Cannes e Steven Spielberg snobbano Netflix. E non solo loro. A quanto pare il colosso dello streaming non gode di molta simpatia negli ambienti del cinema che sembrano voler sottolineare la differenza tra i loro diversi prodotti.
Cannes sì, Cannes no
Dopo aver severamente vietato alle star di farsi i selfie sul red carpet, è delle ultime ore la conferma che nessun film di Netflix potrà concorrere al Festival di Cannes.
I film potranno essere proiettati fuori concorso ma non potranno gareggiare per la Palma D’oro, né per nessun altro premio secondario, in quanto per poter accedere alla competizione dovrebbero essere distribuiti nelle sale e rimanerci almeno per una settimana. Cosa che Netflix non ha nessuna intenzione di fare.
L’anno scorso, quando ho selezionato due film di Netflix, speravo di poter convincere la compagnia a farli uscire nei cinema, ma sono stato presuntuoso: ha rifiutato”
Ha spiegato Thierry Fremaux, direttore artistico della kermesse, aggiungendo poi che la il pubblico comprenderà la coerenza della scelta fatta dalla direzione del festival.
Scelta che avviene, lo ricordiamo, dopo che lo scorso anno furono ammessi in gara ben due film di Netflix: “Okja” diBong Joon-ho e “The Meyerowitz Stories” di Noah Baumbach scatenando le polemiche e l’ira di cineasti e operatori del settore. Da qui la nuova regola che lo stesso Fremaux fu costretto a scrivere in fretta e furia per placare i malumori, rendendola valida già da quest’anno.
La presa di posizione di Steven Spielberg
Sulla stessa lunghezza d’onda del Festival di Cannes, il leggendario Steven Spielberg, forse tra i pochi a parlare davvero con cognizione di causa essendo stato, agli esordi nei primi anni ’70, regista di serie tv e film per il piccolo schermo (diversi episodi di “Colombo”, poi il cult “Duel” e diversi altri lavori).
Il grande regista, in questi giorni in tour promozionale per presentare il suo “Ready player one” (e nel nostro Paese per ritirare il David alla carriera), ha detto la sua sulla possibilità che Netflix possa partecipare agli Academy Awards, ovvero, gli Oscar.
Quando ti impegni a realizzare qualcosa per un determinato formato come la televisione ti trovi certamente nell’ambito di un film per la TV. Se quello che hai realizzato è un bello spettacolo meriti di ricevere un Emmy, ma certamente non un Oscar. Non penso che un film possa meritare un simile premio soltanto perché per regolarmente è uscito in pochi cinema per una settimana, questi film non devono ricevere una nomination agli Oscar. Non credo che i film che hanno ottenuto una qualifica solo perché sono stati trasmessi nei cinema per una settimana, possano qualificarsi per la nomination all’Oscar
Ha dichiarato il grande regista senza troppi giri di parole ma con la sua consueta educazione.
Spielberg ha poi offerto un’analisi più approfondita del problema spostando l’attenzione sulle conseguenze che un’eventuale “upload” dei film in streaming allo stato di “cinema” porterebbe all’industria cinematografica, specie nei riguardi dei cineasti di nuova generazione.
I giovani registi alla ricerca di fondi per competere al Sundance saranno sempre di meno: tutti si faranno finanziare da servizi di streaming con abbonamento mensile, ingannati dalla promessa di portare il film in sala per una settimana, l’unico modo per rendere le opere “nominabili” agli Oscar
Per Spielberg quindi, anche la clausola del proporre i film in sala anche solo per una settimana, pur di farli accedere ai vari premi, si rivelerebbe uno specchietto per le allodole e un’arma a doppio taglio per l’intera industria cinematografica.
Il Re Mida di Hollywood ha quindi le idee chiare su cosa sia e come debbano essere considerati i film di Netflix & Co. (perché ricordiamolo, la polemica riguarda lo streaming in generale) e non si può certo tacciare di bigottismo. Ricordiamo che Spielberg è sempre stato all’avanguardia per quanto riguarda le sue opere ma in un’ottica sempre molto tradizionalista, ha messo la tecnologia a servizio del cinema e mai viceversa. E dall’alto del suo status non si può nemmeno pensare che parli per paura o peggio, per invidia.
Anche Christopher Nolan dice la sua
Un altro pezzo grosso del cinema a scagliarsi contro i film in streaming è Christopher Nolan, che appena qualche mese fa aveva espresso tutto il suo disappunto in maniera piuttosto secca.
Netflix ha una bizzarra avversione verso il supporto delle uscite cinematografiche. Hanno questa politica insensata secondo la quale tutto deve essere simultaneamente diffuso e fruito in streaming, un modello chiaramente insostenibile per un’adeguata presentazione e proposta cinematografica. Non stanno neanche tentando di mettere piede in questa arena e per me stanno perdendo una gigantesca opportunità.
Il visionario regista ha poi spezzato una lancia in favore di Amazon che invece si ripropone di produrre film anche per le sale.
Tornando a Netflix, Nolan ha voluto precisare che non lavorerà mai per il colosso americano in quanto la sua volontà rimane quella di fare cinema e quindi di vedere i suoi film in sala.
Netflix ucciderà il cinema?
Come tra gli addetti ai lavori, anche nel pubblico, l’idea che lo streaming si fonda con l’industria cinematografica nella sua accezione più classica, trova i suoi detrattori e i suoi sostenitori. Molti asseriscono Netflix & Co. porteranno nel giro di pochi anni, a sostituire completamente i cinema, rei secondo loro, di aver aumentato a sproposito i prezzi e di offrire ormai una scelta molto limitata.
Di diverso avviso invece sono quelli che (come me) difendono a spada tratta il grande schermo, convinti che il cinema, oltre ai film, sia composto da una miriade di altri elementi, un’alchimia di immagini, suoni e luce non riproducibile in nessun altro posto che non sia una sala.
E in nome di quest’alchimia vi lascio con una frase di Jean-Luc Godard, che suona quantomeno emblematica:
“ Quando si guarda un film al cinema si alza la testa, quando si guarda la televisione, la si abbassa”