Hammamet è il titolo del film diretto da Gianni Amelio, uscito nelle sale italiane il 9 gennaio del 2020 e che racconta gli ultimi mesi di vita di Bettino Craxi.
Il quadro storico
Uno strepitoso Pierfrancesco Favino è stato in grado di riportare alla luce una discussa quanto importante figura della politica italiana: Craxi. Idolatrato da molti, odiato da molti altri: Bettino Craxi fu individuato nel 1976 come figura di raccordo alle elezioni per risollevare le sorti del Partito Socialista Italiano. Craxi fu così eletto come Segretario del Partito, mantenendo questo ruolo per 16 anni, fino al 1993.
Considerato un “signor nessuno” fino al 1976, da Segretario si ritrovò a lottare affinché il PSI non diventasse marginale. Anti-comunista convinto e dimostrato anche nell’occasione del sequestro Moro (fu uno dei pochi, se non l’unico con quella rilevanza, dello scenario italiano a sostenere un tentativo di trattativa con le Brigate Rosse), ottenne nel 1983 la presidenza del Consiglio alleandosi con la Democrazia Cristiana.
All’arrivo delle prime inchieste giudiziarie su “Mani Pulite“, quando divenne palese il sistema di corruzione celato dietro ai finanziamenti illeciti ai Partiti, Craxi, nel suo stile, dichiarò se stesso e tutto il Parlamento colpevole di aver ricevuto finanziamenti illegali, negando sempre, però, di aver trattenuto qualcosa per suo arricchimento personale.
Il processo iniziò nel 1993: un anno dopo Bettino Craxi si trovava in Tunisia, che non concesse mai l’estradizione.
Il film di Gianni Amelio comincia da qui.
La rappresentazione di Gianni Amelio: gli ultimi 6 mesi della vita di Craxi in Tunisia
Le riprese di Hammamet si svolgono in parte nella vera casa di Craxi, dove visse dal 1994, con sua moglie, sua figlia e il nipote, ormai stanco e malato, ma conservando ancora una certa dignità. La villa si presenta circondata di guardie armate, facendola risultare inaccessibile se non per le visite ben accolte di amici o del figlio, Bobo.
Tra verità e finzione, la prima parte del film è un susseguirsi di raffigurazioni di vizi e abitudini di Craxi, sicuramente un uomo amante della comodità, del buon cibo e di una temperanza non facile da gestire, neanche per la figlia, Anita (così chiamata nel film in omaggio ad Anita Garibaldi, nella realtà la figlia di Bettino si chiama Stefania Craxi).
Anita, interpretata dall’attrice Livia Rossi, si dimostra sempre amorevole e a tratti sottomessa dal padre, dedicando la sua vita a cercare di inneggiare la sua figura: questa parte della messa in scena trova un corrispettivo nella realtà, essendo Stefania Craxi impegnata nella difesa della memoria di suo padre tramite la Fondazione Craxi.
Fa la sua comparsa anche il figlio di Craxi, Bobo, interpretato da Alberto Paradossi, con un rapporto nettamente più conflittuale, in quanto cerca di seguire le orme politiche di un padre sull’orlo della decadenza, ritrovandosi schiacciato da un cognome al centro della politica italiana per tutti gli anni ’80.
Marginali le figure della moglie Anna Maria, interpretata da Silvia Cohen, e della sua amante, Claudia Gerini nel film. Ampio spazio (oserei dire troppo) è riservato a un personaggio “misterioso” , Fausto, i cui panni sono indossati dall’attore Luca Filippi, che tenta di distruggere Craxi dall’interno, infilandosi in casa sua e accompagnando spesso Bettino nei suoi spostamenti in città.
Infine, a interpretare Vincenzo Balzamo è Giuseppe Cederna. L’attore veste i panni del tesoriere del Partito Socialista Italiano durante gli anni al governo di Bettino Craxi. Durante l’inchiesta ricevette un avviso di garanzia, ma morì prima che iniziasse il processo, per infarto.
L’ultima parte del film ci mostra un uomo sempre più provato dal suo stato di salute, a causa di un tumore ai reni e al diabete che lo accompagnava ormai da anni, sempre più debole fisicamente ma mai moralmente.
Il vero trionfo di questo film: Favino
Il vero trionfo di questo film è l’interpretazione di Pierfrancesco Favino. L’attore ci appare irriconoscibile: merito di questo va alle mani sapienti dei truccatori, che sottoponevano Favino a lunghissime sedute di make-up per ottenere simili risultati. Ma non solo: lo stesso Favino ha definito la sua interpretazione come una “metamorfosi emotiva”, e afferma:
Chi assume un ruolo di quella responsabilità, e sente un così forte desiderio di ricoprirlo, finisce per avere un rapporto di estrema solitudine con la propria intimità.
Favino, guidato dalla regia si Gianni Amelio, è stato in grado di mostrare un Craxi inedito, più umano, ma sicuramente discutibile. Inoltre, il film crea una sorta di attesa che non finisce mai: sembra sempre che da un momento all’altro stia per accadere qualcosa, ma non accade nulla.
Semplicemente, viene messo in scena uno spaccato di vita, di un uomo stato al centro dei riflettori per decenni ma, pur sempre, un uomo normale, con le sue debolezze, fragilità, con a volte il suo brutto carattere, che alla fine fu condannato in via definitiva per corruzione e finanziamenti illeciti.
La Recensione
Hammamet: il volto intimo dell'uomo politico
Il film sembra sempre che stia per iniziare ma, in realtà, non esiste mai un vero sviluppo. È un film su un uomo politico che non ti aspetti, perché mette in luce l'aspetto più intimo dei suoi ultimi mesi di vita.
PRO
- Scenografia
- Favino
CONTRO
- Non viene spiegato nulla della vita politica di Craxi
- Trama scarna e senza colpi di scena