Con l’uscita in Aprile del loro ultimo album “After Laughter”, per i Paramore si prevede un anno molto impegnativo.
Questa settimana i Paramore festeggiano il 10° anniversario del lancio del loro album “Riot!”, uscito il 12 Giugno 2007, che li ha trasformati in rockstars a livello mondiale.
Ma per molti nuovi fan dei Paramore, bisogna mettere in chiaro che “Riot!” non è il loro primo album. Infatti coloro che seguivano la band ancora prima del loro grande successo, sanno benissimo che il loro primo album è stato “All We Know Is Falling” del 2005. Le vendite di quest’ultimo non erano state un granchè, ecco perchè molti sono ignari dell’esistenza di questo album.
Il successo arrivò nel 2006 con l’arrivo di David Bendeth.
Bendeth, che aveva prodotto anche altri gruppi, come Hawthorne Heights, All Time Low e Breaking Benjamin, venne presentato ai Paramore nel 2006 da Tom Storms, colui che aveva messo sotto contratto il gruppo e realizzato “All We Know Is Falling”. Venne immediatamente colpito dalla loro presenza e, dopo aver incontrato i membri dei Paramore, Bendeth e la band hanno avuto come un colpo di fulmine e si misero subito al lavoro. Chi l’avrebbe immaginato che l’album prodotto insieme avrebbe fatto diventare i Paramore una delle rock band più grandi del 21° secolo? Loro no di certo.
In occasione del 10° anniversario di “Riot!”, Billboard ha avuto il piacere in avere una lunga conversazione con Bendeth circa i dettagli sulla realizzazione dell’album.
Era la primavera del 2006. Io ero in viaggio per le case discografiche, dove vai e conosci i nuovi talenti. Mi trovavo fuori dall’Atlantic Records a Los Angeles. Jason Flom e Andy Karp mi avevano consigliato di incontrare Tom Storms, che aveva appena ingaggiato una band con cui aveva registrato un album. Era il loro primo album [si riferisce a “All We Know Is Falling” del 2005] e credo che avesse venduto circa 25-30 mila copie. Lui mi disse: “Devi sentire il loro album perchè penso che loro siano speciali,” ma disse anche “ma devo dirtelo, sono giovanissimi. Il batterista ha 13 anni e la cantante 16 o 17.” Ai tempi viaggiavano in un van e venivano istruiti dalla madre di Hayley Williams, che è un’insegnante. Era assurdo.
Così ho ascoltato l’album e ho pensato che Hayley fosse sensazionale. C’era una canzone intitolata “Emergency” e ho pensato che fosse veramente un bel pezzo. Mi sono detto: “Sai cosa? Non c’è una ragazza rock da molto tempo.” C’erano un sacco di cantanti pop, tipo Britney Spears e molte altre, ma ragazze rock no.
Avevo questi tre modelli nella mia testa: una di loro era Joan Jett in “I Love Rock’N’Roll. L’altra era Gwen Stefani in “Tragic Kingdom” dei No Doubt. Infine c’era Chrissie Hynde dei The Pretenders con “Brass In Pocket”. Così ho contattato i Paramore e ho detto: “Vorrei proprio lavorare con voi.” e mi sembra che siamo andati avanti e indietro per tre-quattro mesi perchè loro mi inviavano le canzoni mentre erano in viaggio. Stavano scrivendo un sacco di roba mentre andavano in Florida per registrare le demo. Erano veramente geniali. Eravamo tutti entusiasti e così decidemmo di registrare.
Tutto il processo fu interessante perchè il batterista [Zac Farro] aveva 13-14 anni, Hayley 17 e Josh Farro sui 17, forse 18. Erano veramente giovani. Ma fu grandioso perchè loro erano grandi musicisti e Hayley sapeva cantare benissimo, quindi non ci voleva molto prima che sarebbero saliti sul palco. Quando arrivò il momento di scrivere, Hayley fu estremamente produttiva, come gli altri membri ovviamente.
A quei tempi erano scrittori innocenti. Nel senso che erano inesperti e avevano scritto solo per quest’album. Quindi una delle cose su cui avevamo lavorato fu quella di metterli insieme e provare cose diverse. Vivevano a Nashville e si ritrovarono a Los Angeles a scrivere con persone sconosciute.
Ciò che stava prendendo il sopravvento era un gruppo di veri adolescenti e io li sostenevo. Non erano i tipici teenager che fanno le cose da teenager, escono, creano problemi ecc. Loro erano concentrati nella musica e ogni ora da svegli la spendevano in quello.
Durante le registrazioni, Hayley si sedette vicino a me con una penna e un foglio, e ci scrisse sopra “riot” in arancione.
“Sto lavorando al concetto di questo album e come dovrà essere la copertina. Tutto sarà arancione. I miei capelli saranno arancioni, il microfono sarà arancione. Si parlera di una rivolta (‘riot’).”
“Non può essere una rivolta perchè non c’è niente di violento.” risposi
“Ma è più una rivolta musicale, dove le persone ci ascoltano e si divertono.”
