Quando i mostri sono invisibili e il rischio per chi guarda è la morte!
Bird Box, l’horror targato Netflix con Sandra Bullock, sembra prendere spunto da “A Quiet Place”
Sicuramente tutti in questo periodo avranno visto Bird Box, basato sull’omonimo romanzo di Josh Malerman, il nuovo film di Susanne Bier, con protagonista Sandra Bullock.
Fin da subito veniamo trasportati in un mondo post-apocalittico, che sembra sempre di più il “genere” del nuovo millennio.
Dalle prime scene si può capire che c’è qualcosa che non va: i suicidi che stanno avvenendo hanno qualcosa di particolare, sulla terra c’è un’entità maligna e aliena che se guardata dagli esseri umani spinge al suicidio istantaneo.
Per sopravvivere bisogna muoversi bendati, quindi fidarsi degli altri sensi, e da qui iniziano delle similitudini con il film “A quiet place” da cui sembra essersi in parte ispirato, se non fosse che è tratto da un romanzo meno recente e che in A quiet place il pericolo è di natura sensoriale.
Nell’epoca in cui si guardano in continuazione i social-media, il genere horror ribalta metaforicamente il campo e ci costringe a non vedere nulla se vogliamo sopravvivere.
Insieme alle paure globali del XXI secolo come: il cambiamento climatico, le catastrofi naturali, i blackout energetici, il terrorismo “senza volto”, ne nascono di nuove, quelle causate da “ultracorpi” che minacciano gli umani.
Il film si basa su due linee temporali:
- presente, dove Malorie (Sandra Bullock), è una madre che deve proteggere i suoi due figli chiamati solo Bambino e Bambina.
- passato, quando tutto cominciò, cinque anni prima: Malorie era una pittrice. Nel film la incontriamo mentre sta ultimando una nuova tela che configura “l’impossibilità di connettersi con il mondo”, un messaggio al pubblico.
La “presenza” aliena sconvolge la Terra e Malorie dapprima si rifugia insieme ad altri superstiti nella casa di Douglas (John Malkovich), ricreando una comunità che pian piano naufragherà nelle tensioni e nelle intolleranze, ma assicurerà comunque la “nascita” dei due bambini.
Anche qui la nascita dei bambini e la piccola “comunità” familiare sembra ispirarsi ad A Quiet Place.
Il problema che però compare da subito in Bird Box è il non riuscire a raggiungere mai la classica tensione hitchcockiana del bel film di Krasinski.
Anche se sembra che venga accettato il presupposto fantastico che tutto il mondo dovrà essere vissuto da bendati e senza mai guardare nulla, ciò che manca è la spiegazione di come fare a vivere in questo modo.
Ma anche sorvolando su questo dettaglio, Susanne Bier caratterizza i personaggi come le classiche figure del catastrofico (gli edonisti, gli spaventati, i violenti, i timidi, l’anziana, il giovane, la donna incinta e manca il religioso) e ciò non fa per niente bene a Bird Box.
Eppure, se molti sono i lati negativi del film, va riconosciuto proprio a Susanne Bier di essere riuscita a far venire voglia di vedere la fine della pellicola grazie soprattutto a Sandra Bullock… curiosi di vedere se sopravviverà e come.
La Recensione
Bird Box
Tratto dall’omonimo romanzo di Josh Malerman, Bird Box racconta la storia di una catastrofe dal punto di vista di una donna: Sandra Bullock. Purtroppo è la sola Sandra a rendere questo film godibile.
PRO
- Sandra Bullock rende il personaggio di Malorie una donna che affronterà le paure visibili e non. Diventandone sempre più forte.
CONTRO
- Susan Bier non raggiunge la classica tensione hitchcockiana del bel film di Krasinski