Witness, un album facilmente dimenticabile…
Katy Perry, una delle voci più importanti del pop contemporaneo nell’ultimo decennio, si limita nel suo quarto album con una collezione di canzoni che non hanno un tatto o un messaggio coerente. Si tratta di un percorso casuale di tracce che non brillano sotto molto aspetti; Alcuni dei brani sono carini, ma la maggior parte sono dimenticabili…. purtroppo!
“Witness” non offre una nuova Katy Perry, e purtroppo, l’unica novità è il suo taglio di capelli, ed anche lì potremmo ridire qualcosa ma non siamo in tema.
“Witness” è il primo album di Perry senza il mega-produttore Dr. Luke, che è attualmente in guerra con la cantante Pop Kesha per abusi sessuali (ma nega le sue accuse). Max Martin, ex mentore del dottor Luke, è ancora presente, insieme a grandi nomi come Sia, Jeff Bhasker e DJ Mustard.
Ma nessuno di loro viene al salvataggio di Perry. Anche se l’album non parte male, perché la traccia d’apertura e title track è una viva scoperta della dance e della musica houseanni ’90 con tocchi moderni di synthpop. Perry replica quella formula anche in “Chained to the Rhythm”, un ibrido sorprendente di dancehall e dance.
Brani facilmente dimenticabili
“Chained to the Rhythm“, è un infusione tra reggae e pop ma trascura proprio la parte reggae, mentre “Swish Swish“, la collaborazione con Nicki Minaj, sa di vecchio e presenta questo debolissimo ritornello EDM.
“Hey Hey Hey” e “Roulette” sono i due brani più brutti che Max Martin ha prodotto da un bel po’ di tempo a questa parte.
L’inizio di “Hey Hey Hey” fa sperare in un nuovo “Dark Horse”, l’ultima hit di Perry, ed il gancio echeggia Avril Lavigne, ma il risultato finale è abbastanza deludente. “Bigger Than Me” scompare tra le sue note.
Perry trova il suo giusto momento di gloria sul sognante “Tsunami“, prodotto da Mike WiLL-Made It; “Bon Appetit“, scelto come secondo singolo ufficiale, è un brano ottimista ed accattivante; tra l’altro il video funziona! E “Power” è uno sforzo armonioso ben contemplato grazie al suono stratificato e sperimentale di Jack Garratt.
Nonostante qualche traccia carina menzionata sopra Witness è il peggior album di Katy Perry, e la maggior parte delle canzoni sono imbarazzanti quasi quanto le ultime uscite della cantante, come la strana lotta sul palco con i Migos alla barzelletta sul confronto dei suo capelli con quelli dell’ex Presidente Usa Barack Obama.
Nessuna hit per salvare Witness
Witness sembra un album creato per bacchettare Taylor Swift piuttosto che elevare le qualità musicali di Katy Perry. “Witness” sembra catturare i suoni felici del tardo 1980 e dei primi anni 1990 che Swift ha reso omaggio in “1989”.
Data la diatriba resa pubblica dalle due, molte persone potrebbero aver iniziato a fare dei confronti… anche musicali.
Ma probabilmente, non troverete troppe persone che preferiranno Witness a 1989 di Taylor Swift.
Vale la pena sottolineare che nessuno degli album precedenti di Perry è stato perfetto. Ma i difetti di Witness sono resi più visibili data la mancanza di una vera e propria hit come “Dark Horse” “Roar” “Part of Me” o “Teenage Dream, in grado di salvare tutto il disco.