Siamo in Danimarca, primi anni del ‘900.
Gerda Gottlieb è una giovane studentessa appassionata d’arte, ed è proprio all’accademia reale d’arte di Copenaghen che conosce il suo futuro marito: il timido, impacciato e solitario Einar Wegener.
La Danimarca non offre però grandi spunti lavorativi per Gerda: le sue opere sono particolari, dipinge ritratti e realizza quadri spesso dalle sfumature erotiche, che scandalizzano i benpensanti locali. Anche Einar dipinge, ma paesaggi, ed ha più successo della compagna.
La coppia decide comunque di trasferirsi a Parigi nel 1912, alla ricerca di nuovi orizzonti, e finalmente a Gerda viene riconosciuta la bravura che le appartiene e che le permette di lavorare per prestigiose riviste quali “La Vie parisienne“.
Spesso però le modelle mancano, e i vestiti non cadono bene sui manichini. Gerda, un giorno, chiede pertanto al marito di posare per lei; lo veste come una donna, e in silenzio imprime sui fogli quello che, ancora non lo sa, non lo sanno entrambi, è l’emblema della sua anima.
Con il tempo quell’Einar vestito da donna diventa un vero e proprio alter ego dell’uomo: prende il nome di Lili Elbe, e viene spacciata pubblicamente per la sorella di lui. Prima erano solo i vestiti, adesso arriva il momento dei trucchi. Ed Einar cambia. Cambia qualcosa, in lui. O meglio, in lui, qualcosa nasce; qualcosa che, però, in realtà c’è sempre stato.
Quegli abiti femminili, quei trucchi, non sono più una maschera per Einar, per Lili. Non sono più un gioco. È lui. È lei. È ciò che sente di essere.
Da Einar a Lili
La moglie se ne accorge, soffre, perchè il marito le è sempre più distante, ma gli sta vicino, perfino nel momento più delicato e doloroso del loro rapporto: quando Einar decide che vuole essere Lili a tempo pieno, e non più a tempo ridotto.
Si recano da dottori su dottori, per effettuare un’operazione unica nella storia, che permetta ad Einar di diventare una donna a tutti gli effetti.
I medici lo deridono, gli consigliano di farsi curare, lo accusano di essere un individuo abominevole.
Ma poi arriva lui. Si chiama Magnus Hirschfeld, è un sessuologo berlinese, e dà un nome a ciò che tutti gli altri hanno definito “impossibile” e “peccato”: intervento di riassegnazione sessuale. È il 1930, è il primo caso nella storia in cui viene eseguita questa operazione, e Lili Elbe è la prima trans che esista al mondo.
La notizia si diffonde, incuriosisce, colpisce, arriva persino alle orecchie del re di Danimarca, che decide di invalidare il matrimonio di Einar e Gerda, sempre nel 1930.
Lili, una volta divenuta completamente tale, smette di dipingere; quella era una passione di Einar, non le appartiene più, ora.
Gerda invece si risposa con un ufficiale militare italiano, Fernando Porta, col quale si trasferisce in Marocco per molti anni, prima di divorziare e tornare in Danimarca, dove rimane fino alla morte, avvenuta nel 1940.
La fine di Lili giunge invece rapida nel 1931, a seguito di complicazioni legate alla quinta ed ultima operazione di riassegnazione sessuale, ovvero a causa di un rigetto dopo l’impianto dell’utero. Viene sepolta a Dresda, e con lei tutto il suo coraggio, il coraggio di essere se stessa, che costituirà la forza motivatrice di tante, infinite persone come lei negli anni successivi. Solo che Lili, al suo tempo, ancora non lo sapeva.
Lili Elbe: la protagonista di un libro e di un film
L’intensa storia di vita di Einar Wegener/Lili Elbe è stata la fonte d’ispirazione per il libro “La danese“, scritto da David Ebershoff nel 2000.
Da esso è stato tratto il film del 2015 “The danish girl“, di genere biografico/drammatico e diretto da Tom Hooper; in esso, il ruolo di Einar/Lili è ricoperto dall’attore britannico Eddie Redmayne, mentre quello di Gerda dall’attrice svedese Alicia Vikander, per il quale ha conseguito il premio Oscar come “miglior attrice non protagonista“, nel 2016.