Diretto da David Leitch, “Bullet train” è un film di genere action comedy/thriller ispirato al romanzo “I sette killer dello Shinkansen” dello scrittore di nazionalità giapponese Kotaro Isaka. Nel cast figurano attori molto noti del mondo cinematografico, quali Brad Pitt, Aaron Taylor-Johnson, Sandra Bullock, Channing Tatum, Logan Lerman, Michael Shannon e Ryan Reynolds… anche se il ruolo di alcuni di loro si riduce unicamente a quello di comparsa di una manciata di minuti (nel caso di Reynolds diciamo pure di una manciata di secondi).
La trama è semplice: un ex sicario, nome in codice Ladybug (ovvero letterlamente “coccinella”, nome che come scoprirete gli si addice perfettamente), interpretato da Brad Pitt, riceve un incarico di fondamentale importanza al quale deve adempiere in sostituzione di un suo collega malato: salire sul velocissimo treno giapponese Shinkansen, e, prima dell’ultima fermata, trovare una misteriosa valigetta che si trova da qualche parte a bordo del mezzo. Un lavoro che a prima vista appare facile e veloce, ma che già dall’inizio si rivelerà essere tutt’altro che tale. Perchè su quel treno ci sono altri pericolosissimi killer i quali, chi per un motivo e chi per un altro, saranno disposti a tutto pur di avere tra le mani quella stessa valigetta.
“Bullet train”: un film particolare, che attrae e diverte, ma non solo
Leggendo la sinossi si intuisce sin da subito quale sia l’ambientazione di praticamente quasi tutto il film: l’interno dello Shinkansen. Ciò potrebbe dare l’idea di un film noioso e banale, ma così non è.
“Bullet train” riesce infatti a tenere alta l’attenzione dello spettatore per tutte la sue oltre due ore di durata; lo fa grazie ad una sapiente mescolanza di azione, che si dirama tra rocambolesche fughe e scazzottate all’ultimo sangue, e di scambio di battute tra i personaggi.
Ma precisiamo subito: se cercate il classico film thriller costantemente cupo e tetro in cui le conversazioni sono sempre impostate e seriose, allora “Bullet train” non fa proprio per voi.
Perchè in esso l’elemento dominante è soltanto uno: l’ironia. Nei momenti più delicati, in quelli più adrenalici e addirittura in quelli più vicini alla dipartita eterna, le battute si sprecano e secondo me (per quanto io non sia una grande amante del genere commedia) non sono neanche male, adombrate da un velo sottile di black humor che tuttavia non è eccessivo né disturbante, e non stona affatto con la situazione in cui i nostri “eroi” si trovano.
Ma tra le tante risate, in questo film c’è anche spazio per le emozioni, e se vogliamo anche per le riflessioni più profonde su tematiche sociali ed esistenziali, come ad esempio il difficile rapporto padre-figlia, la voglia di vendetta nei confronti di chi, con noncuranza e boria, ha distrutto una intera famiglia, la preoccupazione di un padre per il figlio in fin di vita, per il quale farebbe di tutto, anche diventare un criminale.
Questo è a mio parere un elemento positivissimo del film: i personaggi principali. Di loro sappiamo pochissimo, è vero, non ci sono ore e ore di flashback in cui ci viene raccontato ogni dettaglio della loro vita passata e dei motivi che li hanno portati ad essere come sono diventati, praticamente non ci vengono svelati neanche i loro veri nomi, eppure hanno qualcosa di particolare, che cattura e attrae, ciascuno a proprio modo, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Perché in fondo pensandoci bene Tangerine, Lemon, Prince, il Padre e Ladybug non sono molto di più che dei semplici burattini manovrati da altri, e da essi catapultati in una situazione ben più grande di loro, dalla quale uscire integri – spiritualmente e fisicamente – è davvero tanto, tanto difficile.
Ciò che poi cattura di questo film – e che a mio parere ne rappresenta il punto di forza maggiore e principale – è il modo in cui questi stessi personaggi si trovano a interagire tra loro, spesso uniti da connessioni di cui loro stessi si rendono conto soltanto in un secondo momento, e che costituiscono dei veri e propri colpi di scena.
Il finale, poi, è in linea con l’intera opera: un mix di azione e malinconia cosparso da comicità nera.
Dal punto di vista stilistico, invece, “Bullet train” ricorda moltissimo i film del maestro Quentin Tarantino, dei quali riprende anche la costruzione di qualche scena; un film dunque non adatto alle persone più sensibili, in quanto in esso la violenza e il sangue sono elementi di casa, anche se comunque, secondo me, non risultano eccessivamente splatter, disturbanti o privi di contesto, buttati lì giusto per fare spettacolo.
Parlando poi di colonna sonora, non possiamo esimerci dal citare le famosissime “Stayin’ alive” dei Bee Gees e “Holding out for a hero” di Bonnie Tyler… rivisitate però in chiave giapponese, scelta azzeccatissima vista l’ambientazione del film.
In conclusione, “Bullet train” è un film simpatico e di svago, che non impegna troppo la mente e lascia anche un po’ di spazio per le riflessioni e la commozione (quanto sono belli i fratelli Tangerine e Lemon?), tra scene talvolta un po’ trash ed esagerate ed avvenimenti inaspettati ma tutto sommato coerenti.
E quando compaiono i titoli di coda (mi raccomando non lasciate subito la sala che c’è una scena post credit), ci si rende conto improvvisamente di un insegnamento di vita che questo film ha lasciato dietro di sè: non importa che tu sia un Thomas, un Percy o un Edward; l’importante è arrivare alla fine della corsa… e non essere un Diesel.
Piccolo consiglio finale spassionato: se avete amato questo film ed avete già recuperato il libro al quale è ispirato, di cui abbiamo parlato a inizio articolo (“I sette killer dello Shinkansen” di Kotaro Isaka), non potete proprio esimervi dal leggere anche il secondo libro dell’autore, pubblicato questa estate: “La vendetta del Professor Suzuki“, una storia strana anch’essa in cui le vite dei personaggi si intrecciano l’una all’altra in un crescendo di tensione e colpi di scena.
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Adesso però tocca a voi: avete visto “Bullet train”? Che cosa ne pensate? Siete d’accordo con le mie opinioni oppure no? Fateci sapere tutto quanto nei commenti qui sotto!
La Recensione
"Bullet train"
Un film action comedy/thriller simpatico e non impegnativo, che lascia però anche spazio alle emozioni e alle riflessioni, e in cui il vero punto di forza è l'interazione tra i personaggi.
PRO
- Battute simpatiche alternate a momenti più intensi ed emozionanti
- Personaggi folli che però colpiscono
- Tanta azione e pochi momenti morti
- Numerosi colpi di scena
CONTRO
- Alcune scene e battute un po' esagerate e trash
- Molte scene di violenza e sangue, non adatte per un pubblico facilmente impressionabile