
- Egerton fatica a convincere in questo ruolo.