Gemini Man è un film non riuscito e nato da un’idea bizzarra.
La trama è stata concepita nel 1997 (Tony Scott era stato scelto come regista) e si sono susseguiti numerosi registi e attori principali (tra cui Harrison Ford, Mel Gibson e Clint Eastwood) fino a quando non è arrivata Skydance Media nel 2016 e Ang Lee è stato chiamato per la regia nel 2017.
Per Lee, tutto sembrava avere un senso: il film poteva vincere tante sfide e far vedere ciò che può fare il cinema digitale.
Smith è Henry Brogan, un sicario del governo di 51 anni che vuole andare in pensione. “Gemini Man” si apre con l’ultimo lavoro di Henry prima di appendere il fucile da cecchino in cantina, mostrandoci quanto è bravo come tiratore scelto. Non appena Henry prova ad uscire dai guai, i guai iniziano a perseguitarlo. E con il dettaglio lancinante della tecnologia a 120 fotogrammi al secondo, è impossibile ignorare questa nuova minaccia. Henry dice alle persone che negli ultimi tempi ha evitato gli specchi – ma a breve dovrà farci l’abitudine. 45 minuti dopo infatti, il film mostrerà al pubblico che la persona che vuole uccidere Henry è in realtà lo stesso Henry ma con qualche anno in meno.
Il regista Lee aveva già utilizzato in precedenza un frame rate così elevato nel 2016 in Billy Lynn – Un giorno da eroe, un film di guerra. L’ambiziosa decisione in quel momento non convinceva del tutto, e Billy Lynn era stato criticato perché se da un lato i dettagli visivi erano fighi, dall’altro toglievano punti all’emotività dei personaggi, che non erano ben sviluppati. Come si è ripreso il regista dopo quel bluff? Immergendosi a capofitto in un film d’azione in cui Will Smith combatte contro Will Smith – e usando la stessa tecnologia.
Fin dalle prime scene di “Gemini Man”, è facile notare la passione di Lee per le minuzie visive. Sinceramente, sono riuscito a contare i singoli peli sul braccio di Will Smith. Ma non solo, i dettagli del fuoco sono impressionanti o anche il volo dell’ape prima di essere schiacciata è ultra dettagliato. Ma pare che anche in questo caso, Lee si sia preoccupato di curare solo l’aspetto tecnologico.
Una sceneggiatura molto debole
Ricordo di aver letto da qualche parte che durante la premiere di Il Codice Da Vinci al Festival di Cannes, il pubblico si mise a ridere durante la scena in cui Tom Hanks guarda Audrey Tautou e la informa che è l’ultima discendente rimasta di Gesù Cristo. C’è una scena in Gemini Man che susciterà lo stesso tipo di reazione da parte del pubblico. E’ a metà del film, quando Mary Elizabeth Winstead si avvicina a Will Smith e gli dice che il ragazzo che lo sta inseguendo; il ragazzo con cui ha combattuto in uno scontro a fuoco nella scena precedente, è il suo clone.
Superato lo shock iniziale della clonazione, le conversazioni tra i personaggi risultano fiacche e non alimentano il senso di tensione. Sembrano dei dialoghi tra robot piuttosto che tra esseri umani. Tutto è al servizio dell’estetica – nello stesso modo in cui Junior lotta per diventare un clone con un’anima, “Gemini Man” non riesce mai a diventare completamente un film, e sarà ricordato solo come un esperimento tecnologico di successo.
I protagonisti non riescono mai a creare una sorta di chimica tra di loro. Mary Elizabeth Winstead si impegna nel ruolo di controparte femminile, ma quando reciti al fianco di Will Smith e a un motion-capture digitale di Will Smith il focus non ricadrà mai su di te.
Un film al servizio della tecnologia
Nella prima lotta tra Smith e Smith 2.0 (che qui si chiama Junior), le abilità di Lee vengono messe alla prova e i risultati sono sorprendenti. La telecamera si mantiene allineata all’azione e nelle vertiginose riprese POV (significa che vengono effettuate dallo stesso attore) in cima alle motociclette di Henry e Junior, lo spettacolo cresce ancora.
Per Lee è comunque un piccolo passo avanti rispetto a “Billy Lynn”. Ma Gemini Man dopo un po’ annoia… come quando vedi lo stesso oggetto per troppo tempo: l’oggetto – o in questo caso, la faccia di Will Smith – alla fine smette di avere un senso; la lucentezza svanisce e l’armatura ti sembrerà vuota.
Gemini Man è come una bella donna che non riesce ad offrirti nulla dal punto di vista emotivo. All’inizio ti piace ma dopo un po’ capisci che la relazione non potrà mai funzionare.
La Recensione
Gemini Man
Il progetto Gemini Man era rimasto fermo per due decenni, con cineasti come Tony Scott e Curtis Hanson che si sono alternati per dirigere una sceneggiatura che è stata manomessa da almeno una mezza dozzina di scrittori. Il risultato finale è un miscuglio di idee senza una logica. Sembra che Ang Lee abbia sposato questo progetto solo per testare nuove tecnologie piuttosto che creare qualcosa di sensazionale.
PRO
- I dettagli visivi
- Fa sempre un certo effetto vedere 2 Will Smith in azione
CONTRO
- La sceneggiatura