All Day and a Night è disponibile da ieri su Netflix ed è il debutto alla regia del co-sceneggiatore di Black Panther Joe Robert Cole.
Inizia con un doppio omicidio scioccante. Questo fatto ci porta poi alla dichiarazione – fatta in tribunale – della mamma di una delle due vittime, che chiede una spiegazione all’aggressore.
La sequenza ci fa riflettere sul mistero centrale del film: perché Jahkor (Ashton Sanders di Moonlight e The Equalizer 2 – Senza perdono), il giovane che sta seduto di fronte a lei con gli occhi bassi, ha ucciso due persone che conosceva a malapena? “Questo è tutto ciò che voglio sapere”, supplica la donna. “Perché?”
Come molti dei vari tradimenti e colpi di scena che si verificano nel corso del film, la risposta a questa domanda risulta in qualche modo meno convincente di quanto dovrebbe essere. Ma il modo in cui Cole stringe, manipola e gioca con queste situazioni e il tempo è assolutamente affascinante.
Il tempo è la forza centrifuga del film. Trascina i personaggi verso il basso, tenendoli bloccati nelle loro situazioni di povertà e/o carcerazione.
Il trauma infantile di Jahkor è costantemente ripreso, sia attraverso i flashback (Jalyn Hall lo interpreta da bambino) e sia nel suo presente. Mentre è quasi arrivato alla casa della persona che dovrà uccidere, vede tre ragazzi che ballano e giocano in un cortile. Mentre pedala su una bicicletta per affrontare con rabbia la sua ragazza incinta (Shakira Ja’nai Paye), viene raggiunto da altri bambini in bicicletta; per un breve momento, sembra proprio il ritratto dell’innocenza giovanile della California. Uno scorcio di una vita più felice che sembra vivida e penetrante come un ricordo. Ho adorato quella scena.
All Day and a Night è al tempo stesso un thriller crime, un dramma ambientato in carcere e una storia per adulti, avvolta in una cupa meditazione sull’identità maschile nera.
Jahkor è un uomo di poche parole ma manda sguardi e fa gesti eloquenti; da tempo ha imparato a interiorizzare il suo dolore.
Porta avanti un monologo interiore ricorrente, incentrato sullo spaccio, sulle guerre di strada, sul razzismo e sull’incarcerazione di massa. La morte può essere rapida e sconvolgente come un proiettile e tanto lenta quanto una pena detentiva. I due amici più cari di Jahkor sembrano rappresentare due risposte opposte: l’astuto TQ (Isaiah John) si dedica al crimine, trascinando spesso Jahkor con lui, mentre il più ottimista Lamark (Christopher Meyer) cerca di scappare da quella vita.
“La schiavitù ha insegnato ai neri come sopravvivere ma non come vivere”, mormora Jahkor in un voice-over, e ciò che vediamo sullo schermo – immagini scattate con agile grazia da Jessica Lee Gagné – confermano questa affermazione con una tristezza spietata. La sfida per Cole e i suoi abili collaboratori è stata quella di catturare questa dolorosa realtà.
E per la maggior parte del film, nonostante lo strano barlume melodrammatico o la linea di dialogo troppo ridondante, ci riescono. La performance ipnotizzante di Sanders non ci aiuta a definire Jahkor come vittima o cattivo. Sta a te scegliere come identificarlo.
Ma più che essere una semplice vetrina per la violenza, All Day and a Night presenta con autorità intima e devastante i tristi rituali che circondano la morte e la povertà nella classe di colore.
Ciò che ti resta non è tanto il motivo per cui Jahkor ha fatto quello che ha fatto ma i dettagli quotidiani che lo hanno spinto verso quel gesto: quei dolori e ingiustizie quotidiane che lo hanno reso prigioniero ben prima che fosse rinchiuso in carcere.
La Recensione
All Day and a Night
Ashton Sanders è misterioso, meditabondo e complesso, simile al suo personaggio in Moonlight. Quella di All Day and a Night è una storia molto ben raccontata e il regista usa sapientemente i flashback per aiutarci a capire la non facile identità del personaggio. Ciò che ti resta non è tanto il motivo per cui Jahkor ha fatto quello che ha fatto ma i dettagli quotidiani che lo hanno spinto verso quel gesto: quei dolori e ingiustizie quotidiane che lo hanno reso prigioniero ben prima che fosse rinchiuso in carcere.
PRO
- Storia ben raccontanta
- I personaggi sono ben rappresentati
CONTRO
- Forse sono presenti troppi Cliché