Cosa fare in caso di apocalisse zombie? Ve lo siete mai chiesto? Gli accademici della Cornell University sì, e queste sono le conclusioni alle quali sono giunti
Nel caso di un’apocalisse zombi ora sappiamo cosa fare, grazie ad una ricerca fatta dagli accademici della Cornell University. I risultati ottenuti non implicano l’abbandono di un marito in coma e la fuga con il suo migliore amico (come ha fatto la cara Lori nella prima stagione di The Walking Dead), ma ci danno un idea sul tempo che avremmo a disposizione per tentare di metterci in salvo e il modo in cui usarlo.
Ispirato al libro World War Z, la ricerca degli accademici della Cornell University ha scoperto che le persone sopravvivono più a lungo in aree remote. Alex Alemi, parte del team di ricerca, ha spiegato in un comunicato stampa che le persone avrebbero maggiori possibilità di sopravvivere in luoghi meno densamente popolati. Per questo motivo la prima cosa da fare sarebbe quella di recarsi in aree poco abitate. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, un posto ideale potrebbe essere quello delle Montagne Rocciose, scarsamente abitate e con una morfologia che renderebbe difficile l’arrivo dei morti viventi.
Gli accademici hanno costruito un modello interattivo con una simulazione della dinamica di una vera malattia per simulare un’epidemia negli Stati Uniti. Hanno scoperto che un’epidemia di zombi potrebbe distruggere una città come New York in sole 24 ore.
Considerando invece l’epidemia in un posto mediamente popolato, la gente avrebbe circa un mese di tempo prima che l’intero sistema collassi. Un tempo che andrebbe usato per recarsi, dove possibile, nelle zone montuose citate prima.
Cosa fareste voi in caso di apocalisse zombie? Avete una montagna desolata a portata di mano?
Pensateci, in attesa che ricomincino le puntate di The Walking Dead 8, attese per la fine di Febbraio.