Alle scuole medie il professore ci aveva fatto leggere il Diario di Anne Frank. Era stato il mio primo incontro con la storia toccante di questa ragazza che aveva vissuto di persona le atrocità del regime nazista. Già da subito la sua storia riuscì ad interessarmi e, quando visitai per la prima volta un campo di concentramento, rimasi scioccato dall’aura di distruzione che si percepiva lì attorno. Penso che il Diario di Anne Frank riuscì a collegarmi molto bene a quella realtà che stavo vivendo nel campo di concentramento nazista. Riuscirà il film Anne Frank, la mia migliore amica, disponibile dal 1 febbraio 2022 su Netflix, a farmi vivere le stesse emozioni del diario di Anne Frank? Te lo dirò nelle prossime righe di questa recensione.
Anne Frank, la mia migliore amica (Mijn beste vriendin Anne Frank in olandese) è un film drammatico olandese del 2021 di Ben Sombogaart, che ha diretto il film Twin Sisters nel 2002. Anne Frank, la mia migliore amica ha vinto il Golden Film Award nell’ottobre 2021 e segue le vite di due grandissime amiche: Hannah Goslar e Anne Frank durante lo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel cast troviamo Aiko Beemsterboer, Josephine Arendsen, Roeland Fernhout, Lottie Hellingman e altri in vari ruoli. Scritto da Marian Batavier e Paul Ruven, il film ha una durata di circa 1 ora e 45 minuti. L’audio del film è un mix tra italiano e olandese ma, eventualmente, lo spettatore può optare per i sottotitoli in italiano.
Il film Anne Frank, la mia migliore amica non si basa sul diario di Anne Frank ma su un altro romanzo: “Memories of Anne Frank: Reflections of a Childhood Friend” scritto da Alison Leslie Gold.
Il film ci aiuta a non dimenticare le atrocità disumane inflitte agli ebrei dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Questa ambientazione rende Anne Frank, la mia migliore amica molto commovente. Ci sono rappresentazioni di torture, umiliazioni e omicidi a sangue freddo che potrebbero diventare emotivamente pesanti per alcuni spettatori. La storia è narrata dal punto di vista di Hannah che, mentre trascorre le sue giornate nel campo di concentramento, ricorda la sua migliore amica d’infanzia Anne. La narrazione continua a spostarsi dall’oscuro e umido campo nazista alla luminosa e soleggiata Amsterdam.
Una delle maggiori delusioni del film è il ritratto di Anne Frank. Il film, nel tentativo di aggiungere il luccichio della giovinezza e del periodo prebellico, ha talvolta trasformato Anne in una ragazza molto fastidiosa, cattiva e viziata. La sceneggiatura del film è poco sviluppata. La dedizione di Hannah all’amicizia di Anne a volte è motivo di pietà, soprattutto quando le stesse emozioni non sono ricambiate da Anne.
Anne Frank, la mia migliore amica approfondisce la natura del controllo praticato dai nazisti. Trattavano i prigionieri come insetti, li uccidevano ogni volta che volevano e provavano un grande piacere nel vederli morire nelle circostanze più terribili. Ma il film è anche una storia che eleva la resistenza dello spirito umano. È una storia di coraggio e resilienza, ma soprattutto di speranza. Josephine Arendsen, che ha interpretato Hannah, è un piacere da guardare e porta il film a un livello superiore ogni volta che la sceneggiatura fallisce. Gli altri personaggi mancano di profondità, creando un forte “Mah” nella testa dello spettatore. Penserai tra te: “ma che peccato, avrebbero potuto sfruttare meglio questa occasione.”
Ciò che ho apprezzato particolarmente è la ricostruzione storica dei momenti trascorsi da Hannah e Anne nel campo di concentramento. Dopo un viaggio orrendo durato circa 3 giorni, Anne e Margot (sua sorella) arrivarono al campo di concentramento di Bergen – Belsen. Il cibo non c’era e qualche giorno dopo l’arrivo di Anne e Margot, nel campo si scatenò una tempesta in grado di distruggere la tenda dove dormivano Anne e la sorella. Hannah, rispetto ad Anne, si trovava in una parte del campo più tranquilla, tant’è che fu sopranominata il “Lager delle stelle”, dove sostavano le persone che venivano scambiate con altri ufficiali tedeschi prigionieri altrove. Hannah trova Anne che le confessa che non ha più i suoi genitori. Probabilmente la presenza del padre avrebbe potuto aiutare Anne e Margot a sopravvivere, confessa Hannah subito dopo. Anne e Margot si ammalarono purtroppo di un’epidemia di tifo petecchiale e morirono prima della liberazione.
