Il Campionato mondiale di Formula 1 è ormai in fase avanzata, e il favorito è l’austriaco Niki Lauda, con la sua Ferrari rosso fiammante.
È il Primo Agosto 1976, giorno del Gran Premio di Germania, che non si svolge su una pista qualunque, bensì su quella del Nurburgring, il temutissimo circuito tedesco soprannominato “Il cimitero” per le incalcolabili vite che sono state cancellate dalle sue curve. In più poco prima ha anche piovuto, un classico acquazzone estivo violento ma fortunatamente breve, che però ha reso il terreno bagnato e scivoloso: le probabilità di incidente, di conseguenza, aumentano a dismisura, ben al di sopra del 20%, soglia oltre la quale Lauda ha sempre dichiarato di rifiutarsi di andare, quando corre in auto. Rischiare sì, è il suo lavoro del resto, ma non troppo, che in fondo la vita è una soltanto.
Propone dunque di rimandare la gara, lo propone agli altri automobilisti, che rischierebbero come lui. Ma sono proprio loro a rifiutare; rimandare la gara vorrebbe dire assicurare quasi certamente la vittoria a Lauda, è una questione di punti. Il voto decisivo spetta a James Hunt, il rivale principale di Lauda. Ovviamente rifiuta. La gara si fa.
Lauda parte con le gomme da pioggia, ma si accorge ben presto di perdere strada rispetto ai suoi rivali, che invece hanno da subito optato per quelle da asciutto, le slick. Le cambia allora, ma le nuove gomme sono fredde, perdono aderenza sull’asfalto bagnato, e in prossimità della curva Bergwerk la macchina oscilla, Lauda ne perde il controllo, colpisce una roccia a lato del circuito e viene sbalzata in mezzo alla pista. Prende fuoco quasi immediatamente, a causa di una fuoriuscita di benzina, e Niki è lì, intrappolato in quell’ammasso rovente.
È grazie all’intervento del collega Arturo Merzario se Niki riesce ad uscire dalla vettura, è vivo, ma i giorni successivi sono terribili: Il fuoco gli ha devastato la faccia e parte del collo, e il fumo gli ha distrutto i polmoni. Subisce lunghe sedute per ripulire tali organi, e diverse operazioni chirurgiche che si concludono con il trapianto di parte della pelle della coscia sul volto.
“La cosa buona della pelle trapiantata è che non può sudare, così non c’è il rischio che mentre corro mi cada il sudore negli occhi“, scherza Lauda. E intanto il Gran Premio continua, e Hunt continua a vincere, salendo in classifica. Ma è proprio questo a dare forza a Lauda, che non si arrende, lotta, con la mente e con il corpo.
Il ritorno in pista del Campione
Sono passati solo 42 giorni dall’incidente, e Lauda è di nuovo lì, seduto sulla sua monoposto, più agguerrito che mai nel Gran Premio di Italia. Arriva quarto, nonostante le ferite sanguinanti e la visione offuscata. Non male, viste le sue condizioni non proprio eccellenti.
Giunge il giorno della gara finale, il Gran Premio del Giappone presso il circuito del Fuji, il quale anche in questo caso è eccessivamente bagnato a causa delle forti piogge che sembrano non vogliano cessare di scendere, e gira voce che i piloti si ritireranno di comune accordo dalla gara dopo appena 5 giri di pista, che devono essere necessariamente fatti per via dei contratti con i canali televisivi. Niki accetta; sa cosa vuol dire “andare oltre al 20% di rischio“, come dice lui, e di sicuro non vuole rischiare un nuovo incidente, ora che si sta appena iniziando a riprendere del tutto da quello precedente.
Ma quello è solo un subdolo piano: nessuno si ritira.
Nessuno tranne Niki Lauda.
Compreso il pericolo, compreso ciò che ha fatto passare alla moglie in seguito al primo incidente, Lauda esce di scena, anche se tutti gli altri continuano imperterriti a sfrecciare su quell’asfalto sempre più umido. Gli viene consigliato di attribuire la colpa a un problema della macchina, ma Lauda rifiuta, e dice la verità, cosa che incrina i rapporti con la Ferrari, che su di lui avevano investito tanto, troppo.
Non che a Lauda importi; per una volta, vuole mettere al primo posto la propria salvaguardia. Rimane allora a guardare la gara in disparte, da dietro le quinte. Il suo unico rivale ormai è Hunt. Se arriva almeno terzo è l’inglese il nuovo campione del mondo, sempre per la storia dei punti accumulati durante tutte le altre gare.
Hunt però arriva quinto. Anzi no, un momento, c’è stato un problema con la classifica. E Hunt è terzo; solo per un punto in più rispetto a Lauda, diventa il nuovo Campione del mondo.
Seguono alcuni campionati in cui Lauda non vince, e ai dubbi in merito alla conclusione del suo percorso come ferrarista risponde proprio il rivale Hunt:
“Non crediate che Niki sia finito!”
E infatti al successivo Gran Premio del Sud Africa, Niki è di nuovo campione.
Hunt invece ben presto si ritira. Ha vinto il titolo più importante della sua vita, e ha dimostrato ciò che voleva dimostrare. Diventa presentatore della tv, e quando Niki lo rivede, sette anni dopo, è un uomo diverso, privo della boria che lo caratterizzava durante gli anni delle corse. Ora è scalzo, su una bici con una ruota a terra, ma vive ancora ogni giorno come fosse l’ultimo: questo lato di sè non l’ha mai cambiato.
James Hunt muore a 46 anni, il 15 giugno 1993, a causa di un infarto dopo una vita di eccessi tra alcol e droga.
Niki Lauda invece muore nella notte tra il 20 e il 21 maggio 2019 a causa di un’insufficienza renale acuta, uno dei postumi dell’incidente. Viene seppellito a Vienna, con indosso la tuta dei suoi anni in Ferrari.
“Rush”: un film su Niki Lauda (e James Hunt)
Nel 2013, il regista statunitense Ron Howard dirige Daniel Brühl e Chris Hemsworth in un’intensa pellicola che ripercorre i momenti più salienti della carriera da piloti di Formula 1 di Lauda (interpretato da Brühl) e Hunt (interpretato da Hemsworth): “Rush”.
Particolare cura è stata dedicata alla realizzazione della scena riguardante il sopracitato incidente in cui fu coinvolto Lauda: secondo quanto dichiarato da Ron Howard, per essa non sono stati utilizzati spezzoni dei veri filmati dell’epoca riguardanti l’incidente, bensì l’intera scena è stata totalmente ricreata all’interno di quello che è il reale Nurburgring, al fine di evidenziare con la maggior esattezza possibile il preciso punto in cui è avvenuto lo schianto della vettura di Lauda.
Il film termina con un saluto, un elogio rivolto dal Lauda di Brühl all’Hunt di Hemsworth: un messaggio d’amicizia che forse più di ogni altra cosa riassume il rapporto d’amore-odio tra questi due grandissimi uomini e piloti, ognuno a modo proprio.
“La gente ci ha sempre visti come due rivali, ma lui mi piaceva. Era una delle poche persone che ammiravo, e una delle pochissime che rispettavo. E ancora oggi, rimane l’unica che io abbia mai invidiato.”
Niki Lauda (Daniel Brühl) a James Hunt (Chris Hemsworth)