Da sempre sono moltissimi i film e le serie tv sulla mafia siciliana. Nell’immaginario popolare è “la mafia” per eccellenza e i suoi protagonisti hanno contribuito a tratteggiare lo stereotipo più pittoresco del mafioso, con la coppola e la lupara. La realtà è però drammaticamente più complessa.
Chi ama questo genere di film si immedesima in una storia reale e veritiera e si lascia trasportare dai protagonisti che ricoprono il ruolo di mafiosi italiani famosi come Raffaele Cutolo e Totò Riina o di poliziotti e giudici che dalla parte dello Stato la combattono.
Ecco una lista dei migliori film e serie tv sulla mafia siciliana da guardare.
Il traditore – 2019
Il primo film sulla mafia siciliana è “Il traditore”. La pellicola è ambientata nel 1980 e il protagonista è il membro di Cosa Nostra Tommaso Buscetta che decide di trasferirsi da Palermo, capitale mondiale del traffico di droga, in Brasile. Buscetta, interpretato da un magistrale Pierfrancesco Favino, fugge dalla continua rivalità tra i clan corleonesi e palermitani, ma le disgrazie e la legge lo inseguono. Costretto a tornare in Italia, diventerà collaboratore di giustizia.
Il film uscito nel 2019 ha vinto ben 6 David di Donatello nella categoria miglior film, miglior regia e migliori attori proprio a Pierfrancesco Favino e Luigi Lo Cascio.
La siciliana ribelle – 2008
Film del 2008 che racconta la storia di Rita Mancuso, figlia di un boss mafioso molto rispettato, Don Michele Mancuso. È ambientato nei primi anni ’80 quando il giorno della sua prima comunione assiste all’assassinio del padre. Anni dopo, quando Rita avrà 17 anni, anche suo fratello Carmelo verrà ucciso.
Decisa a vendicarsi degli omicidi, si reca alla procura di Palermo, portando con sé, come prove, i diari che aveva scrupolosamente annotato sin da bambina con l’intento di fare arrestare gli assassini del padre e del fratello: da quel momento Rita diventa una testimone fondamentale per le indagini già in corso da tempo, ma è anche sulla lista delle persone da uccidere.
Fuggendo dal suo paese, rientrerà nel “Programma Protezione Testimoni” e sarà trasferita a Roma, nella massima segretezza. Grazie al suo prezioso aiuto, la polizia catturerà le persone da lei accusate e da tempo ricercate.
Ma quando crede che tutto stia andando per il meglio, il giudice Borsello, il magistrato che aveva seguito il suo caso fin dall’inizio, che per lei era diventato come un secondo padre, viene ucciso dall’esplosione di un’autobomba.
Rita, nello sconforto della sua solitudine e nel totale abbandono, contro le normative di massima segretezza che avrebbe dovuto rispettare, chiama il fidanzato che aveva lasciato in Sicilia, rivelando la sua posizione. Ma quando, parlando con lui, capisce che l’unica via d’uscita per lei verso una vita normale è quella di ritrattare tutto in modo da fare scarcerare i mafiosi suoi compaesani, si getta dal balcone sotto gli occhi del suo fidanzato.
Alla morte di Rita, la madre, che la ripudiò per quello che aveva fatto, distrusse la lapide a martellate, per poter continuare a mantenere la fermezza di quei tempi.
Alla luce del sole – 2005
Il film del 2005 è ambientato a Palermo dove il sacerdote Don Pino Puglisi, interpretato da Luca Zingaretti si accorge ben presto di una dura verità: i bambini della zona sono coinvolti nella mafia e molti di loro hanno dei genitori mafiosi.
Il sacerdote cerca quindi di cambiare la situazione, invitandoli ad andare a scuola, in chiesa e a non rubare. Nonostante ai bambini piaccia andare a trovare Don Puglisi alla parrocchia, dove spesso trascorrono il loro tempo a giocare, i genitori non sembrano apprezzare molto gli insegnamenti del prete. Nel frattempo, Don Puglisi manda dei messaggi chiari ai mafiosi di Palermo, facendo dei discorsi nella piazzetta della chiesa, ma nessuno lo ascolta. Chiede ai cosiddetti uomini d’onore di presentarsi “alla luce del sole” e di non agire nell’ombra.
