I primi di maggio portano una sorpresa: David Lynch a Rimini omaggia Fellini
Save the date: 3 – 11 maggio 2019 Castel Sismondo Piazza Malatesta 47900 Rimini RN
La Fondazione Fellini di Sion in Svizzera ha finanziato David Lynch per la realizzazione di una mostra che arriverà in Italia con anteprima a Rimini.
Questa si chiamerà:
“David Lynch. Dreams. A Tribute to Fellini”
Il fulcro della narrazione dell’opera di Lynch sarà il finale del film di Federico Fellini che è diventato iconografia del cinema italiano andando a contaminare tutta una serie di generazioni di artisti e cineasti e il loro immaginario. La chiusura di “Otto e mezzo”.
Siamo soffocati dalle parole, dalle immagini, dai suoni che non hanno ragione di vita, che vengono dal vuoto e vanno verso il vuoto. A un artista, veramente degno di questo nome, non bisognerebbe chiedere che quest’atto di lealtà: educarsi al silenzio.
JEAN ROUGEUL- Carini l’intellettuale –
La mostra sarà l’overture della rassegna: “Settima arte – Cinema e industria”.
Il cinema è per antonomasia un’industria che produce arte. Pertanto la mostra porta all’interno delle tematiche della rassegna due aspetti ambivalenti: il cinema come forma d’arte e l’arte come liberazione dell’immaginario che citando l’arte crea icone.
Entrambi gli eventi saranno presenti all’interno di un ulteriore calendario: “Verso il 2020: 100 anni di Fellini” che apre altri temi e altri sguardi. Per esempio, analizzare l’industria del cinema come una risorsa economica che fornisce posti di lavoro, reddito per il paese e apre nuovi dibattiti intellettuali oppure l’industria del cinema che fa rivoluzione rompendo gli schemi quotidiani. Ricordiamo che “Otto e mezzo” è un film del 1963 e che David Lynch è tutt’oggi uno dei registi più controversi per i contenuti dei suoi lungometraggi, benché tra i più famosi ed acclamati.
Due trame che saranno proposte con conferenze, proiezioni, mostre, workshop e altri eventi.
Le location vedranno contrapporsi la Rimini storica con quella contemporanea: dal cinema alla galleria Primo Piano, da Castel Sismondo a teatro Galli, dalla cineteca alla Biblioteca Gambalunga.
Fellini/Lynch: perché e cosa aspettarsi da questo incontro
Perché? Perché l’impatto del cinema di Federico Fellini su David Lynch è innegabile, si possono fare delle affermazioni assolutiste. I due autori affrontano temi differenti ma con parallelismi e analogie visive. David Lynch crea creature. Ispirandosi al mondo felliniano. Da “The Elephant man” , tra lacrime e tenerezza, passando per i personaggi storici di “Twin Peaks” (La donna col ceppo, il nano, il gigante, Dale Cooper, Killer Bob). Finendo con il teatro noir e il regista stereotipato di “Mullholland drive“, ricorda con il suo immaginario magico che “Otto e mezzo” è, come lui stesso sostiene, il film che più lo ha influenzato.
Cosa ci dobbiamo aspettare da questa mostra? Undici opere di David Lynch, undici litografie. Realizzate guardando a Fellini e come atto di ossequio alla sua memoria e una dozzina di bozzetti e disegni di Federico Fellini presenti nell’archivio della Fondazione di Sion e scelti dallo stesso Lynch.
La mostra inaugurerà a Castel Sismondo il 3 maggio dove resterà allestita fino all’11 poi si trasferirà dal 12 maggio fino a luglio alla galleria Primo Piano, Vicolo San Bernardino, 1, 47921 Rimini RN.
Cinema nel cinema: l’arte del citare
Il film “Otto e mezzo” di Federico Fellini, non ha risvegliato solo l’immaginario di David Lynch. Pensiamo a “Big Fish” di Tim Burton, oltre alla chiusura che si ispira palesemente al film di Fellini, ci possiamo ritrovare un altro film felliniano ad ispirare il regista: “I Clowns”.
Ma la citazione è un’arte. Da sempre il lavoro dell’artista in genere è quello di sottrarre l’immagine che gli ha rubato il cuore nel lavoro di un altro artista, per farla sua e trasformarla in un’altra icona. Decontestualizzandola e facendola diventare altro da se. Apportandogli anche un altro valore simbolico, un altro significato.
Citerò solo alcuni esempi nel cinema contemporaneo.
Restando sempre a Fellini non si possono non trovare le affinità tra “La dolce vita” e “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Anche se “La grande bellezza” di Sorrentino è Roma, dentro ci camminano personaggi inutili, quelli sinceri sono destinati a morire o a restare in solitudine.
In ordine di uscita:
“Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone. Un concentrato di rimandi al mondo dell’arte contemporanea. Non si può affermare con certezza che il regista sia entrato a stretto contatto con le opere di Madame ORLAN o Mattew Barney, Vanessa Beecroft o Jan Saudek ma sicuramente non si può escluderlo. Vista l’enfasi delle immagini che tanto hanno in comune con gli artisti citati.
“Il sacrificio del cervo sacro”, Yorgos Lanthimos. Un omaggio a Stanley Kubrick. La stessa attrice di “Eyes Wide Shut” (Nicole Kidman), lo stesso inno sottile alla violenza che accresce tra le pareti domestiche, musica da camera e un finale shock.
E in conclusione, ancora Yorgos Lanthimos con “La Favorita”. Questa volta apre lo sguardo a più livelli. Si passa dal cinema citando Peter Greenway e “I misteri del giardino di Compton House”, all’arte, con le riprese grandangolari che racchiudono l’immagine in una sfera come in un opera di Escher.
Ottimo lavoro
Ottimo commento