Hai mai sentito parlare di un regista che gira un musical senza essere un fan del genere? Ebbene, Jacques Audiard ha fatto proprio questo con “Emilia Pérez”. Se i titoli in stile “La La Land” o “West Side Story” ti hanno abituato a coreografie scintillanti e canzoni struggenti, preparati a qualcosa di diverso. In questo film, infatti, la narrazione mischia azione, commedia e dramma con sorprendenti numeri musicali, pur essendo firmato da un regista che non ama particolarmente questa forma di spettacolo.
Un festival di nuovi suoni: perché proprio un musical?
Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024, “Emilia Pérez” ha ricevuto un’accoglienza positiva dalla critica, nonostante la premessa folle: un boss del cartello della droga messicano che cerca di realizzare il sogno di diventare finalmente la donna che ha sempre desiderato di essere. Un’idea che, raccontata con uno stile classico, avrebbe potuto rientrare in un tipico melodramma criminale. Ma Audiard ha deciso di rendere tutto più esplosivo inserendo scene cantate e balletti, in cui il cast si esibisce a ritmo di musica. Ecco il punto: il regista voleva da tempo inserire elementi musicali in un suo progetto, ma non aveva mai trovato il coraggio di farlo in precedenza.
Jacques Audiard e la strana passione per l’opera
Ti sembrerà strano, ma Audiard non è esattamente un estimatore dei musical in senso stretto. Ha però una certa fascinazione per l’opera: desiderava da anni creare un film che ne riprendesse il respiro e l’intensità. In passato, aveva valutato l’ipotesi di realizzare un’opera moderna perfino con “Un héros très discret” e “Il profeta”, ma ha sempre rinunciato all’ultimo momento. Stavolta no: con “Emilia Pérez” ha colto l’occasione di dar vita a un “libretto” a cui ispirarsi, rendendo così il suo nuovo film una vera e propria sfida artistica.
Una storia di identità e coraggio
Il film si concentra su un boss criminale che si affida all’avvocato Rita (interpretata da Zoe Saldana) per cambiare sesso e diventare “Emilia” a tutti gli effetti. Nel cast trovi anche nomi noti come Selena Gomez, Karla Sofía Gascón, Adriana Paz, Edgar Ramírez e Mark Ivanir. Ti suona già come un mix esplosivo, vero? Preparati a scene degne di una serie tv di Netflix in stile “Narcos: Messico” che, però, si mescolano a momenti di pura esibizione canora. Prova a immaginare un “Glee” dai toni cupi e crudi, dove la musica diventa un veicolo per esprimere le emozioni più forti dei protagonisti.
Un musical che non vuole essere un musical?
Audiard ha ammesso di non amare i musical, definendoli a volte “noiosi” o comunque distanti dai suoi gusti. Eppure, proprio per questa ragione, ha intravisto l’opportunità di ricreare un ibrido in cui le coreografie e i brani non si limitano a essere inserti decorativi, ma pezzi fondamentali della trama. Il regista ha cercato di costruire un linguaggio tutto suo, ben lontano dai classici del genere, puntando su un taglio moderno e sperimentale.
Conclusioni e invito all’interazione
Se sei curioso di vedere come un regista notoriamente lontano dal musical riesca a manipolare questo genere, “Emilia Pérez” potrebbe stupirti con i suoi contrasti, i suoi paradossi e la sua insolita vena opera-pop. Siamo di fronte a un coraggioso tentativo di fusione tra linguaggi diversi, capace di affascinare anche chi non si definisce un fan dei balletti o dei numeri cantati. Che tu ami il teatro musicale o preferisca i toni spietati di “Breaking Bad”, questo film ha tutte le carte in regola per intrigarti con la sua originalità.
E tu, che ne pensi? Facci sapere la tua opinione su “Emilia Pérez” e sullo stile unico di Jacques Audiard nei commenti qui sotto! Siamo impazienti di leggere il tuo punto di vista.