Elisa Lam, studentessa di psicologia, giunge a Los Angeles il 26 Gennaio 2013, per un viaggio di piacere.
Soggiorna presso il Cecil Hotel, struttura dalla negativa reputazione visti i numerosi episodi di suicidi/omicidi e crimini di altro tipo commessi nelle sue stanze, avvenuti a decine dal momento dell’apertura, come se sulla struttura aleggiasse una sorta di maledizione.
Ma Elisa non si preoccupa di tali futili superstizioni, e sceglie proprio quell’hotel come sua abitazione temporanea.
Figlia modello, da sempre lontana da vizi quali la droga, l’alcol e il fumo, è suo uso abitudinario quello di chiamare i genitori lontani ogni giorno, alla stessa ora, e così fa diligentemente fino alla fine del mese.
La scomparsa
È proprio il 31 gennaio che tutto inizia: nessuna chiamata, quel giorno, ergo il sospetto che le sia successo qualcosa si fa strada nell’animo dei genitori, i quali chiamano preoccupati la polizia di Los Angeles, che inizia ad indagare sull’accaduto. Di Elisa nessuno sa più niente da quel giorno, quel 31 Gennaio, come fosse scomparsa nel nulla. La sua stanza d’hotel è in ordine, sui social non è stato più pubblicato alcunché che possa indicare i suoi spostamenti.
Il tempo passa.
Il 14 Febbraio la polizia rende pubblico un video, tratto dalle telecamere di sicurezza dell’hotel, in cui si vede Elisa, la mattina del 31 Gennaio, entrare in ascensore. È da sola, vestita in modo semplice, ordinario.
Quello che è strano è il suo comportamento. Si muove a scatti, è guardinga, sembra temere follemente l’arrivo di qualcosa, o qualcuno, cerca di proteggersi con le mani da un’entità invisibile.
Poi esce, e da quel momento sembra volatilizzarsi nel nulla.
Il ritrovamento
Il tempo passa, le ricerche proseguono (o forse no?) senza alcun esito.
Arriviamo al 19 Febbraio.
Alcuni ospiti dell’hotel iniziano a lamentare una riduzione della pressione dell’acqua fuoriuscente dai lavandini e dal soffione della doccia; viene pertanto informata prontamente la direzione, che invia dei tecnici a controllare le botti d’acqua presenti sul tetto, quattro, di larghezza un metro e venti per due metri e quaranta di altezza.
Dentro una di tali taniche, rannicchiato, viene trovato il cadavere di Elisa Lam. È nuda, i vestiti e i sandali da lei indossati sono presenti anche essi nella tanica, poco distanti, e non c’è nessun segno di trauma evidente sul suo corpo.
Passa il tempo, viene fatta l’autopsia, ed i conseguenti esami tossicologici, tutti negativi.
È il 20 Giugno quando viene dato un responso a tale mistero: Elisa Lam è deceduta in seguito a morte accidentale per annegamento. Così viene dichiarato dal coroner.
Molto strano, però. Ciò vuol dire che Elisa sarebbe salita sul tetto senza far scattare l’allarme collegato alla porta di esso, si sarebbe arrampicata su quella tanica altissima e da sola la avrebbe aperta (operazione ai limiti dell’estremo, soprattutto per una ragazza fragile come lei), ci si sarebbe infilata dentro ed avrebbe pure richiuso il coperchio, tutto in totale autonomia.
Le congetture
Ma oltre agli strani eventi riportati precedentemente, in questa storia c’è un altro dettaglio molto particolare: Elisa viene ritrovata il 19 Febbraio; solo due giorni dopo sul Los Angeles Times è pubblicato un articolo riguardante una dilagante epidemia di tisi diffusasi in città, soprattutto tra i senzatetto, e la notizia della conseguente ideazione, da parte dei medici, di un nuovo test utile per verificare che ai sintomi della tisi corrisponda realmente la malattia: il nome di tale test è Lam-Elisa (Lam= antigene glicolipidico presente sulla parete cellulare dei micobatteri; Elisa= acronimo che indica un saggio immunoassorbente legato ad un enzima).
Coincidenze?
Secondo alcuni no.
Secondo alcuni, infatti, Elisa era niente popodimeno che un’ agente sottocopertura il cui obiettivo era quello di infettare i senzatetto con il microrganismo scatenante la tisi, in modo da poter usare tali individui come cavie, umane ed inconsapevoli, del test sperimentale Lam-Elisa, e che una volta portato a termine il suo compito, la ragazza fosse stata eliminata in altrettanto segreto.
