L’amicizia non conosce vecchiaia
Il Metodo Kominsky è il nuovo gioiellino che ci ha regalato Netflix, e l’ennesima dimostrazione di come cinema e televisione sia due mondi coesi che insieme lavorano meglio.
Sul nostro piccolo schermo di casa gustiamo un dramedy sulla terza età vista dal punto di vista maschile; dopo Grance and Frankie, la coppia di arzille vecchiette con protagonista Jane Fonda, adesso troviamo Michael Douglas (Wall Street, 2010) e Alan Arkin (Little Miss Sunshine, 2006), due premi Oscar che interpretano rispettivamente Sandy Kominsky e Norman Newlander.
Siamo a Hollywood, ma non vediamo corpi sodi, capelli al vento e occhiali specchiati; ci troviamo di fronte due simpaticissimi anziani alle prese con il tempo che passa, con i problemi alla prostata e le inevitabili perdite delle persone care.
Il pretesto che dà il via all’azione è la morte di Eileen (Susan Sullivan), la moglie di Norman, gravemente malata di cancro; questo permetterà ai due amici di legarsi ancora di più e di essere l’uno il “bastone” della vecchiaia dell’altro.
Sandy Kominsky è un attore hollywoodiano in declino, forse per l’età forse perché non era poi così tanto talentuoso, ma che ha deciso di continuare a vivere della sua passione: la recitazione. Seguendo il motto di “chi sa fare fa chi non sa fare insegna” decide di gestire un corso di recitazione, ovvero il Metodo Kominsky.
Com’è nata l’amicizia fra Sandy e Norman? A Hollywood forse è il modo più banale, ma Norman era ed è l’agente di Sandy. Eppure, nella vita privata è quasi l’opposto. Dopo la morte della moglie, Norman accusa la perdita e la vicinanza di Sandy è fondamentale per mantenere la normalità, sconvolta non solo dal lutto, ma dal ritorno in città di Phoebe la figlia di Norman ed Eileen, una quarantenne tossicodipendente ed egocentrica che fa d tutto per peggiorare la situazione di Norman.
Phoebe è interpretata da una poco credibile Lisa Edelstein che conosciamo bene nei panni di Lisa Cuddy in Dr. House Medical Division. Sarà proprio a causa del personaggio così forte che interpretava che in questi panni non riesce a essere credibile.
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Il Metodo Kominsky si presenta come una mini serie dramedy dove la vecchiaia viene trattata sempre col sorriso e dove anche i momenti che dovrebbero essere drammatici restano sempre in superficie, ad esempio il funerale di Eileen è un party in cui si canta Lady Marmelaid e Barbara Streisand e dove la figlia della defunta si mette al centro dell’attenzione denigrando la madre. Oppure ci troviamo un urologo (interpretato da Danny De Vito) che paragona le fasi del cancro agli animaletti: lumaca, tartaruga e coniglio.
Sembra che così facendo, Il Metodo Kominsky, non sappia affrontare le questioni più profonde della vita e che quindi ci passi su solo con la risata, da sempre un efficace metodo catartico.
Michael Douglas e Alan Arkin ricoprono perfettamente i ruoli di Sandy, amante della vita e delle belle donne che non accetta la vecchiaia, e il suo manager Norman, apparentemente più responsabile e assennato che però rivelerà un crollo psicologico che invece sarà Sandy a stabilizzare.
La serie è firmata Chuck Lorre, famoso per Due Uomini e mezzo ma soprattutto per The Big Bang Theory. Da Chuck Lorre quindi ci si aspetta una sceneggiatura forte e sicuramente con una traccia comedy. Stavolta l’esperimento è più che riuscito ma sarebbe stato opportuno che il drama fosse stato sviluppato meglio perché avrebbe avuto un quid in più.
Per Lorre, Il Metodo Kominsky è il secondo lavoro che fa per Netflix, il precedente Disjointed è non è stato un top di gamma per la piattaforma streaming, ma con questa è sicuramente riuscito ad alzare l’asticella.
Anche registicamente, Il Metodo Kominsky si mantiene su uno stile completamente comedy: campi medi o larghi, scarsissimo uso di primi piani, jingle musicali e soprattutto il minutaggio di 20/30 minuti. Ciò che invece lo rende diverso dalle solite sitcom è il numero di puntate per stagione che si ferma a solo 8 episodi.
Il Metodo Kominsky, nonostante vanti un cast stellare e uno sceneggiatore affermato, sembra quasi che Netflix la tratti come una piccola chicca del suo catalogo, relegata ad un pubblico di nicchia. O forse, il motivo per il quale non ha avuto una buona campagna promozionale è che si aveva paura potesse essere un altro fallimento per Chuck Lorre e che non poteva ricadere su Michael Douglas e Alan Arkin.
Alla luce di questa prima stagione, Il Metodo Kominsky si è rivelata una seria fresca e piacevole, comedy ma non troppo che segue le amabili vicende di due personaggi e attori perfettamente credibili.
Restiamo in trepidante attesa di una seconda stagione.
La Recensione
Il Metodo Kominsky
Il Metodo Kominsky è una serie dramedy piacevole che tratta di un argomento tabù come la vecchiaia vista dagli uomini. Michael Douglas e Alan Arkin ci regalano un'interpretazione impeccabile.
PRO
- Tema originale
- Episodi brevi
- Cast stellare
- dramedy
CONTRO
- Poca valorizzazione del drama
- Regia standard