Discutemmo riguardo al nome dell’album per circa mezz’ora. Presi il dizionario e le spiegai il significato di “riot” e lei mi disse:
“Stai sbagliando. Questa è una rivolta diversa. Tu la stai usando letteralmente. Non farlo. Non è quello che intendo. Non è la rivolta che intendo io. Questa è una rivolta di musica di persone in uno show. Quel genere di rivolta… Ci sono buone e cattive rivolte.”
Furono fortunati a firmare con l’etichetta Fueled by Ramen, perchè questi danno molta libertà agli artisti. Anche se è una specie di major, non avevamo limiti su quello che stavamo facendo. Quindi questo album era al 100% noi stessi.
Io ho co-scritto “Fences” e “We Are Broken” e loro hanno tirato fuori “Born For This”. Poi è arrivato “Crushcrushcrush”, un pochino più ballabile. La prima ad essere registrata fu “For a Pessimist I’m Pretty Optimistic” e credo che ci lavorammo su per 4-5 volte. “Misery Business” doveva intitolarsi “Mexico”, e suonava anche bene. Ci avevo lavorato tutto il giorno, tipo 10 ore. Come un equipe di chirurgia dove tiri fuori le cose, le controlli e le aggiusti. Ma alla fine il risultato fu grandioso.
Hayley era arrabbiata per la ragazza [il soggetto di “Misery Business”]. Infatti il testo che aveva scritto diceva “Una volta una pu***na, non sei più niente”.
“Non credo di poterla cantare. Non credo di poterlo dire. Non è da me.”
“Hayley, l’hai scritta tu. Devi cantarla.”
“Non credo sia giusto. Moralmente credo sia sbagliato chiamare così qualcuno.”
“Non lo stai dicendo a nessuno. Stati semplicemente spiegando la situazione.”
Hayley ed io ci scontravamo sui testi, ma solo perchè lei aveva 17 annni e io avevo scritto centinaia di canzoni. Quindi per me era più un “Non puoi farlo. Non puoi finire il pezzo con questa linea.” e lei “Oh sì, che posso. Ma ascolterò comunque la tua idea.”
Avevamo scritto 40 canzoni, ma 14 finirono nell’album. Ero molto soddisfatto del lavoro dei Paramore, ma avevamo paura che alla casa discografica non piacesse. Il problema fu che non sapevamo che avremmo sfondato grazie alla radio. Il piano della Fueled By Ramen era quello di rendere Hayley famosa e farla arrivare alla Top 40, come P!nk e Britney Spears. Ma Hayley era furiosa. Non voleva scrivere canzoni frivole sull’amore. Disse che adorava gli *NSYNC e i Backstreet Boys e che era cresciuta con loro, ma non era ciò che voleva fare. Non voleva competere con quel genere. Lei voleva essere un’artista alternativa. E penso che Hayley poteva fare qualsiasi cosa alla sua età, perchè aveva così tanta energia e una visione chiara su quello che voleva diventare.
Penso che il periodo tra la fine delle registrazioni e la data di pubblicazione fu di circa 6-7 settimane, ed era il periodo in cui tutti eravamo più nervosi perchè non sapevamo cosa sarebbe successo. Ma una volta uscito e vedendo la reazione positiva al video “Misery Business” e all’album, ci siamo detti: “Grazie a Dio, tutti hanno capito di cosa parla.”
Il video di “Misery Business” rappresenta chi era Hayley, una giovane teenager arrabbiata. Ogni ragazza che vedeva il video diceva “Ehi, quella sono io!” e tutte si immedesimavano in lei.
La cosa buffa, quando registrammo, è che tutte quelle canzoni che pensavamo sarebbero diventati singoli, non lo sono diventati. Avevo pensato che “When It Rains” avrebbe spaccato alla radio. Infatti John Mayer disse “Se questa canzone non diventa una hit, io mi ritiro.” “Hallelujah” pensavamo sarebbe stato il primo singolo. Lo stesso per “That’s What You Get”, che poi divenne il terzo singolo.
La prima settimana della pubblicazione, credo che avremmo fatto 40 mila vendite, il che è ottimo per un secondo album di qualcuno che nessuno conosce. Ma dopo la settimana di Natale, siamo arrivati a 90 mila. Tutti si guardavano e dicevano “Dammi un pizzicotto.”
Quando lavoravo a “Riot!”, pensavo a quel ragazzo là fuori, da solo, probabilmente vittima di bullismo, a casa, a scuola e con gli amici, che soffriva ed era depresso. Ho pensato che questo potesse essere un raggio di speranza, che poteva rendere il viaggio per la scuola, per esempio, un po’ più divertente. Credo che questo album abbia toccato un sacco di persone.
Quando mi guardo indietro, mi rendo conto di quanto questo album abbia aiutato la mia carriera. Lo stesso vale per produttori, mixers e altri che hanno contribuito a “Riot!”. Molti mi hanno scritto “Questo album ha cambiato la mia vita, ha cambiato la musica e ha permesso che molte cose accadano.” Mi sento grato per averne fatto parte, essere stato nella stessa stanza con loro. Siamo stati fortunati a realizzare questo disco e farlo durare nel tempo.