Esponendosi in prima persona, ben presto, Don Puglisi si rende conto che la sua vita è in pericolo. Viene assassinato per la strada da un gruppo di mafiosi che lo hanno seguito in automobile. Quando lo trovano, il sacerdote pronuncia le sue ultime parole, “Me lo aspettavo”, poco prima di morire. Al funerale sono presenti tutti i bambini della parrocchia, che lasciano un pensiero per lui sopra la bara.
Il film diretto da Roberto Faenza e andato in onda sulla Rai ha vinto un premio ai David di Donatello.
Giovanni Falcone – 1993
Il film si basa sulla storia vera del giudice Giovanni Falcone, interpretato da Michele Placido ripercorrendo in particolare i suoi ultimi anni di lavoro e la sua lotta contro la mafia, che gli costerà la vita nella strage di Capaci, il 23 Maggio del 1992.
Il film si apre in parallelo con due giuramenti: quello di un mafioso e quello del giudice stesso avvenuto nel 1964, per poi concentrarsi sugli episodi più importanti dell’attività di quest’ultimo, dall’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa fino alla collaborazione con Rocco Chinnici per arrivare alla strage di Capaci e quella di via d’Amelio, in cui perde la vita il collega ed amico Paolo Borsellino che nel film ha il volto di Giancarlo Giannini.
Il regista mescola materiale di repertorio, tratto da telegiornali andati in onda all’epoca, con scene ricostruite con molta verosimiglianza, per raccontare con uno stile da docufiction l’inquietante intreccio fra mafia e politica.
I cento passi – 2000
Il film, prodotto da Rai Cinema racconta la storia del giovane Giuseppe Impastato, chiamato da tutti Peppino che vive a Cinisi, comune in provincia di Palermo negli anni ’70 che sta cercando di sfuggire all’inesorabile legame con l’ambiente di Cosa nostra che il padre Luigi, un po’ per inerzia, un po’ perché ha una famiglia con una moglie e due figli da proteggere, non ha la forza di rompere.
Anche di fronte alla vulnerabilità sua e della propria famiglia, Peppino, animato da uno spirito civico irrefrenabile, non esita,, ad attaccare i mafiosi di Cinisi ed a denunciarne pubblicamente le malefatte.
Il giovane Impastato scrive articoli che lo rendono malvisto agli occhi della criminalità, e fonda Radio Aut, emittente dai microfoni della quale attacca e prende in giro la mafia.
Candidatosi alle elezioni comunali per il partito Democrazia Proletaria, la sua frase “noi comunisti perdiamo perché ci piace perdere”, pronunciata durante un comizio, sembra quasi un preludio alla sua tragica morte, avvenuta a campagna elettorale ancora in corso, con il suo corpo esanime adagiato sui binari della ferrovia in modo da far credere che si fosse suicidato.
L’evento passa praticamente inosservato in quanto avviene nello stesso giorno in cui le Brigate Rosse uccidono il politico Aldo Moro. Peppino era ormai diventato troppo scomodo per i mafiosi e il padre, che era morto in un oscuro incidente, non lo poteva più proteggere.
Non ci sono solo film incentrati sulla mafia siciliana, nella storia del cinema e della televisione sono state anche molte le serie tv che hanno trattato questo argomento vediamo quali sono:
La piovra – 1984-2001
È una delle serie tv sulla mafia più famose in Italia, andata in onda dal 1984 fino al 2001, racconta l’espansione dei molteplici tentacoli della criminalità organizzata che danno il titolo all’opera. Si passa dai traffici locali ed internazionali di droga in una Sicilia egemonizzata ed insanguinata dalla mafia della prima miniserie alla loggia massonica (dal nome Itala) ed agli apparati statali deviati della seconda, ambientata nella Roma dei palazzi del potere.
La mafia uccide solo d’estate – 2016
La mafia uccide solo d’estate è una serie televisiva italiana diretta da Luca Ribuoli e tratta dall’omonimo film diretto e interpretato da Pif, che qui, oltre ad essere tra gli ideatori del progetto, è autore di soggetto e sceneggiatura, nonché narratore fuori campo che impersona (solo vocalmente) il piccolo protagonista Salvatore Giammarresi da adulto.
