Sherlock Holmes e il Dottor Watson stanno per tornare.
Non solo sul piccolo schermo ma anche e soprattutto sul grande; certo non sarà un ritorno immediato ma a sette anni esatti dall’ultimo capitolo della saga firmata da Guy Ritchie, ora arriva la conferma ufficiale.
Terzo capitolo, un nuovo regista
Come abbiamo già detto, la conferma del terzo capitolo è ufficiale e arriva direttamente da “Hollywood Reporter”; la rivista ha poi sottolineato l’assenza dietro la macchina da presa di Guy Ritchie, che al momento sta ultimando la post-produzione del live action “Alladin” in uscita il prossimo anno.
Non si hanno notizie di nessun regista papabile, ma è già stato consegnato lo script, firmato da Chris Brancato, già sceneggiatore di “Narcos”.
Di sicuro torneranno i due protagonisti: Robert Downey Jr. nei panni di Sherlock e Jude Law in quelli di Watson; proprio gli impegni dei due inarrestabili attori sarebbero alla base del continuo slittamento di questo terzo capitolo.
Negli ultimi 10 anni, Downey è stato sempre più assorbito dal Marvel Cinematic Universe: il suo Tony Stark/Ironman, figura centrale dell’universo creato da Stan Lee, è apparso nella maggior parte dei film e questo gli ha lasciato ben poco spazio per altri progetti.
Jude Law, allo stesso modo, è stato impegnato su moltissimi fronti, non ultimo, il set di “The young pope” di Paolo Sorrentino, che ha ribadito, semmai ce ne fosse stato bisogno, il suo status di fuoriclasse della recitazione. Inoltre è stato scelto per impersonare la versione giovane di Albus Silente nei prossimi capitoli di “Animali fantastici”.
L’uscita del terzo “Sherlock Holmes” è prevista per il Natale del 2020: per allora “Avengers4” sarà già um ricordo e il MCU si avvierà verso una nuova fase e la saga di J.K. ROWLING, il cui secondo capitolo è in usvita a Novembre, dovrebbe lasciare a Law il tempo e lo spazio per ritornare nei panni dell’iconico dottore.
Aspettative alte
I precedenti due capitoli hanno ampiamente superato, su scala mondiale, i 500 milioni di dollari e lo stile “Steam-punk” e il taglio ipercinetico adottati da Ritchie si sono rivelate le mosse vincenti per svecchiare un titolo che tutti davano per scontato (mosse che il regista inglese ha riciclato anche per “King Arthur” ma con risultati opposti).
Chiunque succederà a Ritchie nella regia, avrà l’onere di esaudire le (alte) aspettative create dai precedenti film.
A noi non resta che aspettare ancora un paio d’anni, ma siamo sicuri che nel frattempo ci saranno importanti novità.