La piattaforma Netflix arricchisce e rinnova quotidianamente i suoi contenuti, offrendo un vasto panorama su diverse culture, fra cui quella ebraica. Non solo contenuti che ricordano e offrono una visione sugli avvenimenti perpetrati dai nazisti nei campi di sterminio, ma film e serie tv che permettono di conoscere aspetti e usanze della cultura ebraica in tutta la sua complessità.
La recensione dei migliori contenuti sulla cultura ebraica
Operation finale
Operation Finale è un film che prende spunto da una storia vera, ovvero la missione organizzata dal Mossad per catturare il criminale nazista Adolf Eichmann, e si ispira al libro di memorie di Peter Malkin, “Nelle mie mani”, in cui narra della sua esperienza faccia a faccia con Eichmann per convincerlo ad accettare di essere processato in Israele e non altrove. Malkin viene interpretato in Operation finale da Oscar Isaac, in una eccellente personificazione.
Nel 1960 viene individuato nei pressi di Buenos Aires un uomo somigliante ad Adolf Eichmann, soprannominato “l’architetto della soluzione finale”, da una squadra israeliana dei servizi segreti Mossad. Quando gli israeliani si accertano essere davvero Eichmann, decidono di rapirlo e portarlo in Israele, con l’intento di processarlo lì, come segno di rispetto verso tutti gli ebrei sopravvissuti ma che contano nelle loro famiglie numerosi e ingiusti morti. Il risultato finale non è all’altezza delle aspettative se si pensa che la storia è davvero molto avvincente e di interesse mondiale.
La narrazione risulta piatta, e nelle quasi due ore di film l’ambientazione rimane la stessa, cioè la casa in cui alloggia la squadra Mossad e l’ostaggio in attesa di ripartire per Israele, interrotta solo da rapide scene in cui sembrano prendere vita nuovi sentimenti d’odio in Sudamerica. Non è un film indimenticabile, ma è interessante vederlo per una ricostruzione storica della vicenda che annientò “l’architetto della soluzione finale”.
Shtisel
Shtisel è una serie tv israeliana, composta da 2 stagioni, che vanta numerosi premi e riconoscimenti in Israele, da noi disponibile al momento solo in lingua originale. Sicuramente la lingua originale può scoraggiarne la visione, visto l’impegno per leggere i sottotitoli, ma ne vale la pena.
La trama si svolge intorno all’orbita della famiglia Shtisel, facente parte della comunità chassidica di una piccola città nei pressi di Gerusalemme.
Kive è il figlio del rabbino Shulem, che vorrebbe che il figlio seguisse le sue orme, abbandonando la sua vera passione: la pittura. Oltre al suo talento per cui cerca rispetto, lo pretende anche per vivere l’amore vero, quello per Elisheva. I contrasti col padre saranno costanti lungo tutte le due stagioni. Un altro personaggio chiave di questa serie è la nipote del rabbino Rushama, interpretata da Shira Haas (che rivedremo come fantastica protagonista di Unorthodox). Rushama, e le donne di questa comunità così chiusa in generale, per non essere del tutto sottomesse usano l’astuzia, dimostrando una forza inattesa.
La ricerca di equilibrio è un tema costante di Shtisel, continuamente in bilico tra l’esaudire i propri sogni e il rispetto delle tradizioni e delle forzature dovute ai voleri della famiglia. Non è una serie facile da seguire, anche a causa dell’ostacolo linguistico, ma viene alleggerita da un velo di ironia che rende la visione piacevole e formativa.
Unorthodox
Unorthodox è la storia vera di Deborah Feldman, interpretata da Esty, che scappa da Williamsburg per raggiungere Berlino, dove spera di ritrovare la propria libertà e crearsi una sua strada nella vita, evadendo dalle imposizioni della famiglia. La miniserie, prodotta da Anna Winger e Alexa Karolinski, è strutturata in quattro episodi, ambientati all’interno di una comunità chassidica del XXI secolo, esibendola in tutte le sue contraddizioni.
La protagonista, Esty, interpretata dall’attrice israeliana Shira Haas, è una ragazza ebrea nata e cresciuta nella comunità Satid Hasidic di Brooklyn, a New York. La comunità viene fondata al termine della Seconda Guerra Mondiale. La prima metà della serie si occupa di mostrare riti e usanze della comunità ebraica, e in particolare quelli legati ai matrimoni combinati. Sarà proprio in seguito a un matrimonio infelice che Esty decide di scappare da Williamsburg, per inseguire i suoi sogni e cercare di realizzare sé stessa.
