Alcuni fan di Ana de Armas hanno intentato una causa lo scorso Gennaio contro i produttori del film “Yesterday” diretto da Danny Boyle ed uscito nel 2019.
Il motivo del procedere alle vie legali risiede nel fatto i querelanti, Conor Woulfe del Maryland e Peter Michael Rosza della contea di San Diego, in California, avrebbero noleggiato su Amazon Prime, al prezzo di 3,99 dollari ciascuno, il film in questione solo perché il trailer ne sponsorizzava la presenza dell’amata Ana de Armas. Purtroppo però nella versione finale della pellicola la sua presenza è stata tagliata.
De Armas doveva originariamente apparire come un interesse amoroso per il protagonista del film, interpretato da Himesh Patel. Il personaggio di Patel doveva averla incontrata sul set del talk show di James Corden, dove Patel le avrebbe fatto una serenata con la canzone dei Beatles “Something”.
Richard Curtis, lo sceneggiatore, ha spiegato che il personaggio di Ana de Armas è stato tagliato perché al pubblico non sarebbe piaciuto che il personaggio di Patel si allontanasse dal suo principale interesse amoroso, interpretato da Lily James.
La causa dei fan di Ana De Armas e la decisione del giudice
La Universal ha cercato di respingere la causa affermando che i trailer dei film sono tutelati dal Primo Emendamento. Gli avvocati dello studio hanno poi sostenuto che un trailer è un “lavoro artistico ed espressivo” della durata breve che racconta il tema affrontato nella pellicola e dovrebbe quindi essere considerato un prodotto “non commerciale”.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Stephen Wilson ha respinto tale istanza poiché un trailer è un mezzo promozionale e quindi disciplinato dalle leggi sulla falsa pubblicità e sulla concorrenza sleale della California.
“Universal ha ragione sul fatto che i trailer implicano una certa creatività e discrezione editoriale, ma questa creatività non supera la natura commerciale di un trailer. In sostanza, un trailer è una pubblicità progettata per vendere un film fornendo ai consumatori un’anteprima del film”.
La difesa ha quindi portato esempi di trailer che nel passato avevano mostrato scene poi non incluse nella versione finale del film, come ad esempio “Jurassic Park”. Inoltre Universal crede che definire un trailer come “prodotto commerciale” possa dare inizio ad una pioggia di azioni legali da parte di spettatori insoddisfatti, che potrebbero affermare soggettivamente che un film non è stato all’altezza delle aspettative create dal trailer.
A tal proposito per il giudice Wilson ha replicato affermando che la legge sulla pubblicità ingannevole si applica solo quando una “porzione significativa” di “consumatori ragionevoli” potrebbe essere fuorviata.
Tuttavia la sentenza, espressa Martedì scorso, farà storia, perché d’ora in avanti gli studi cinematografici potranno essere citati in giudizio ai sensi delle leggi sulla falsa pubblicità se pubblicano trailer ingannevoli.
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