La trama di base dell’anime “Case file 221″: Kabukicho” si incentra su una rivisitazione moderna dei casi dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, ambientati questa volta in un quartiere giapponese brulicante di vita, luci e colori. Kabukicho, appunto, rappresentato attraverso disegni fluidi e vibranti.
Tantissimi sono i rifacimenti, velati o meno, al tradizionale mondo holmesiano, a partire dai classici personaggi che orbitano intorno a Sherlock, i quali sono quasi tutti presenti, taluni totalmente rivisitati, da Mary Morstan all’ispettore Lestrade, dalla signora Hudson al celebre dottore/compagno John Watson, dal controverso James Moriarty alla segretamente amata Irene Adler.
Il personaggio stesso di Sherlock, pur essendo sempre un burbero, un po’ chiuso e intelligentissimo uomo, è anche in tal caso modificato in chiave tipicamente giapponese: nessun palazzo mentale, questa volta, ma un suo personalissimo “rakugo deduttivo“, che inizialmente sembra essere una trovata buttata lì a caso giusto per rendere diverso e divertente il tutto, ma che poi andando avanti con la storia acquisisce un senso concreto e logico, quasi drammatico.
Una menzione d’onore in particolare al giovane James Moriarty, conturbato e misterioso come gli si addice, del quale è inoltre meravigliosamente caratterizzato l’inquieto tumulto interiore, sempre proiettato alla ricerca di qualcosa ma forse soprattutto di se stesso. Bellissimo, emozionante ed intenso il suo rapporto con lo stesso Sherlock.
Un anime avvincente e adulto
Tanti sono i colpi di scena, da quelli inerenti i singoli casi di investigazione a quelli che riguardano invece argomenti più centrali e salienti della trama; non ci si annoia mai, in quanto la novità è sempre dietro l’angolo.
È un anime adulto, questo, poi. Sia per i temi trattati (omicidi, sesso, tradimenti), che soprattutto per il modo in cui sono trattati: tante battute, spesso freddure più che altro, che i bambini non si riuscirebbero a gustare pienamente perché probabilmente non ne coglierebbero le sfumature, ma che fanno invece sorridere gli adulti, ché in fondo è così, si può creare un anime serio, divertente, piacevole e appunto adulto solo con le parole, senza mettere in mezzo continuamente nudità od altre eccessive ed inutili volgarità.
Tre insegnamenti principali
Altro pregio di questo anime è quello di insegnare.
Insegna tante cose, ma quelle più importanti sono essenzialmente tre.
La prima è che non importa quanto tu sia diverso dagli altri, per certi aspetti anormale, a tratti inquietante e cattivo; puoi comunque rappresentare la ragione di vita di qualcuno, qualcuno che proprio per tale motivo dovresti impegnarti a non deludere mai, e a proteggere sempre.
La seconda è che puoi pur essere una teiera rotta (per usare la similitudine presente nello stesso anime), ma nulla è irreparabile, ché quei pezzi possono essere rimessi insieme, ma solo se tu per primo riesci ad accettare ed usare senza tregua o ripensamenti il collante che li tiene uniti.
E la terza, infine, è che l’intelligenza e l’acutezza mentale sono importanti, certo, al fine di cogliere, per usare un’espressione celebre, “quell’essenziale che è invisibile agli occhi“, ma al medesimo tempo se non si è in grado di usare “l’intelligenza del cuore“, parte di quell’essenziale, ovvero quello umano, intimo e affettivo, viene perduto, bistrattato, sprecato. E questo è davvero un peccato.
“Case file 221: Kabukicho”: un anime consigliatissimo!
“Case file 221: Kabukicho” è dunque un anime davvero degno di nota, in grado di affascinare, intrattenere e far rimanere col fiato sospeso, ma allo stesso tempo di insegnare, donare importanti spunti di riflessione ed emozionare, tanto e bene.
Consigliato a chiunque voglia un anime adulto ma anche divertente, in cui i personaggi ideati da Doyle sono visti in un’ottica totalmente nuova rispetto ad ogni prodotto già esistente e commercializzato, ed in cui soprattutto Moriarty ed Holmes non sono solo due rivali geniali, ma, prima di tutto, due amici di lunga data.