Siamo a cavallo tra il 1800 e il 1900, immersi nelle campagne inglesi verdi e bucoliche. È qui che è ambientata la serie televisiva Downton Abbey, e di conseguenza anche il film che quest’anno ne è stato tratto, uscito il 24 ottobre e diretto da Michael Engler. Per la gioia dei fan, la grande maggioranza degli attori del cast originale della serie riprende il proprio ruolo, compresa l’amatissima Maggie Smith nei panni di Lady Violet, l’arzilla matriarca dalla battuta sempre pronta.
I protagonisti sono ancora una volta gli aristocratici Crawley e le loro vicissitudini, che coinvolgono anche tutto il personale che si occupa della tenuta di Downton. La storia riprende dalle vicende raccontate nell’ultima puntata della sesta stagione, uscita nel 2015 (sei stagioni, tra il 2010 e il 2015, per un totale di 52 episodi), ma è abbastanza comprensibile anche senza conoscere tutta la trama degli episodi precedenti. La storyline principale è semplice: i nobili si trovano a dover accogliere la famiglia reale (re Giorgio V e consorte) nella loro dimora, e questo causerà non poco scompiglio e agitazione.
La famiglia reale a Downton! Che fare?
La servitù viene informata e comincia a fantasticare su come sarà veder girare per casa re Giorgio e la sua regina. Quando si avvicina il fatidico giorno, la situazione diventa più complicata. Infatti, Downton viene invasa dallo staff dei reali, che comincia a dare direttive a destra e a manca; scegliendo come gestire la casa, le cucine e tutto il ménage familiare. I Crawley si ritrovano quindi impossibilitati a decidere, e vedono i loro domestici umiliati da quelli di Buckingham Palace. Come se non bastasse, Lady Mary (Michelle Dockery) è convinta che il loro maggiordomo, Thomas Barrow (Robert James-Collier), non sia in grado di gestire con successo un evento così importante. Decide quindi di richiamare per l’occasione il maggiordomo di sempre, il signor Carson (Jim Carter).
Anche Lady Violet (Maggie Smith) è preoccupata per la visita reale, che porterà all’arrivo di Lady Maud Bagshaw (Imelda Staunton), dama di compagnia della regina e cugina stretta di Robert, padrone di casa. Violet teme che Maud voglia lasciare tutti gli averi alla sua dama di compagnia, a cui sembra molto legata anche se non è chiaro il motivo. All’agitazione per i preparativi e al disaccordo dei dipendenti di Downton, che desideravano avere più voce in capitolo, si unisce un problema. La possibile presenza in casa di un assassino intenzionato a compiere un attentato alla vita di re Giorgio V. Riuscirà la servitù a cacciare gli invasori e accogliere al meglio re Giorgio V e la sua famiglia, evitando che il re venga ferito proprio in casa loro?
Cos’è davvero una casa
Per tutti Downton è un’istituzione, una famiglia per la servitù e un rifugio sicuro. Quando Lady Mary spiega alla nonna che sta faticando sempre più a provvedere alle spese, le confessa di aver pensato di vendere la tenuta. La nonna Violet però la invita a pensarci bene: Downton Abbey non è solo una casa, ma il cuore della comunità. Un punto di riferimento per la servitù, ormai al servizio dei nobili da molto tempo, e per gli abitanti della zona, che vedono la magione come un esempio di nobiltà, rispetto e condivisione. Perché una casa non rimane solo cemento e mattoni, se è riempita di persone, affetto, storia. Generazioni di una stessa famiglia hanno attraversato i suoi corridoi, ed è stata teatro di momenti di gioia, di malinconia.
Ma spingiamo la nostra riflessione ancora più in là: e se Downton fosse, in senso astratto, la “casa” dei fan che amano la serie, e quindi anche il lungometraggio? Una storia e i suoi personaggi come luogo sicuro, una musica che porta subito la mente a quel momento preciso, a quell’episodio che abbiamo vissuto insieme ai protagonisti. La porta d’ingresso della tenuta che ci fa ripensare a tutte le emozioni provate. E possiamo davvero considerare Downton Abbey finzione, se è riuscita a farci provare sentimenti reali? Ecco perché amiamo così tanto le serie e il cinema: ci permettono di provare qualcosa, entrare in empatia con gli altri e, perché no, visitare mondi sconosciuti dimenticandoci per un po’ del nostro.
Parliamo un po’ di tecnica
Per parlare della recensione del film di Downton Abbey, non possiamo non iniziare dalla splendida fotografia, a cura di Ben Smithard. Campi lunghi che mostrano le distese verdi della campagna inglese, tra vegetazione rigogliosa e delicati edifici in mattoni dal sapore vittoriano. Giochi di luci ed ombre che avvolgono i mobili e l’arredamento degli interni, elegante e discreto. Anche i costumi giocano una parte fondamentale nella storia della serie, e di conseguenza del film. Si adattano al periodo storico, all’estrazione sociale e all’età dei personaggi, e compiono un percorso nello stile modaiolo del XX secolo. Per quanto riguarda poi le inquadrature sugli attori, troviamo molti primi piani sui visi, per catturare le emozioni e gli stati d’animo. Non dimentichiamo la colonna sonora firmata da John Lunn, che permette allo spettatore di immergersi nelle atmosfere ovattate della tenuta, già conosciute.
Parlando di sceneggiatura, lo sceneggiatore Julian Fellowes scrive una storia lineare e semplice, ovvero l’arrivo della famiglia reale a casa Crawley che si conclude con un grande ballo. Però le molteplici storylines sono poco approfondite e solo accennate, nel tentativo di condensare tante piccole trame complesse, adattate dal format della serie tv a un prodotto fatto per il cinema. Il risultato è una quantità notevole di personaggi solo abbozzati e a volte con storie poco rappresentative e coinvolgenti. I tempi comici di Lady Violet poi, amatissima dai fan della serie, qui sembrano leggermente forzati ed eccessivi.
A chi può piacere il film di Downton Abbey
Non c’è nemmeno il bisogno di dirlo: tutti i fan della serie ameranno questo nuovo capitolo della famiglia Crawley, perché si sono affezionati alle ambientazioni, alle atmosfere e ai protagonisti. Anche gli amanti dei film in costume, dell’Inghilterra del 1800 -1900 e delle storie romantiche e drammatiche troveranno di certo elementi interessanti. Essendo presenti diverse storie parallele che si intrecciano tra loro, chi è curioso di seguire trame più articolate pure senza confondersi tra mille sotto-trame complicate, apprezzerà la proposta del regista. In conclusione, possiamo dire che si tratta di un film che sicuramente celebra il successo di una serie entrata nel cuore di molti, e permette di rilassarsi per qualche ora immersi in un sofisticato “british mood”. Senza aspettarsi un capolavoro della cinematografia.
E tu hai visto il film? Ti è piaciuto o credi che avrebbero potuto fare di meglio / non ce ne fosse bisogno? Scrivicelo nei commenti!
La Recensione
Downton Abbey
Ritroviamo le atmosfere e i personaggi che hanno popolato la serie tv, ma nonostante le bellissime colonna sonora e fotografia, il film risulta un po' debole dal punto di vista della trama.
PRO
- Fotografia
- Colonna sonora
- Un omaggio a tutti i fan della serie tv
CONTRO
- Sceneggiatura banale e sotto-trame non sempre riuscite