Non solo: ci sono anche altre coincidenze particolari. La storia di Elisa è infatti molto simile a quella della bambina protagonista del film uscito nel 2005 “Dark water“, e ad un caso realmente accaduto nel 2002, riportato dallo studioso Chris O’Brien nel saggio “Stalking the herd“. A febbraio di tale anno, infatti, un allevatore argentino trovò 19 dei suoi bovini morti all’interno di una vastissima tanica d’acqua presente nella sua proprietà, protetta da un recinto ed addirittura cintata da un muro, pertanto impossibile da essere raggiunta dagli animali.
I casi sono collegati? E come si possono spiegare, anche se presi singolarmente? Elisa è stata uccisa? Da chi? E come mai ci è voluto così tanto perché il coroner desse una risposta, tra l’altro neanche molto plausibile?
Per un po’ a queste domande non venne data alcuna risposta concreta.
L’apparente risoluzione del caso
La verità però si sa, alla fine viene fuori, anche se a volte se la prende comoda, e non sempre è così certa e scontata. Così è stato per il misterioso caso relativo alla morte di Elisa Lam. Si scoprì infatti che Elisa soffriva di bipolarismo, disturbo che l’aveva costretta tempo prima ad essere rinchiusa in una clinica.
Poco prima del viaggio, però, aveva smesso per motivi non noti di prendere le sue medicine il che probabilmente nei giorni successivi le aveva causato delle crisi psicotiche con allucinazioni visive e uditive (ecco spiegato il motivo dietro il suo strano comportamento in ascensore).
Proprio per scappare a quelle voci che sentiva, e forse a quelle persone che vedeva, Elisa è dunque probabilmente salita sul tetto, ed ha visto nella cisterna un rifugio, un luogo sicuro, lontano dal pericolo. Forse ci si è buttata dentro e ha richiuso il coperchio, si sa del resto che l’adrenalina è in grado di donare una forza quasi sovrumana che in condizioni normali non si penserebbe mai di poter avere, o forse ci è caduta dentro e successivamente un addetto dell’hotel, non accorgendosi del suo corpo senza vita, ha richiuso il coperto.
Questa è la conclusione definitiva cui sono giunti gli investigatori, che ha permesso di archiviare il caso come un terribile incidente. Ma non tutti sono d’accordo. Secondo molti, infatti, dietro la morte della ragazza c’è qualcosa di ben più complicato e misterioso, un piano ordito con meticolosità destinato però a non essere mai portato alla luce.
“Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel”
Uscito nel 2021 e diviso in quattro puntate, “Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel” è una docu-serie originale Netflix che ha per protagonista proprio l’hotel, il Cecil appunto, che ha fatto da sfondo alla triste vicenda della giovane Elisa.
La regia è stata affidata a Joe Berlinger, il quale ha affermato di essere rimasto fortemente impressionato dalla visione del video dell’ascensore nel quale è apparsa viva per l’ultima volta Elisa e che, anni dopo, decise insieme al suo collaboratore Josh Dean di proporre a Netflix l’idea di realizzarci su una serie.
In un’intervista, lo stesso Berlinger ha affermato di voler mettere in luce unicamente gli aspetti “reali” dietro il caso di Elisa Lam; non prendere dunque in considerazione i complotti e le leggende popolari diffuse in merito ad esso, bensì unicamente il dramma di una ragazza malata in preda al terrore della sua stessa mente.
“Non avevo intenzione di trattare una tragedia come una semplice storia di fantasmi, sarebbe stato mancare di rispetto alla vittima, privandola della sua umanità. La mia serie vuole concentrarsi sulla vittima, e porre attenzione sul punto saliente di essa, ovvero sul fatto che non è avvenuto alcun crimine concreto”.
Il regista ha inoltre contattato i genitori della Lam, chiedendo loro di partecipare attivamente al documentario, ma loro hanno rifiutato, affermando però di non essere contrari alla realizzazione dell’opera.
“Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel“, però, come indica del resto anche il titolo, non si limita unicamente a narrare gli eventi e le situazioni che hanno orbitato intorno alla figura di Elisa Lam: ripercorre anche gli episodi di criminalità maggiormente noti che, in un modo o nell’altro, sono stati ricollegati al Cecil Hotel, come quelli di Richard Ramirez (detto “Nightstalker“) e Jack Unterweger, che usavano tale hotel come loro base dopo aver sparso il terrore a Los Angeles.