Il documentario di Jovanotti ripercorre il suo viaggio in bici da Santiago del Cile a Buenos Aires, che ha svolto tra gennaio e febbraio del 2020. “Non voglio cambiare pianeta”, questo il titolo del viaggio-documentario. E’ articolato in sedici puntate ed è stato lanciato venerdì 24 aprile 2020 sulla piattaforma digitale Rai, RaiPlay.
Il viaggio di Lorenzo Cherubini
Dopo il Jova Beach Party, con circa 20 tappe di tour organizzati in tutta Italia, in cui si ballava, si cantava e si prendeva il sole dalle tre del pomeriggio fino a notte fonda, Jovanotti ha deciso di prendere una pausa, e un momento tutto per sé.
Ha deciso di passare dalle spiagge inondate di persone, ai paesaggi deserti lungo la Panamericana. Un mese di viaggio, la sua fedele bici (con cui ha già intrapreso in passato molti viaggi avventurosi) e la solitudine lungo le strade deserte, da Santiago del Cile a Buenos Aires, prenotando solo il pernottamento della prima e dell’ultima tappa. Vediamo qui un Jovanotti inedito, che si sveglia prima dell’alba, che pedala almeno dieci ore al giorno, ustionato dal sole, che dorme in posti improbabili e quasi sempre in solitudine.
Quasi sempre perché, per un tratto di circa una settimana, attraversa le Ande con Augusto Baldoni, il suo amico di Forlì dove ha un negozio di biciclette. Quando Augusto termina la sua esperienza, i due amici cercano di tirare le somme senza chiudere nessun cerchio, come ci dice Jova:
“È una cosa bellissima, ed è anche un’indagine per me. Capire come reagisce il corpo e lo spirito, perché io sto facendo una ricerca sullo spirito. Non è il momento di trarre conclusioni questo, non sarà mai il momento di trarre conclusioni, le conclusioni non servono a niente. È solo il viaggio che conta, non si arriva da nessuna parte. Quello che scopri è che abbiamo delle risorse incredibili, e che siamo esseri più selvatici di quello che pensiamo”.
Dopo la partenza di Augusto, Jovanotti prosegue in solitaria fino alla capitale Argentina, Buones Aires.
Il tutto, è documentato dalle riprese fatte dallo stesso Jovanotti, con il suo iPhone e una piccola GoPro posizionata sul manubrio della sua bicicletta.
Con questi due strumenti, Lorenzo Cherubini ha realizzato 60 ore di girato, delle sue 400 ore di pedalata. Le intenzioni iniziali non erano cinematografiche, ma personali. Una volta rientrato a casa, però, in accordo con RaiPlay il cantautore ha deciso di ricavarne un docu-trip.
Perché guardare un docu-trip ora che non è possibile viaggiare
Vale la pena guardare questo docu-trip, come lo stesso Jovanotti lo ha definito, per moltissimi motivi. Le sedici puntate sono brevi, non superano mai i venti minuti l’una, ma piene di spunti: attraverso i suoi occhi, Lorenzo Cherubini ci mostra terre incontaminate, paesaggi selvatici, la meraviglia di animali in libertà, cita Neruda, ci racconta della mail che gli mandò Tiziano Terzani, e ci fa anche molto ridere, tra balletti improbabili e vaneggiamenti da solitudine.
Affronta temi molto importanti, come la natura:
“Il pacifico è gigantesco, e comunque anche sulle spiagge più incontaminate si incontra un sacco di merda che arriva dal mare, di plastica, boe, frammenti di bottiglie. Questa è veramente una tragedia, che va assolutamente fermata. Va fermata perché non era così, o forse ci facciamo più caso adesso. È veramente un crimine. Mi torna in mente quella poesia di Neruda che dice non voglio cambiare pianeta, nel senso che le cose le voglio fare bene qui, perché questo pianeta è un dono, è un miracolo”.
O come la libertà più pura, che scaturisce spesso dallo stare soli per molto tempo:
“Perdonate questo ciclista-cantante, ma andare in giro pedalando da solo, lungo queste strade circondato dai cactus, dalle vigne, da un verde psichedelico gonfio di vita ti fa venire in mente dei pensieri che non faresti mai, che ti vergogneresti anche di pensare nella vita normale. Ma qui mi è concesso, e non solo mi è concesso, sono qui apposta”.
Insomma, in estrema leggerezza, Jovanotti ci regala con questo docu-trip degli importanti spunti di riflessione, non dando risposte ma facendo molte domande. Altresì, in un momento difficile come questo che il mondo sta vivendo, rinchiuso quasi ovunque in casa a causa del Covid-19, ci ricorda che per viaggiare non serve prendere un aereo o un treno, si può fare viaggiare anche stando dentro ad una stanza, perché non smetteremo di cercare la felicità, e la felicità è già essa stessa movimento.
La Recensione
Non voglio cambiare pianeta
Il documentario di Jovanotti ripercorre il suo viaggio in bici da Santiago del Cile a Buenos Aires, fruibile sulla piattaforma digitale RaiPlay. Il viaggio ci porta alla scoperta di importanti riflessioni, oltre che paesaggi.
PRO
- Spunti di riflessione, divertimento e leggerezza.
CONTRO
- Riprese amatoriali, non molti colpi di scena.