Oggi a Bergen – Belsen, si possono vedere delle piccole colline verdi e, in ognuna, è presente una fossa comune. Là si trovano anche i resti di Anne Frank. Una dolce bambina che disse: “Odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà anche noi, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che torneranno l’ordine, la pace, la serenità.”
Scusate se mi sono dilungato con la storia di Anne, ma ho apprezzato tantissimo il modo in cui il film sia riuscito a far rivivere gli incontri finali e strazianti tra Hannah e Anne. Per questo motivo, nonostante i difetti, ho deciso di dargli 6.
E tu hai visto Anne Frank, la mia migliore amica? Fammi sapere attraverso i commenti cosa ne pensi di questo film.
La Recensione
Anne Frank, la mia migliore amica
Anne Frank è un nome familiare in tutto il mondo. La gente conosce la sua storia. Il film, invece di aggiungere una nuova prospettiva, lavora con elementi già noti alla maggior parte degli spettatori. Anne è ritratta come una bambina fastidiosa, cattiva e viziata. E Hannelie è così ossessionata da Anne, che a volte ti fa sentire a disagio. A parte la rappresentazione schiacciante dell'anima della tirannia nazista, non esiste un vero componente emotivo. La relazione tra Anne e Hannah sembra a volte superficiale e decisamente pretenziosa. La parte del film che ho preferito è l'ultimo atto, dove Hannah racconta i suoi ultimi incontri con Anne Frank. Nonostante i difetti è un film che ci aiuta a non dimenticare cosa succede quando un gruppo opprime un altro.
PRO
- Bella storia di amicizia
- Rappresentazione schiacciante dell'anima della tirannia nazista
CONTRO
- Poteva raccontare qualcosa di diverso
- Il personaggio di Anne è a tratti odioso
Ho letto la sua recensione e condivido il suo pensiero di perplessità, sulla figura nel film di Anna Frank. Anche per me, che da adolescente ho conosciuto Anna Frank attraverso il suo diario, il vederla rappresentata così inconsueta mi ha creato nella testa un grosso Mah. Ricordiamo che la cultura ebraica è di studio dalla primissima infanzia e Anna Frank dalle proprie parole del suo diario risulta una ragazza intelligente profonda e adulta per la sua età. Ho temuto che rappresentare Anna così irriverente e birichina fosse per chi non la conoscesse, l’identità reale.
Poi nel film ho viaggiato nella amicizia tra le due ragazze, in un flashback continuo tra il caldo del benessere la luce della serenità e la desolazione della morte, del lager. Il film a mio avviso affronta con serietà il tema della Shoah con un linguaggio filtrato attraverso un argomento conosciuto da tutti e sempreverde negli anni: l’adolescenza e l’amicizia adolescenziale. Penso alle giovani generazioni che si approcciano alla conoscenza della realtà attraverso le immagini più che con contenuti verbalizzati.
Ci ripetiamo spesso che ricordare la Shoah è vitale per evitare che orrori come questi si ripetano e quanto sia pericoloso dimenticare quando anche i superstiti non saranno più a testimoniare. Credo però che i superstiti e i loro discendenti, attraverso le loro testimonianze, aiutino gli artisti a rinnovare la memoria con nuove opere artistiche che hanno il grande privilegio per le generazioni che verranno, sia di contestualizzare che ricordare e assumere la realtà della Shoah.
Mi pare che il Regista tra i tanti argomenti affrontati nel film, si sia posto anche l’obiettivo di comunicare Anna Frank ai giovani e credo che abbia operato con riflessione e grande attenzione nei confronti di questa giovane Ebrea e la tragica realtà che l’ha circondata. E’ dovuto ma non scontato. E per questo, per il suo rispetto, lo ringrazio.
Marinella
Bellissima osservazione cara Marinella, ci è piaciuto molto il tuo commento 🙂