La veridicità del racconto è strabiliante: la scelta di utilizzare dialoghi in lingua yiddish, l’attenzione nei costumi quali l’uso degli shtreimel, ovvero i cappelli indossati dai capifamiglia e le tipiche basette arricciate, i payot. Viene anche messo in luce, come nella comunità chassidica non sia permesso alle donne ricevere un’istruzione equa, dato che il ruolo della donna viene ridotto al concepire “per ridare la vita a sei milioni di vittime”.
Questa serie è imperdibile, perché da voce e occhi ad usanze di una comunità riservata e serrata, e ci ricorda che è sempre possibile prendere in mano il proprio destino, reinventarsi e riscoprirsi.
One of us
È forse proprio sull’onda del successo di Unorthodox che è stato prodotto il documentario One of us, che approfondisce i tratti culturali della comunità del Giudaismo Chassidico, che trae la sua origine dall’ebraismo ortodosso.
Il documentario racconta la storia di tre diverse persone che decidono di abbandonare la comunità ultraortodossa, e le conseguenze che la loro scelta causa.
Etty Ausch è una madre di sette bambini e moglie che ha intenzione di divorziare, Luzer Twersky aspira alla carriera di attore, Ari Hershkowitz insegue la sua strada di liberazione dopo aver subito uno stupro: percorsi apparentemente ordinari, se non fosse che uno dei più grandi ostacoli per queste tre persone sia allontanarsi dalle loro strettissime origini.
Il documentario è stato prodotto da Heidi Ewing e Rachel Grady con il sostegno di Footsteps, un’associazione che mira a sorreggere le persone intenzionate ad abbandonare la comunità chassidica di New York.
Questo documentario è una rivelazione, per diversi aspetti: innanzitutto, ci mette sotto il naso l’evidenza di una realtà limitante in una delle città più evolute del mondo, New York. Inoltre, le tre storie vere sono storie comuni, con l’aggiunta di una difficoltà altrettanto comune, vivere con la paura di dover lasciarsi tutto alle spalle, incorrendo nel rischio di perdere la propria famiglia ed insieme le proprie certezze, trovandosi in pieno smarrimento nel momento in cui non si fa più parte di una comunità, elemento innato nella comunità chassidica.
Insomma, sembrerebbe solo il punto di vista di tre persone, ma il documentario non si limita a questo, consentendo di entrare attraverso un punto di vista molto intimo all’interno di un mondo che pare del tutto estraneo al nostro, ma che invece è a due passi, e merita un approfondimento.
Il fotografo di Mauthausen
Il fotografo di Mauthausen è un film spagnolo, diretto da Mar Targarona e scritto da Alfred Pérez-Fargas e Roger Danés, che racconta la storia vera di Francisco Boix, un fotografo che visse la terribile esperienza del campo di concentramento di Mauthausen, in Austria.
Boix venne assegnato a svolgere lavori nell’ambito del laboratorio fotografico, e fu obbligato dai capi nazisti a fotografare e riprendere le atrocità perpetrate in quel campo su milioni di vittime. Di questa barbarie, con un estremo atto di coraggio, Boix riuscì a rendere testimonianze visive: insieme all’aiuto di altre persone riuscì, infatti, a nascondere numerosi negativi fotografici che furono utilizzati durante il processo di Norimberga come prove lampanti dell’ombra gettata dai nazisti e dai loro complici sull’umanità.
Il film è crudo e diretto, ed è ottima l’interpretazione di Mario Casas nei panni di Francisco Boix, donando al reale protagonista l’intensità cinematografica che questa storia meritava per essere adeguatamente raccontata. La pellicola ha infatti il merito di portare in auge una vicenda non molto conosciuta, ma senza la quale il processo di Norimberga non ha avrebbe prodotto lo stesso effetto, e senza la quale ci sarebbe mancata una parte di storia che non possiamo in nessun caso permetterci di dimenticare.
Questi sono i film sulla cultura ebraica disponibili su Netflix che ho preferito, lascia un commento e suggeriscimi i tuoi!
Sto guardando Shitsel. E ho visto One of us….molto bello …mi appassiona scoprire cose della cultura ebraica che non conoscevo…..