M. Night Shyamalan è un regista che ha saputo fare di sé stesso un vero e proprio genere cinematografico.
Pensa a capolavori come Il sesto senso, Unbreakable e The Village.
Questi film non solo affrontano l’orrore, ma scavano nel cuore umano, mostrando come reagisce di fronte a situazioni straordinarie.
Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: quando Shyamalan non è al meglio, i suoi film diventano un disastro. Lady in the Water, L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth ne sono esempi lampanti: film gonfi, privi di direzione e francamente noiosi.
Ma veniamo a Bussano alla porta, il suo ultimo lavoro. Qui sotto anche il trailer ufficiale del film:
Dove si colloca nel suo percorso? Diciamo che siamo in una fase intermedia.
Non siamo nei suoi anni d’oro, ma nemmeno nel fondo più buio.
Potremmo definirlo come un Hitchcock dei poveri, eppure, anche in questa versione meno brillante, Shyamalan riesce a essere ancora godibile.
Ma di cosa parla questo film? Ebbene, è un thriller che gioca con la fine del mondo, o almeno così sembra.
La trama segue quattro sconosciuti che irrompono nella casa vacanze di una coppia gay e della loro figlia. Da qui si sviluppa un racconto confuso, una sorta di riflessione pseudo-filosofica su cosa significhi credere e su cosa saremmo disposti a fare, o a non fare, per fermare l’apocalisse. La tensione c’è, ed è palpabile. Shyamalan è bravo a creare un’atmosfera che ti tiene sulle spine, anche se il film sembra un po’ perdersi man mano che procede. Come accadeva anche in Old, c’è un’idea di fondo intrigante, ma non viene sviluppata fino in fondo. Ci sono momenti di regia che sono davvero ispirati, ma il problema è che non sono costanti. Anzi, a volte sembrano distrarre più che coinvolgere.
Le interpretazioni degli attori sono esagerate? Sì, assolutamente. Ma non è detto che sia un difetto. Anzi, Dave Bautista nei panni di Leonard e Kristen Cui in quelli di Wen riescono a dare vita ai loro personaggi in modo convincente. Bautista è un gigante tenero, con una performance misteriosa e potente che guida buona parte del film. Cui, invece, è una bambina riflessiva e precoce, con un tocco di misticismo che fa da perno a molte scene del film. Anche il resto del cast se la cava egregiamente, riuscendo a mantenere a galla la pellicola.
Eppure, c’è un problema di fondo: il film non ha davvero nulla da dire. Le circostanze vagamente bibliche e le poste in gioco altissime sembrano promettere una catarsi finale, un significato più profondo, ma tutto questo alla fine non arriva. Rimane un vuoto, un senso di incompiuto che delude. Tuttavia, nonostante tutto, il film è avvincente e riesce a tenere alta l’attenzione. Bussano alla porta è un film che promette molto ma mantiene poco, rimanendo in quella zona grigia tra il buono e il dimenticabile.
C’è una citazione di Alfred Hitchcock che recita:
“Il dramma è vita con le parti noiose tagliate.”
In Bussano alla porta, sembra che quelle parti noiose siano state lasciate lì, con la speranza che la tensione e le buone interpretazioni bastassero a coprire le crepe. Un peccato, ma comunque un film che vale la pena vedere, se non altro per capire dove si colloca oggi Shyamalan.
E tu cosa ne pensi di Bussano alla porta? Dì la tua nei commenti qui sotto.
La Recensione
Bussano alla porta
Se ti piace riflettere su ciò che il cinema può offrirti, "Bussano alla porta" è perfetto per una serata di domande senza risposta, ma non aspettarti di trovare tutte le risposte che cerchi.
PRO
- Tensione costante.
- Buone interpretazioni da parte del cast.
CONTRO
- Trama confusa.
- Manca un messaggio forte.