La mia generazione è il singolo di debutto di Cate, giovanissima cantautrice nata a Roma e divisa tra Bruxelles e la capitale. Il brano è uscito Giovedì 28 Luglio in distribuzione per PeerMusic Italy, ed è stato registrato in queste ultime settimane dopo che Ariete l’ha fatta salire sul palco a Roma, come spesso fa durante i suoi concerti per poter dar voce alla sua “generazione”, così Cate ha chiesto di poter cantare un brano e da quel momento su TikTok e Instagram sono arrivare centinaia di richieste per poterlo ascoltare di nuovo.
Cate, nome d’arte di Caterina Rebesani è nata il 29 Gennaio del 2005 a Roma. Ha studiato pianoforte da quando aveva 5 anni. Nel 2015 si trasferisce a Bruxelles e inizia a studiare chitarra da autodidatta. A 14 anni scrive la sua prima canzone, “Manchi tu”, che non è ancora uscita e da allora non ha mai smesso di scrivere, ha più di 150 bozze, pronte a diventare dei singoli di successo.
Nel 2021 inizia a studiare canto privatamente con Serena Ottaviani e pochi mesi dopo conosce Andrea Chieli ed Enrico Caruso, che credono nel suo progetto. Continua a fare lezioni di canto online con Michele Fischietti e ad Aprile di quest’anno partecipa all’Honiro Song Contest a Roma e a Maggio al Critical Flow Tournament sempre a Roma. Diplomata a Giugno a Bruxelles, a ottobre inizierà a studiare canto al CPM a Milano.
Il significato di “La mia generazione” di Cate
Cate ha solo 17 anni, ma riesce con questa nuova canzone riesce a raccontare tutto quello che vive e che vivono i suoi coetanei, è un flusso di coscienza, quasi un blues moderno dove possono specchiarsi migliaia di giovani tra i problemi derivanti dalla pandemia, le pressioni, gli attacchi di panico, le aspettative e la perfezione innaturale dei social e dei media.
Nonostante la sua giovanissima età, “La mia generazione” emoziona già dal primo ascolto, e con questo debutto Cate dimostra di saper scrivere canzoni con una maturità narrativa e raccontare il suo tempo senza tralasciare nulla.
“In questa canzone c’è la vita di tante persone che conosco. Non c’è niente di inventato o esagerato, sono tutte storie vere, hanno dei nomi e dei volti. Io descrivo solo ciò che vedo, ciò che sento.” ha detto la stessa autrice.