L’uomo che combatte con la potenza inarrestabile della Natura è sempre un tema estremamente interessante, in grado di far riflettere tanto e profondamente, in grado di porci inesorabilmente di fronte alla nostra piccolezza di esseri umani, che non siamo niente se paragonati a tutta quella meraviglia, a quella forza disarmante, di fronte alla quale dovremmo sono inchinarci, e deporre le armi.
Ma l’uomo è anche testardo, ferocemente attaccato alla vita, e cerca in ogni modo di non lasciarsi assoggettare dall’inospitalità della Natura, tentando di dominarla, e di dimostrarsi ancora una volta il più forte, che si sa che la vita è tutta una gara di forza – oltreché di bellezza – continua.
Una storia reale
È proprio in tale lotta perpetua che si incunea la storia del capitano danese Ejnar Mikkelsen (interpretato da Nicolaj Coster-Waldau, il Jaime Lannister de “Il trono di spade“) e dell’ingeniere macchinista Iver Iversen (interpretato da Joe Cole, il John Shelby di “Peaky blinders“), protagonisti sì di un film, ma anche persone vere.
Ejnar e Iver infatti sono realmente esistiti, in quanto il film si ispira sulla loro storia tratta dal romanzo “Two against the ice“, scritto dallo stesso Ejnar.
Nel 1909, il Capitano Mikkelsen giunge con un manipolo di uomini fidati a bordo di una nave chiamata Alabama a Shannon, un’isola disabitata della Groenlandia. Da qui parte insieme ad un solo uomo, il sopracitato Iversen, all’esplorazione dei ghiacci, con l’intento di testimoniare che la Groenlandia sia un territorio unico, compatto, e dunque non possibilitato ad essere rivendicato dagli Stati Uniti che pensavano fosse formata da due porzioni distinte di terra separate dal canale di Peary, come sostenuto dall’esploratore americano Robert Peary, lo scopritore del canale al quale ha attribuito il proprio nome.
Mikkelsen ed Iversen ne attraversano tante, insieme. Dalla perdita di metà delle provviste alimentari in seguito ad un incidente con la slitta, all’attacco di un orso polare, fino a non poter più fare affidamento sui cani e dover pertanto proseguire per più di 300 km totalmente a piedi.
Tuttavia, fortunatamente questo “viaggio della speranza” ha comunque i suoi frutti, perché i due riescono a trovare la prova di cui sono alla ricerca, ovvero che la Groenlandia è effettivamente un territorio unitario. A questo punto, ai due uomini non resta che tornare indietro dai proprio compagni e poi a casa, vittoriosi.
Ma una volta tornati alla base, non è la gioia, quella con cui vengono accolti: solo il silenzio, e la solitudine, perché l’Alabama, e i suoi uomini con essa, se n’è andata, lasciandoli lì, a se stessi, con a disposizione solo una casa di fortuna realizzata da parte del legno della nave e un po’ di provviste.
Ricomincia così per Mikkelsen ed Iversen un ulteriore viaggio più mentale che fisico, questa volta, in cui devono cercare di resistere, di non impazzire, e soprattutto di non perdere la speranza.
Un film che si prende il giusto tempo
“Against the ice” è un film che procede lento, prendendosi tutto il tempo necessario per permettere allo spettatore di acquisire familiarità con i paesaggi mostrati – la maggior parte delle volte infinite distese bianche che fan perdere lo sguardo e confondono i pensieri -al fine di catturarlo e di trascinarlo lì, tra tutta quella neve, insieme a quei due caparbi uomini.
I dialoghi tra i personaggi – soprattutto tra Mikkelsen ed Iversen, dato che il film si incentra per più della metà buona della sua durata esclusivamente su di loro – sono essenziali, non troppo lunghi e non troppo corti: fanno capire ciò che vogliono intendere senza inutili giri di parole.
Ejnar Mikkelsen: personificazione del senso di colpa ambivalente
Il tema principale dell’opera, oltre al già precedentemente nominato rapporto/lotta uomo/natura, è il senso di colpa ambivalente.
Ambivalente perché? Perché è quel tipo di senso di colpa che non cessa mai, che domina l’animo qualunque cosa si faccia. Così è per Mikkelsen, lui che ha una compagna che ama e che lo ama, a casa, ma con la quale non riesce a stare evitando di partire per quella spedizione tra i ghiacci che è consapevole probabilmente non lo riporterà mai più da lei, o se lo farà chissà quanti anni dopo. Questo avviene perché è dominato dalla colpa dettata dal senso di inutilità che lo pervade, e che smuove il suo animo al punto di fargli considerare necessario e doveroso il dare un significato alla vita di coloro che prima di lui hanno cercato di carpire la vera natura della Groenlandia, morendo per essa.
Ma allo stesso tempo, una volta sperduto tra tutta quella neve, si sente nuovamente in colpa: avrebbe dovuto pensare di più alla compagna, e starle più vicino, evitando di obbligarla per così tanto tempo all’abitudine della sua assenza.
Ecco il senso di colpa ambivalente, dunque, che porta Mikkelsen a sragionare, ad avere allucinazioni, a divenire paranoico al limite del violento.
Iver Iverson: un uomo buono
Per contro, Iversen è invece una figura buona, che trasmette pace e serenità solo a guardarlo. Nonostante sia totalmente inesperto della vita tra i ghiacci – quella è infatti la sua prima spedizione – Iverson si mostra sempre positivo ed ottimista. Non perde mai la speranza di poter sopravvivere ed essere salvato – o se la perde non lo dà a vedere -, è sempre dolce, gentile e premuroso con il capitano Mikkelsen, a cui da del Voi fino alle fine, nonostante il rapporto di ancor più che fratellanza creatosi inevitabilmente tra i due, vittime di un destino comune e lottatori insieme di una battaglia che sembra già persa in partenza.
Anche quando Mikkelsen accusa, insulta e aggredisce Iversen, quest’ultimo non si ribella, non sbotta, non reagisce: accetta tutto e gli perdona ogni cosa, perché si fida del suo Capitano, e perché gli vuole bene, nonostante inizialmente lo conosca da davvero pochissimo tempo.
Iversen è l’unico che crede ciecamente a Mikkelsen, al contrario degli altri membri dell’Alabama.
Un film consigliato
“Against the ice” è dunque un film intenso, lento ma non noioso, che fa venire freddo solo a guardarlo (il che vuol dire che è fatto bene): consigliato agli amanti della Natura impervia e feroce, agli avventurieri e ai caparbi, e soprattutto a chi vuole apprendere, in poco più di un’ora e mezza, una storia di riscatto, coraggio e intraprendenza che al giorno d’oggi si conosce troppo poco.
E, a fine film, credo sia necessario prendersi un po’ di tempo per pensare ai veri Ejnar Mikkelsen e Iver Iversen, e in generale a tutti gli uomini di ogni epoca e luogo che a modo loro hanno caparbiamente lottato e vinto contro la Natura, ma sempre con rispetto e devozione per essa, che è da questo che si vede il vero campione.
E tu hai visto Against the Ice? Fammi sapere cosa ne pensi attraverso i commenti.
La Recensione
Against the ice
Un film che pone la propria attenzione sull'eterna lotta uomo-natura, che fa riflettere e permette di conoscere la vera storia di due grandi, coraggiosissimi uomini.
PRO
- Intenso e reale
- Paesaggi mozzafiato
- Basato su una storia vera
CONTRO
- Talvolta un po' lento (ma non noioso)