La trama narra le vicende di una famiglia comune di Palermo di fine anni ’70, nella quale si susseguono i fatti che l’hanno caratterizzata nel corso del tempo, alternando episodi realmente accaduti alla storia di fantasia della famiglia stessa.
Vengono immaginate anche alcune interazioni tra alcuni personaggi, più o meno famosi, della malavita locale, prendendo sempre spunto dalle testimonianze storiche.
Il capo dei capi – 2007
Il capo dei capi è una miniserie televisiva in sei puntate, andata in onda nel 2007 su Canale 5. Prodotta dalla Taodue e ispirata all’omonimo libro-inchiesta dei giornalisti Giuseppe D’Avanzo e Attilio Bolzoni.
La serie televisiva racconta la vita di Totò Riina dal 1943 al 1993. Dall’adolescenza difficile fino alla sua presa di potere all’interno di “Cosa Nostra”, passando per le molte sanguinose tappe che hanno caratterizzato la sua ascesa.
Una storia che inizia quando, adolescente, il futuro boss assiste impotente alla morte del padre e del fratellino per lo scoppio di un residuato bellico. Crea un gruppetto di fedelissimi con Provenzano e Bagarella, si unisce ai malavitosi più potenti di Corleone che fanno riferimento a Liggio e sale i gradini del potere mafioso dominando prima Corleone poi Palermo.
Solo un suo amico di infanzia, Biagio Schirò, sceglie di diventare poliziotto e di assumere come missione la sconfitta del suo ex compagno in un ruolo delicatissimo che lo renderà persecutore e perseguitato e lo porterà a correre enormi rischi.
L’ora-Inchiostro contro piombo – 2022
L’ora- Inchiostro contro piombo è una serie tv sulla mafia con protagonista, Claudio Santamaria, che interpreta il giornalista Vittorio Nisticò, che diventa il direttore del quotidiano “L’Ora” e intraprende una vera e propria battaglia mediatica contro la mafia. La serie è ambientata negli anni ’50 e ’70 a Palermo e si ispira a fatti realmente accaduti, mettendo al centro prima della mafia, il coraggio di combatterla.
Per la prima volta, la stampa, si proponeva di raccontare la verità e L’ora-inchiostro contro piombo, è una fiction drammatica, dai contenuti molto forti, che ripercorre il passato in modo realistico e per questo credibile.
L’ultimo padrino – 2008
È una miniserie di due puntate incentrata sulla vita di Bernardo Provenzano, interpretato da Michele Placido, l’ultimo capo dei capi di Cosa Nostra siciliana e sul gruppo di poliziotti incaricato di trovarlo e catturarlo. La serie parla infatti, degli ultimi anni prima dell’arresto avvenuto nel 2006 dalla Squadra antimafia di Palermo che ha un unico obiettivo: catturare l’uomo più latitante della storia del crimine.
Provenzano deve far fronte ad una Cosa Nostra indebolita dallo Stato in seguito alle stragi di fine anni ’80 e alle rivelazioni dei pentiti, ma riesce a ricostruirla abbandonando attentati, omicidi ma lavorando nell’ombra. Inizia a creare relazioni con il potere economico, politico e criminale e in poco tempo la mafia siciliana torna ad essere potente anche forse più di prima.
Del boss di Cosa Nostra si sa poco proprio perché ha sempre lavorato sulla sua invisibilità, si conosceva al massimo una sua foto sbiadita di cinquant’anni fa ma niente di più. Gli stessi pentiti rivelavano di tutto ma niente relativo al capo della cupola, del quale non si conosce dove abiti, che faccia abbia assunto e come faccia a gestire il potere senza mai apparire.
Proprio perché costantemente invisibile, la polizia decide di creare il Gruppo Duomo, un gruppo per l’appunto di investigazione speciale formato dai migliori uomini sulla piazza, pronti a tutto pur di consegnare alla giustizia Bernardo Provenzano, grazie a questa Intelligence verrà catturato.
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