Baghdad Central è una serie televisiva thriller inglese composta da sei episodi, disponibile su Sky Atlantic da gennaio 2021 e su Now Tv. La serie è ambientata in Iraq nei primi anni 2000 e racconta la storia di un padre e di una figlia scomparsa, diretta da Alice Troughton e scritta da Stephen Butchard, che prende ispirazione del romanzo di Elliott Colla.
La trama
È esattamente marzo del 2003, siamo in Iraq, e la prima puntata si apre subito con una scena al cui centro c’è una dei protagonisti della serie: si tratta di Sawsan, interpretata da Leem Lubany. È il compleanno di Sawsan, una giovanissima donna, ma lei non può ballare e divertirsi, in quanto sarebbe sconveniente farlo davanti allo zio e ad altri uomini di famiglia. La messa in evidenza di questo primo tratto culturale, ci riporta subito nella condizione di disagio in cui si trova la ragazza, e nel desiderio di libertà che attraversa la sua mente. La madre di Sawsan è morta, così come suo fratello, brutalmente ucciso in quanto oppositore di Saddam Hussein. È solo nell’arrivo delle truppe americane che la speranza di Sawsan si riaccende, la quale decide di sparire nel nulla per attuare il suo piano liberatorio.
Si apre così Baghdad Central, ed è al momento della scomparsa della ragazza che entra in scena il padre, Muhsin Al‑Khafaji, di cui veste i panni Waleed Zuaiter, un ex ispettore di polizia, che nel mettersi sulle tracce della figlia scomparsa scopre ben presto che Sawsan era diventata una traduttrice al servizio degli americani. Nel frattempo, Al‑Khafaji ha il dovere morale di occuparsi anche di un’altra figlia, Mrouj, l’attrice è July Namir, che versa in gravi condizioni di salute. Per Muhsin Al‑Khafaji la priorità è la salvezza delle proprie figlie, e il loro benessere, per cui sarà disposto a rischiare tutto quello che ha, addirittura a collaborare con quelli considerati come nemici, gli americani. Infatti, da questa collaborazione, trae due vantaggi: indagare da vicino le tracce di Sawsan, e permettere di ottenere le cure all’altra figlia, Mrouj.
Il contesto storico e culturale
Baghdad Central racconta la storia di un Paese complesso in un momento molto delicato, durante la guerra in seguito alla caduta del regime di Saddam Hussein. Gli americani rappresentano il futuro per alcuni giovani, come per Sawsan, ma rappresentano anche una minaccia per gli iracheni più tradizionalisti, in cui il predominio americano non viene visto come “liberazione”, ma come affermazione della propria forza. Schierarsi da un lato, anziché da un altro, è una scelta difficilissima, in un luogo in cui è complicato distinguere chi siano davvero gli oppressori.
A marzo del 2003, l’Iraq viene bersagliato dalla coalizione militare inglese e statunitense, e a nemmeno di un anno di distanza Baghdad non è altro che un cumulo di macerie, in cui ancora abitano e vivono le persone che con la guerra hanno poco a che fare, i civili. La guerra fa da sfondo, ma non è mai il tema principale della serie, servendo invece a contestualizzare la storia e le conseguenze che scaturiscono dai conflitti bellici. La fiducia è il primo aspetto che viene a mancare nel momento in cui le idee e le opinioni cambiano continuamente, e gli schieramenti non sono mai netti, e i confini labili. Ciò conduce a perdere la stabilità, anche emotiva, e a non sentirsi mai davvero al sicuro.
Riassume questo concetto di incertezza una delle scene finali, in cui Muhsin Al‑Khafaji si trova a difendersi dalle calunnie di un uomo che vede in lui, in quanto ex-poliziotto, la colpa della morte di alcuni membri della sua famiglia, e afferma:
“Siamo tutti colpevoli! Tutti quanti! Perché non abbiamo fatto niente, a parte sopravvivere. Io non ho fatto niente. Ho lasciato che i miei figli protestassero. Capisci che potrei ucciderti e non importerebbe a nessuno? Nessuno farebbe domande, o indagherebbe. Il tuo fascicolo verrebbe chiuso ancora prima di aprirlo. Per te non è cambiato niente. Continui a non avere un Paese. Noi non abbiamo un Paese. Abbiamo soltanto la colpa. Solo la colpa”.
Ed è proprio la colpa che i civili non hanno solo in quanto vivono in quella parte di mondo, che il film mette in evidenza.
Perché guardare Baghdad Central
Nella serie tv, nonostante il difficile contesto, assistiamo alla presa di due scelte forti: quella di Sawsan di lasciare tutto, compresa la sua famiglia, per inseguire il suo sogno di libertà; e quella di Al‑Khafaji di andare contro qualsiasi ideale e preconcetto, collaborando con gli americani, pur di salvare le sue figlie, dalla malattia e dalla paura. Entrambe le scelte sarebbero discutibili da un contesto esterno, ma non lo sono se entriamo dentro alla storia: prendere una decisione all’interno di un paese in guerra non è paragonabile a poter scegliere in un contesto di pace.
Un’altra tematica molto importante che la serie tv inglese affronta è mettere in gioco sé stessi al 100%, pur di salvare qualcun altro, andando oltre alle proprie idee e al proprio orgoglio, mescolando insieme visioni diverse pur di ottenere lo scopo.
Baghdad Central è sicuramente in grado di tenere col fiato sospeso, tra colpi di scena, intrighi e inganni inaspettati, attraverso una narrazione lenta ma capace di colpire nel segno.
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La Recensione
Baghdad Central
Baghdad Central è una serie tv ambientata in Iraq nel 2003, e racconta la storia di un padre disposto a tutto pur di ritrovare sua figlia, scappata per inseguire un sogno di libertà.
PRO
- Bellissima fotografia e nel complesso una appassionante narrazione.
CONTRO
- I primi due episodi sono molto lenti e servono solo a contestualizzare il racconto, che entra nel vivo dalla terza puntata in poi.