Siamo in “The seven deadly sins“, la stagione di riferimento è la seconda: fanno la loro entrata in scena i dieci comandamenti, i quali, a dispetto di ciò che di più giusto dovrebbero rappresentare, ci vengono presentati come gli antagonisti principali dei nostri amati sette peccati capitali.
Tra loro 10, però, tutti personaggi estremamente interessanti, spiccano due individui in particolare: Estarossa, che incarna il il comandamento dell’Amore, e Monspeet, che è invece personificazione del comandamento della Reticenza.
Bene così, inizialmente, nulla da dire, ma andando avanti con la visione dell’anime, con il proseguimento della storia, ci si trova al punto di doversi porre necessariamente una domanda: in fin dei conti, chi è davvero – o chi merita – il Comandamento dell’Amore?
Estarossa o Monspeet?
Colui che è pazzo, ossessionato da una donna che non può avere e che non corrisponde i propri sentimenti, o colui che ama in silenzio, con coraggio e determinazione anche senza essere mai ricambiato, avendo cura dell’altra persona, rispettandola e proteggendola anche quando ella stessa tenta di distruggersi?
Tuttavia è spesso così, che finisce.
Che l’Amore folle e distruttivo, devastato dalla voglia di possessività e dall’incapacità di accettare una negazione come risposta, domina sull’Amore buono e giusto di un cuore puro, lo devasta e lo soffoca, ancora più di quanto essa abbia già sempre fatto nei propri medesimi confronti, triste contenitore di un sentimento mai sbocciato completamente.
Ecco dunque che Estarossa domina e vince su Monspeet. Che trionfa sì l’amore, di cui lui è rappresentazione, ma quello per se stesso, e per il proprio orgoglio, che se eccessivo – come è chiaramente quello di Estarossa – non porta a null’altro se non a dolore e distruzione.
Del resto si sa, per citare quel meraviglioso film che è “Kill your darlings“, che “l’Amore accumulato ammuffisce, infine, finché non ci rendiamo conto che la sola cosa che abbiamo, è quella che diamo agli altri“.