“Come uccidono le brave ragazze”, il nuovo adattamento di Netflix della serie di libri di successo di Holly Jackson, ha finalmente fatto il suo debutto – almeno per noi che possiamo vederlo in anteprima – e ha suscitato in me reazioni contrastanti. Con una protagonista forte e determinata interpretata da Emma Myers, la serie prometteva di essere un thriller avvincente e ricco di colpi di scena. Tuttavia, il risultato finale presenta alcune ombre che non possono essere ignorate.
Un adattamento fedele, ma lento
“Come uccidono le brave ragazze” segue fedelmente la trama del libro da cui è tratto, cosa che sicuramente piacerà ai fan della serie letteraria. La storia ruota attorno a Pip Fitz-Amobi, un’adolescente che decide di indagare su un caso di omicidio avvenuto cinque anni prima nella sua cittadina. Il caso sembra risolto, con il fidanzato della vittima, Sal Singh, che ha confessato il crimine prima di togliersi la vita. Tuttavia, Pip è convinta che la verità sia ben diversa e si lancia in una pericolosa indagine che la porterà a scoprire segreti inquietanti e a rischiare la sua stessa vita.
Nonostante la serie sia composta da soli sei episodi, il ritmo narrativo risulta sorprendentemente lento. La suspense, che dovrebbe essere il punto di forza di un thriller, si sviluppa con difficoltà, rendendo alcuni momenti della serie poco coinvolgenti. Questo potrebbe scoraggiare gli spettatori meno pazienti, che potrebbero trovare frustrante la mancanza di un crescendo più rapido.
La performance di Emma Myers: un faro in una serie oscura
Se c’è un aspetto della serie che emerge in modo positivo, è la performance di Emma Myers nel ruolo di Pip.
L’attrice riesce a portare sullo schermo tutta la determinazione e la vulnerabilità di una giovane donna che non si accontenta delle risposte facili. Pip è un personaggio complesso, e Myers riesce a catturarne le sfumature in modo convincente, rendendola la vera protagonista indiscussa della serie “Come uccidono le brave ragazze.”
Il personaggio di Pip è l’unico che viene davvero esplorato in profondità, mentre gli altri personaggi restano purtroppo sullo sfondo, privi di quel carisma e di quella personalità che sarebbero stati necessari per rendere la serie più dinamica. Questa mancanza di sviluppo dei personaggi secondari è uno dei difetti più evidenti dell’adattamento, che rischia così di alienare parte del pubblico.
Un mistero che si svela lentamente
Il mistero al centro di “Come uccidono le brave ragazze” è indubbiamente interessante e carico di potenziale, ma la sua narrazione è gestita in modo tale da rallentare l’interesse. La serie inizia in modo piuttosto sottotono, con un’introduzione che fatica a catturare l’attenzione. Anche se i colpi di scena arrivano, lo fanno in modo dilazionato, e spesso senza il necessario impatto emotivo.
Chi ha letto i libri probabilmente saprà già cosa aspettarsi, ma per gli spettatori che si avvicinano alla storia per la prima volta, l’approccio potrebbe sembrare un po’ freddo e distante. La mancanza di una costruzione più incisiva del mistero rende difficile immergersi completamente nell’intrigo, compromettendo così l’efficacia del racconto.
Un adattamento che rispetta i libri, ma perde il loro fascino
Uno degli aspetti più difficili da affrontare in un adattamento è riuscire a trasferire sullo schermo il fascino e la profondità di un’opera letteraria.
“Come uccidono le brave ragazze” riesce a mantenere una buona fedeltà al materiale originale, ma perde il fascino caratteristico della scrittura di Holly Jackson. Nei libri, la narrazione in prima persona permette ai lettori di entrare nella testa di Pip, vivendo con lei ogni emozione e dubbio. Nella serie, questa dimensione si perde, rendendo più difficile per il pubblico connettersi emotivamente con la protagonista.
Oltre a ciò, la serie aggiunge alcune trame secondarie che non fanno molto per arricchire la storia principale e che, anzi, rischiano di diluire l’impatto del mistero centrale. Questo è un problema comune negli adattamenti, dove la necessità di estendere la narrazione visiva può portare a decisioni creative che non sempre si rivelano efficaci.
Come uccidono le brave ragazze è una serie che divide
“Come uccidono le brave ragazze” è una serie che presenta luci e ombre. Se da un lato la performance di Emma Myers è un punto di forza, dall’altro il ritmo lento e la mancanza di profondità nei personaggi secondari compromettono l’esperienza complessiva. I fan dei libri potrebbero apprezzare la fedeltà all’opera originale, ma è probabile che anche loro sentano la mancanza di quel fascino narrativo che ha reso la serie di Holly Jackson così popolare.
La Recensione
Come uccidono le brave ragazze
Netflix offre un adattamento che, pur avendo il potenziale per essere avvincente, non riesce a raggiungere del tutto le aspettative. Resta da vedere se la serie sarà rinnovata per una seconda stagione e se, in quel caso, gli aspetti meno riusciti verranno migliorati. Per ora, "Come uccidono le brave ragazze" rimane un thriller che mi lascia con la sensazione che avrebbe potuto essere qualcosa di più.
PRO
- Performance di Emma Myers: l'interpretazione convincente di Pip aggiunge profondità e carisma al personaggio principale.
- La serie mantiene molti elementi chiave del romanzo di Holly Jackson, offrendo una trama ricca di suspense.
CONTRO
- La narrazione risulta troppo lenta, con un avvio che fatica a catturare l'attenzione.
- Manca lo sviluppo dei personaggi secondari, che rimangono poco coinvolgenti rispetto alla protagonista.