“Black Widow” inizia, e dopo pochissime scene si ode una canzone che in principio sembra essere nuova, sconosciuta, ma che nuova, in realtà, non è affatto.
A far da sottofondo ai titoli iniziali, in cui vengono mostrate scene frammentarie e rapide dell’addestramento delle giovani Vedove, tra le quali figura una giovanissima Natasha Romanoff (interpretata da Ever Anderson, figlia della famosa attrice Mila Juvovich), vi è infatti il bellissimo brano “Smells like teen spirit“. Non l’originale, però, questa volta. Non quello famosissima, dinamico e super rock dei Nirvana, cantato dalla graffiante voce del compianto ed indimenticabile Kurt Cobain. Nel film, la canzone utilizzata è la cover più lenta e strascicata cui ha prestato voce la cantante Malia J.
Una versione drammatica, intensa, inquieta, che perfettamente si abbina alle scene alle quali fa da sottofondo, al fine di trasmettere uditivamente in maniera ottimale l’impatto visivo di esse, i drammi di queste ragazze poco più che bambine assoggettate ai voleri di altri, private della spontaneità della loro giovinezza e trasformate con fredda crudeltà in macchine di morte scaltre ed apatiche, gusci vuoti privi di sentimenti personali.
Ed è proprio in ciò che si avverte maggiormente il disturbo emotivo causato dalla canzone: nel connubio drammatico che si crea tra il significato della stessa e le scene del film.
“Smells like teen Spirit“, infatti, è una canzone che invoca la necessità di ribellione soprattutto da parte dei giovani, che sono invitati a “caricare le armi“, nonostante siano al contempo quasi derisi per le loro facilonerie ed i loro ideali, spesso utopistici; il loro essere “contagiosamente stupidi“, che li rende incapaci di mettere concretamente in atto una vera e propria rivoluzione giovanile, in un mondo devastato dalla dominazione avida e corrotta degli affaristi.
Un messaggio, questo, che sembra essere indirizzato direttamente proprio a tutte quelle Vedove-bambine spersonalizzate che sono al centro delle scene iniziali di “Black Widow“, bambole prive di volontà propria nelle mani di un crudele giocattolaio: un’accorata invocazione alla necessità di cambiamento, di riscatto, e di presa di posizione; di capacità di riconoscere chi davvero vale, chi è un amico, un parente, non solo un compagno d’armi. Anche sì, di essere “stupide“, ma scegliere autonomamente di esserlo, ed esserlo insieme.
Tuttavia la canzone finisce troppo presto, con quel “a denial” ripetuto allo sfinimento, come un mantra terribile.
Ed è una negazione quella che altresì accompagna la conclusione del pacchetto di scene che a tale parole hanno fatto da sfondo. Le Vedove continuano ad essere addestrate. A divenire macchine di morte. A non riconoscere valori e a non avere voleri. A crescere, in silenzio e con gli occhi metaforicamente bendati.
A denial, una negazione: la negazione di quella ribellione essenziale senza la quale nulla potrà mai cambiare.
“Smells like teen spirit” è dunque la canzone più adatta per “Black Widow“, un inno al riscatto, alla necessità di riprendersi in mano la propria vita, a non crogiolarsi nella fallace idea che “Con le luci spente è meno pericoloso“. Perchè quello, forse, è solo un modo per non vedere, e fingere che non sia vero.